Virus, musicisti italiani in isolamento in mezzo all'oceano
«Una cabina di sei metri e ginnastica a turno»

Virus, musicisti italiani in isolamento in mezzo all'oceano «Una cabina di sei metri e ginnastica a turno»
di Michele Milletti e Egle Priolo
4 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Aprile 2020, 17:09
PERUGIA - Dal Messico a San Diego. Poi la California, fino alle Hawaii e al Canada. Un viaggio da sogno, in crociera cinque stelle e pure pagati. Perché Elena Alunni Solestizi e Federico Izzi sulla Celebrity Eclypse si sono imbarcati come Jam in The JukeBox, talentuoso duo chitarra e voce di musica internazionale, dopo una gavetta di feste ed eventi in Umbria.

Insomma, un'opportunità incredibile per due ragazzi di 24 e 30 anni, che invece il coronavirus ha trasformato in un esilio in mezzo all'oceano, in cabine due per tre e pasti fuori dalla porta. Perché la nave, partita il primo marzo da Buenos Aires, sarebbe dovuta attraccare il 15 in Cile, che però ha chiuso i porti ai 2.800 passeggeri e all'equipaggio per i quattro Covid positivi rilevati a bordo. Senza contare l'isolamento a cui sono costretti dal 31 marzo: chiusi in cabina, davanti alle coste del Sud America, aspettando che la compagnia riesca ad organizzare i voli per riportare tutti a casa. 
Ma Elena e Federico non si sono persi d'animo e - tra workout a turno, collegamenti ballerini su WhatsApp e i concerti dal balcone con un pubblico di delfini e follower social – passano le giornate in attesa di toccare finalmente il suolo di Fiumicino.
Elena, Federico, come state?
«Stiamo bene. Abbiamo passato giorni bui, soprattutto all'inizio quando eravamo in un cabina senza finestre. Avevamo perso la cognizione delle ore, del giorno e della notte. Poi per fortuna c'è stato l'accordo con San Diego e circa 2.500 passeggeri sono riusciti a scendere. Quindi la compagnia, che a bordo è stata eccezionale, ci ha fatto passare in cabine per guest, per gli ospiti, da sei metri quadri. E ora abbiamo anche un balcone. Da dove guardiamo il mare, i delfini e facciamo i nostri concerti».
Al momento quanti siete ancora a bordo?
«Circa un migliaio di persone, tra passeggeri e resto dell'equipaggio».
Praticamente tutta Ponte Pattoli, il paese perugino di Elena...
«Esatto. Ma la nave è così grande che non vediamo e non sentiamo nessuno».
E chi applaude i concerti che fate dal balcone e postate sui vostri social?
«Non sappiamo neanche se ci sentono. Ma di certo non si è lamentato nessuno».
Non avete perso il buon umore, vedo... Come passate le giornate?
«Facciamo tutte le cose che abbiamo sempre detto di non aver tempo di fare. Facciamo ginnastica, per esempio. Ma a turno: la stanza non ci consente di fare workout contemporaneamente. E poi Netflix, che ci ha salvato la vita. Non ci illudiamo che la situazione sia normale, ma intanto cerchiamo di avere una routine di vita sana. Sognavamo la California ma l'abbiamo vista solo da lontano».
Come avete saputo dei contagi?
«Non lo dimenticheremo mai, fino a quel momento – nonostante le notizie in tv – stavamo vivendo in una bolla di felicità. Avevamo appena finito di vedere un film tutti insieme quando dall'altoparlante ci hanno avvisato dei positivi. Stavamo salutando una signora che a quel punto ha fatto un passo indietro. Eravamo imbarazzati, una situazione surreale, un momento di gelo. I positivi sono stati sistemati in cabine su un ponte a poppa separato da tutti gli altri, con venti persone in isolamento. Alla fine ci sono stati 70 casi a bordo, ma soltanto una è finita in ospedale. La situazione è stata gestita al meglio. Potenzialmente la gente poteva scapocciare, finire a urlare nei corridoi, ma invece sta andando tutto bene. Adesso con noi ci sono solo otto positivi e aspettiamo tutti di tornare a casa».
E dal 31 marzo come è andata?
«Tutti in isolamento nelle cabine, con la possibilità di uscire solo durante i cambi e le pulizie. I pranzi serviti fuori dalla porta, grazie a quella parte di equipaggio che è rimasta a lavorare. Ripetiamo, la compagnia si sta dimostrando davvero ospitale».
Come siete arrivati sulla Celebrity Eclypse?
«Ci siamo imbarcati a novembre, il nostro contratto doveva finire il 10 maggio. Dopo due anni a suonare in Umbria, tra feste private, eventi e matrimoni, abbiamo deciso di provare a realizzare il nostro sogno. Abbiamo contattato diverse agenzie internazionali, finché ci hanno risposto da New York. E dopo nove mesi eravamo a bordo. Ci hanno fatto suonare subito, appena arrivati».
E una volta tornati a casa?
«Speriamo di rientrare tra domenica e lunedì. Passeremo la quarantena a Roma (la città di Federico, ndr) e sinceramente non vediamo l'ora di stare un po' a casa».
Lo sapete che siete tra i pochi al mondo con questa voglia?
(Ridono) «Sì, sicuramente. Ma dopo tanto tempo fuori, abbiamo bisogno di casa».
Nel frattempo, suonate...
«Sì, e dopo tanta musica internazionale, abbiamo ricominciato a cantare in italiano».
La canzone che preferite suonare?
«La voce del silenzio, per Elena. Ma in effetti quella che suoniamo più volentieri è Little Talks degli Of Monster And Men. Vuoi ridere? È un tormentone del 2014, che parla anche di una nave e della speranza che tutti i passeggeri tornino a casa sani e salvi...».
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