Zanardi, caso archiviato: «Camionista senza colpa». Ma la famiglia non ci sta

Zanardi, caso archiviato: «Camionista senza colpa». Ma la famiglia non ci sta
di Claudia Guasco
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Sabato 24 Luglio 2021, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 09:45

Ha raccontato che per quel tratto di strada, curve suggestive ma insidiose che conducono da Pienza a San Quirico d'Orcia, non è più riuscito a passare. «Ricordo ogni particolare dell'incidente come se fosse ieri. L'impatto, i rumori, l'istante in cui è successo». Marco Ciacci ha 45 anni, fa l'autotrasportatore e il 19 giugno 2020 era alla guida del camion contro cui si è schiantato il campione paralimpico Alex Zanardi durante una manifestazione di handbike in Toscana. Per oltre due anni «temevo di essere additato come un mostro, i primi mesi sono stati difficili», adesso «mi sento sollevato: sono molto dispiaciuto per quello che è successo a Zanardi, ma sono sempre stato intimamente convito di non avere colpa», si sfoga tramite il suo avvocato Massimiliano Arcioni.

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INVASIONE DI CORSIA
Giovedì pomeriggio Ciacci ha ricevuto la notifica dell'archiviazione dell'inchiesta: non ha nessuna colpa per l'incidente nel quale l'ex pilota automobilistico è stato salvato per un soffio e sottoposto nei mesi successivi a tre operazioni al cervello.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siena, Ilaria Cornetti, ha accolto la richiesta di archiviazione con cui il 26 aprile il procuratore capo di Siena, Salvatore Vitello, e il sostituto Serena Menicucci hanno chiesto al gip di non procedere nei confronti del conducente del tir indagato per il reato di lesioni colpose gravissime. La famiglia di Zanardi, rappresentata dall'avvocato Carlo Covi, si è opposta all'archiviazione. «C'è stata un'invasione della corsia da parte dell'autocarro che è stata determinante per la reazione di Zanardi, provocando la manovra di sterzo a destra, da cui è conseguita la perdita di controllo del mezzo. Se il camion fosse stato regolarmente all'interno della sua corsia di marcia l'incidente non sarebbe successo. La domanda è: si può passare di poco con un semaforo rosso?». Per la moglie del campione Daniela Manni e il figlio Niccolò la decisione del giudice «è quasi scontata, ma pur sempre amara», per questo stanno valutando con il legale un'istanza per la riapertura delle indagini, con l'indicazione di nuovi elementi su cui investigare.

VELOCITÀ MODERATA
Nelle sedici pagine di ordinanza il gip riprende, in sostanza, la richiesta di archiviazione depositata lo scorso 26 aprile dalla Procura. «L'autista dell'autocarro viaggiava a una velocità moderata e ampiamente al di sotto del limite previsto su quel tratto di strada, reagiva prontamente alla vista del ciclista mettendo in atto una manovra di emergenza (sterzando verso il margine destro della carreggiata) per allontanarsi dalla linea di mezzeria e cercare di evitare l'impatto con l'handbike, che sfortunatamente si verificava interamente all'interno della corsia di pertinenza dell'autoarticolato», rileva Vitello. In questa dinamica «non ha avuto efficacia causale la posizione dell'autoarticolato sulla carreggiata e in particolare la circostanza che poco prima dell'impatto, nell'affrontare la curva a sinistra, Ciacci si fosse spostato più vicino alla linea di mezzeria, calpestandola per metà con le ruote anteriori sinistre e oltrepassandola di pochi centimetri con quelle posteriori; con conseguente esclusione di responsabilità penale colposa in capo all'indagato». Decisivo è stato il supplemento di perizia disposto dai pm su richiesta della famiglia Zanardi, da cui si evince che il campione avrebbe affrontato le curve con traiettorie larghe, a ridosso della linea di mezzeria. Quando si è visto venire incontro il tir, che secondo i rilievi sconfinava con le ruote non più di 40 centimetri, l'atleta avrebbe reagito con una manovra a rientrare che l'ha però fatto cadere e impattare contro la ruota anteriore sinistra del camion. Senza tale caduta, sostengono due periti su tre - cioè il tecnico della Procura e quello della difesa di Ciacci, non quello della famiglia Zanardi - non ci sarebbe stato lo schianto.

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