Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, «detenuti senza acqua»: i legali smontano la nuova accusa

Nuovo capitolo del processo che conta 105 imputati tra agenti penitenziari, funzionari del Dap e medici in servizio nel carcere sammaritano per le torture avvenute durante la maxi perquisizione del 6 aprile 2020

Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, «detenuti senza acqua»: i legali smontano la nuova accusa
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 20:22 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 15:22

Non solo i pestaggi, le umiliazioni, le botte sulle parti intime. Ma anche «detenuti lasciati senza acqua»: è l'ultima delle accuse rivolte agli imputati nel maxiprocesso in corso a Santa Maria Capua Vetere, per i fatti avvenuti lo scorso 6 aprile 2020 tra le mura del carcere della cittadina casertana: durante una perquisizione straordinaria, decine di detenuti erano stati selvaggiamente picchiati dalle guardie penitenziarie. I video delle manganellate, dei maltrattamenti e dei colpi inferti a mani nude dagli agenti, erano finiti su tutti i telegiornali. Il Gip Sergio Enea l'aveva definita un' "orribile mattanza". 

Alla sbarra si contano 105 imputati, tra agenti penitenziari, funzionari del Dap e medici in servizio nell'istituto carcerario. Il reato contestato è quello di tortura. I video incriminati sono stati visionati dal brigadiere dei carabinieri Vincenzo Medici, lo stesso che ha ascoltato le testimonianze dei 92 detenuti vittime delle violenze, in modo da identificarne i responsabili.

Tra le condotte illecite evidenziate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, è spuntata fuori anche la «privazione di acqua»: alcuni video mostrati in aula immortalano diversi agenti intenti a rimuovere le balle di acqua potabile dalle celle dei detenuti. Per Medici
si sarebbe trattato di un «comportamento altamente vessatorio» verso i carcerati, in quanto «privati della possibilità di espletare i propri bisogni primari, come bere».

L'accusa smontata dalla difesa

La nuova accusa riguardante la possibile privazione di acqua potabile nei confronti dei detenuti è stata smontata dalle difese degli imputati. Gli avvocati Giuseppe Stellato e Gennaro Razzino hanno mostrato ai giudici altri spezzoni di quegli stessi video, che però raccontavano un'altra verità: le confezioni d'acqua venivano sottratte solo momentaneamente dalla disponibilità dei reclusi.

Il tempo necessario per le perquisizioni, prima di essere restituite. 

Di fronte a quelle immagini, Medici ha dovuto ammettere che «quella parte del video non l'ho visionato». Stellato ha anche dimostrato che nell'aprile 2020 non c'era un alcun problema d'acqua potabile nel carcere, sebbene allora l'Istituto penitenziario non avesse ancora l'allaccio alla rete idrica pubblica. 

Un altra tesi caduta in aula, riguardava i presunti farmaci mai ricevuti dai detenuti dopo la perquisizione. Carlo De Stavola, altro difensore degli imputati, ha mostrato alla corte un video in cui si nota un'operatrice sanitaria passare tra le celle, munita di camice bianco e medicine.

La questione degli agenti esterni

Altro argomento introdotto nel processo, che sarà  approfondito durante le prossime udienze, è quello del preciso ruolo degli agenti in servizio al carcere sammaritano e di quelli provenienti dagli istituti di Secondigliano e Avellino.

«Qui sono imputati decine di agenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, molti facilmente riconoscibili sia per il grado sia perché sprovvisti di casco e mascherina: dai video si vede come tentino spesso di fermare quelli esterni, che invece una volta indossati casco e mascherina sembra facciano quello che vogliono, in quanto non riconoscibili», ha fatto notare sempre De Stavola. 

«Questi ultimi potevano prendere ordini dai graduati di Santa Maria?», la domanda rivolta dal legale. A rispondere è stato il pm Alessandro Milita: «Chi comandava erano gli ufficiali Pasquale Colucci (allora ufficiale a Secondigliano e capo del gruppo di pronto intervento, ndr) e Gaetano Manganelli (nell'aprile 2020 comandante degli agenti in servizio a Santa Maria Capua Vetere, ndr), entrambi imputati proprio per il loro ruolo di organizzatori del blitz». 

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