Sicilia e Calabria, primi blocchi. Contagi su e pochi vaccinati: chiusure e divieti in oltre 50 comuni

Sicilia e Calabria, primi blocchi. Contagi su e pochi vaccinati: chiusure e divieti in oltre 50 comuni
di Diodato Pirone
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Lunedì 23 Agosto 2021, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 10:04

La riesplosione dell’epidemia da Covid-19 ha costretto il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, a varare una ordinanza con restrizioni per circa 500.000 siciliani (il 10% della popolazione dell’isola) residenti in 53 Comuni con pochi vaccinati. La restrizione per ora consiste nell’obbligo di portare la mascherina anche all’aperto, di rispettare il divieto di assembramenti e di fare tamponi se si vuole partecipare a banchetti o eventi privati. Altri 40.000 cittadini dell’isola, residenti a Niscemi e Barrafranca, da lunedì finiranno direttamente in zona arancione, cioè non potranno uscire dal loro Comune mentre bar e ristoranti dei due centri resteranno chiusi. Fra i Comuni siciliani sottoposti a restrizioni alcuni sono notissimi: Gela (71.000 abitanti), Pantelleria, Capaci, Noto, Piazza Armerina, Augusta, Porto Empedocle, Pachino.

Come si devono comportare i turisti che si trovano in questi Comuni (compresi quelli in arancione)? Per ora non sono previsti limiti agli spostamenti e dunque possono lasciare le residenze dove si trovano anche perché il ritorno alla propria abitazione è sempre stato garantito da tutti i Dpcm varati in passato.

E’ ovvio che sarebbe opportuno aumentare l’attenzione, fare tamponi al minimo sospetto di contagio e rispettare con scrupolo tutte le regole. Quindi: ridurre al minimo i contatti con altre persone; niente assembramenti; niente feste, balli e canti anche in occasione di incontri privati; mascherina, possibilmente FFp2, indossata ogni volta che si esce di casa; ridurre al massimo la frequentazione di luoghi pubblici come bar e ristoranti; mantenere la distanza di almeno un metro all’aperto e di più al chiuso; evitare di entrare in supermercati o in negozi se ci sono molte persone; evitare visite mediche o ospedaliere se non indispensabili; evitare o ridurre la partecipazione a manifestazioni sportive o di spettacolo.

Tutto lascia credere comunque che la mossa siciliana sia solo la prima di una serie. L’isola è l’ultima regione in Italia per vaccinazioni ma di gran lunga la prima per nuovi contagi e per decessi. Tre dati spiccano: ieri la media settimanale di morti da Covid in Sicilia era di 2,2 per ogni milione di abitanti ovvero tre volte superiore a quella media nazionale ferma a quota 0,75. Ancora: da una settimana oltre il 20% di tutti i nuovi contagi italiani sono concentrati in Sicilia (ieri 1.350 su 5.923). Infine la media regionale dei casi settimanali è a quota 186 su 100.000 abitanti contro i 74 italiani. Ma in alcune province il numero dei contagi medi è davvero preoccupante: Ragusa è a quota 337; Enna a 264; Caltanissetta a 256. Messina venerdì ha registrato quasi 500 nuovi contagi, più di quelli registrati in tutta la Lombardia.
E’ però importante notare che il “caso Sicilia” non è isolato.

La provincia di Reggio Calabria

La provincia di Reggio Calabria ad esempio è la decima in Italia per numero di contagi che, essendo saliti a quota 143, viaggiano al doppio della media italiana. Anche qui si registrano chiusure: ad esempio ieri il piccolo comune di Sant’Agata del Bianco alle pendici dell’Aspromonte è finito direttamente in zona rossa. Anche altre province hanno contagi altissimi: Cagliari è a quota 253, Livorno a 149, Prato a 147, Imperia a 116. Un caso a parte è quello di Rimini. La sua media di 149 contagi, molto più alta di quella delle province limitrofi, si spiega col basso livello di vaccinazioni essendo Rimini una delle capitali del movimento no vax.

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