Zona gialla in Piemonte, il Lazio entro fine anno: le regioni che rischiano di cambiare colore dopo Natale

In Veneto tre settimane per stabilire se andrà in arancione

Zona gialla in Piemonte, il Lazio entro fine anno: le regioni che rischiano di cambiare colore dopo Natale
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 24 Dicembre 2021, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 09:36

La pandemia sta colpendo duramente l'Italia, ma non avremo un Natale in giallo in tutte le Regioni. Oggi rischia solo il Piemonte, mentre per Lazio, Lombardia ed Emilia-Romagna se ne riparlerà tra sette giorni. Restano in giallo Friuli-Venezia Giulia, Province autonome di Bolzano e Trento, Calabria, Veneto, Liguria e Marche. Ma come è possibile? C'è incoerenza tra i dati che domani saranno pubblicati sul report della cabina di regia da cui dipendono i colori della Regioni e la valanga di casi positivi registrati in queste ore.

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REPARTI
Di fronte al record di nuove infezioni, oltre 44mila, e all'allarme per la inarrestabile avanzata della Omicron, ti aspetti una Italia tutta in giallo o in arancione.

Invece, il documento di oggi riporterà ad esempio un valore dell'Rt (indice di trasmissione) tutto sommato sotto controllo e numerose Regioni ancora sotto le percentuali di riempimento dei reparti che fanno scattare le limitazioni. Alcuni esempi: il Lazio ieri ha contato 3.006 nuovi positivi (il numero più alto da inizio pandemia), ma l'Rt è sceso sotto al limite critico di 1 (è a 0,99) e anche questa settimana resterà in bianco perché se è vero che le terapie intensive sono già al 14 per cento (limite da non superare è 10), le aree mediche sono al 14 (il limite è a 15). Il passaggio in giallo avverrà con l'anno nuovo. Stessa storia in Lombardia: quasi 13mila casi, ma ricoveri ancora sotto i valori critici (anche perché la Regione ha attivato nuovi posti letto). Ma allora chi rischia il salto di colore? Partiamo dallo scenario attuale: malgrado la folle corsa dei contagi di ieri, nessuna delle Regioni e delle Province autonome in giallo ha i numeri per passare in arancione. Ad esempio in Veneto il governatore Luca Zaia ipotizza che per il salto nella fascia con maggiori chiusure, se mai ci sarà, bisognerà attendere tre settimane: «In questo momento siamo al 17-18 per cento di occupazione in area non critica. Questo vuol dire che per raggiungere il 30 per cento, soglia limite per passare in zona arancione, si dovrebbero aggiungere, all'incirca, un altro migliaio di pazienti in più. Nel giro di 20 giorni, dovremo cominciare a porci il problema della zona arancione».


E tra le Regioni in bianco chi rischia domani il giallo? Sicuramente il Piemonte, che secondo i dati Agenas (agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) è sul filo del rasoio: 10 e 15 per cento di occupazione dei posti letto rispettivamente in terapia intensiva e nelle aree mediche. Secondo il governatore Cirio però, sia pure per poche unità, i valori sono sotto i limiti di allerta «ma dato che i nostri numeri sfiorano la soglia che fa scattare la zona gialla, lo abbiamo segnalato al ministro Speranza che assumerà la decisione finale». Eppure, l'aumento dei contagi su base nazionale è stato travolgente: se confrontiamo i casi di ieri con quelli di due settimane fa, si registra un incremento del 120 per cento, dunque sono più che raddoppiati. Se si prende come punto di riferimento solo l'ultima settimana, secondo l'analisi della Fondazione Gimbe abbiamo registrato «un'impennata di nuovi casi (+42,3 per cento) e decessi (+33 per cento) e un aumento della pressione sugli ospedali: ricoveri +17 per cento, terapie intensive +17,3».

 


ANALISI
Il dato confortante è che il numero dei ricoveri aumenta molto più lentamente rispetto a quello dei contagi. Ma c'è un'analisi di Altems (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell'Università Cattolica) che spiega con efficacia l'effetto benefico dei vaccini e, in fondo, aiuta a comprendere lo scollamento tra il record di casi di ieri e la sostanziale tenuta degli ospedali che di fatto sta mantenendo la maggioranza delle Regioni in fascia bianca: i nuovi positivi in questo Natale 2021 sono più del Natale scorso (1 su 3 dei nuovi testati contro 1 su 4 dello stesso periodo del 2020) ma i morti sono 5 volte meno.

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