Zaia-Crisanti, cosa c'è dietro la faida? I dubbi del microbiologo sui tamponi del Veneto e l'inchiesta della Procura

Dal rapporto "idilliaco" tra il governatore e il microbiologo allo scontro e le minacce reciproche

Zaia-Crisanti, cosa c'è dietro la faida
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Martedì 3 Gennaio 2023, 14:47 - Ultimo aggiornamento: 17:13

È ormai scontro aperto tra il leghista governatore del Veneto Luca Zaia e il microbiologo senatore dem Andrea Crisanti. Al punto che il primo - in un'intercettazione pubblicata da Report - si dice sul punto di «portare allo schianto» Crisanti, e quest'ultimo ora (dopo essersi dimesso dall'Università di Padova per avere le "mani libere") minaccia di inseguire «fino alla fine del mondo» Zaia «per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti».

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Cosa c'è dietro la faida Zaia-Crisanti?

Un fuoco incrociato che affonda le sue radici nei primissimi giorni in cui il Covid-19 ha preso piede in Italia. In quella fase l'esperto, docente dell'università di Padova e non ancora eletto con il Pd, ha un rapporto stretto con il governatore. Un'intesa costruita attorno al sistema di tracciamento organizzato a Vo', uno dei primi centri colpiti dai contagi, con test a tappeto che rivelano l'ampia presenza di asintomatici e la consacrazione del "modello Veneto". Un idillio che però vacilla quando bisogna prendersi il merito dell'iniziativa.

Il microbiologo lo avoca a sé, Zaia invece lo condivide con la squadra della Prevenzione regionale, capitanata dalla responsabile Francesca Russo. E così, già a maggio 2020, la rottura è evidente a tutti. Specie quando qualche mese più tardi, nel 2021, l'esperto arriva a contestare la validità dei test rapidi acquistati dal Veneto (e altre cinque Regioni), portando - con un esposto - all'avvio di un'inchiesta da parte della Procura di Padova che culminerà con il rinvio a giudizio Roberto Rigoli, direttore della microbiologia di Treviso, e Patrizia Simionato, direttrice generale di Azienda Zero, la centrale regionale per gli acquisti. 

 

COSA C'È NELL'INCHIESTA
Lo studio di Crisanti proverebbe infatti come i test acquistati per circa 150 milioni di euro dalla Regione Veneto abbiano in realtà un'efficacia del 70%, e non del 90% come dichiarato dall'azienda Abbott. In altri termini il microbiologo sosteneva che 3 positivi su 10 sarebbero risultati negativi ma in realtà avrebbero continuato a diffondere il virus in quanto falsi negativi. La tesi è però fortemente contestata dal mondo scientifico e in particolare dalla stessa direttrice Russo.  A rivelarlo le anticipazioni del libro "Perché l'Italia amò Mussolini (e come ha resistito alla dittatura del virus)" di Bruno Vespa, uscite il 28 ottobre. Russo sostiene che «La pubblicazione ha alterato i fatti, distorcendo la realtà e mistificando quanto è accaduto a Vo'. Tutte le decisioni rilevanti su come affrontare il focolaio hanno avuto origine dall'Ospedale di Schiavonìa, dove sono stati ricoverati i primi due pazienti residenti a Vo' positivi per Sars-CoV-2, e sono state assunte dal Presidente della Regione del Veneto di concerto con la Direzione Prevenzione e Sanità Pubblica della Regione e con le autorità sanitarie dell'Azienda Ulss 6 Euganea. Tutto questo è accaduto ancor prima che lo studio di Vo' fosse concepito». Tant'è che Crisanti viene accusato di diffamazione e nel marzo 2021 i magistrati hanno aperto un fascicolo per procedere nei suoi confronti (l'azione è poi terminata in un nulla di fatto). Una lettura questa, sposata anche da Zaia che, inconsapevole che il suo interlocutore veniva intercettato, nell'ormai nota telefonata pubblicata da Report, confida il tentativo di screditare Crisanti: «Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti!».


Così però, facendo un salto in avanti fino alla seconda ondata e lasciando da parte le azioni legali, i fatti raccontano come nell’autunno del 2020 il Veneto non sia più il modello esemplare da seguire, anzi, «da regione virtuosa diventa una delle peggiori» - come ha scritto Il Sole24Ore - dato che registrava il maggior numero di vittime in rapporto alla popolazione: 1.600, afferma Report. Impossibile però provare che i risultati "falsi" prodotti dai tamponi Abbott abbiano avuto un impatto. Anche perché proprio quel Rigoli di Treviso subentrato a Crisanti nel consigliare Zaia avrebbe confermato, attraverso dei test, che i dispositivi erano adeguati, dando il là alla commessa. «Attestazioni scientifiche» che però, la procura di Padova, contesta perchè «false», rinviando a giudizio Rigoli e Simionato. 


E qui si arriva quindi a oggi e alle dimissioni del microbiologo "screditato" dalla Regione. «La decisione - ha spiegato Crisanti - è dovuta al fatto che non voglio mettere in imbarazzo l'Ateneo che fra le altre cose si trova anche in una situazione di collaborazione istituzionale con la Regione Veneto». Aggiungendo prima di voler vagliare la «posizione di alcuni colleghi» che avrebbero avallato l'iniziativa di Zaia e poi, in una replica affidata al sito Mow, un monito allo stesso governatore: «Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti». L'ultimo capitolo della faida insomma, è ancora tutto da scrivere. 

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