Vinicio Callegari si laurea a 75 anni: «Una promessa fatta a mio padre quand’ero ragazzo»

Vinicio Callegari si laurea a 75 anni: «Una promessa fatta a mio padre quand’ero ragazzo»
di Raffaella Gabrieli
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Lunedì 19 Dicembre 2022, 10:52

ALLEGHE - «L’avevo promesso a suo tempo, quand’ero ancora un ragazzo, a mio padre: prima o poi mi sarei laureato». E così è stato: Vinicio Callegari, 75 anni, è dottore in geografia - scienze del paesaggio all’Università di Padova. Origini paterne di Alleghe e materne di Sovramonte, il tecnico minerario diplomato al “Follador” di Agordo, residente a Castelfranco Veneto, è soddisfatto: «Anche se a distanza di tanti anni, ho reso felice mio papà che tanto ci teneva ad avere un figlio dottore. Ringrazio la mia famiglia per avermi supportato e i miei compagni di studi, che avrebbero potuto essere miei nipoti, per la felice collaborazione». 

LE ORIGINI
Tullio Callegari, papà di Vinicio, nasce ad Alleghe nel 1910.

Poco più che ventenne, con il diploma di geometra in tasca, partecipa a un concorso per segretario comunale e lo vince. «Il suo primo incarico - ricorda il figlio - lo ricoprì a Vallada Agordina. Poi venne dirottato a Sovramonte dove conobbe mia mamma, Elsa Zannini, che sposò. I miei fratelli, Varo e Mariella, nacquero rispettivamente nel 1937 e nel 1940 a Tambre, in Alpago, dove mio padre aveva ricevuto un nuovo mandato. Io venni al mondo invece il 16 aprile 1947 a Bovolenta, in provincia di Padova, dove la famiglia si era trasferita proprio per seguire il lavoro di papà che accettò questo ruolo più “cittadino” dei precedenti convinto che un’area maggiormente sviluppata come il Padovano avrebbe potuto dare maggiori opportunità a noi figli».

GLI STUDI AL FOLLADOR
E invece il destino volle che Vinicio tornò, in qualche modo, alle origini. Sì perché come scuola superiore, dopo le elementari e le medie frequentate a Trento in collegio, scelse il “Follador” di Agordo, indirizzo minerario. «In quegli anni - spiega Callegari - ero ospite di una famiglia che mi dava vitto e alloggio in via Cesare Battisti. Il padrone di casa, guarda caso, si chiamava Tullio come mio padre». Una volta terminato il percorso di studi superiori tornò a Padova, iscrivendosi alla facoltà di geologia. «Ma dopo due anni - ripercorre il passato - venni chiamato militare. Tornato in aula al termine del servizio non avevo più la testa per lo studio e mollai tutto per andare a lavorare». 

LA PROFESSIONE
Callegari trovò ben presto un impiego come tecnico minerario. «Venni assunto da un’azienda romana - afferma - che in Sicilia stava realizzando la strada Messina-Palermo. Nello specifico io ero assistente nella realizzazione delle gallerie. Da quella prima esperienza ne seguirono altre, come quella tra il 1974 e il 1976 nel sud-ovest dell’Africa dove andai con mia moglie Lorenza. Ma la difficile situazione di rivoluzione politica della vicina Angola non ci faceva dormire sonni tranquilli - ricorda - e così decidemmo di fare rientro in Italia dove si susseguirono incarichi in vari lavori stradali o relativi alla creazione di tunnel, dighe e altre situazioni infrastrutturali ancora». 

IL DIPLOMA RISPOLVERATO
Callegari andò in pensione, con la carica di direttore di cantiere, nel 2009. Seguirono altri incarichi da libero professionista e anche l’impegno, all’interno del Collegio dei periti industriali della provincia di Treviso, dedicato soprattutto alla sezione cave-miniere. «Ma fu proprio con la quiescenza - sottolinea - che rispolverai la promessa fatta a mio padre relativa alla laurea. Verificai la mia posizione a geologia ma purtroppo, essendo passati più di 25 anni, era stata completamente cancellata e con essa gli esami che avevo sostenuto. Mi iscrissi allora alla facoltà di geografia, sempre dell’ateneo patavino, dove ottenni la laurea triennale nel 2012».

IL NUOVO TRAGUARDO
Risale invece al 14 dicembre scorso l’apposizione dell’alloro, sul capo di Callegari, per la laurea magistrale in geografia - scienze del paesaggio. «Ho discusso la tesi con il professor Mauro Varotto, docente di geografia. Vivendo a Castelfranco, ho dedicato la mia ricerca a una realtà simbolica per questo territorio: il titolo è “Villa Revedin Bolasco e il paesaggio di Castelfranco Veneto tra eredità storica e progettualità futura”. In questi anni ho sempre frequentato tutti i corsi: per me, pensionato, è stato un ottimo passatempo in termini tanto culturali quanto relazionali. Ho infatti appreso molte nozioni e ho conosciuto “colleghi” squisiti. Molti di quest’ultimi avrebbero potuto essere miei nipoti ma nonostante la differenza di età si è instaurato un ottimo rapporto di stima e collaborazione reciproca. Mi chiamavano, simpaticamente, il decano. Ovviamente non ho ambizioni professionali, con questo titolo. Però ho un lungo calendario di appuntamenti di lezioni di geografia nelle scuole elementari e medie dove amo il confronto con i più piccoli, cercando di spiegare loro l’importanza del ruolo del paesaggista nella definizione futura del territorio. Dedico questo traguardo a mia moglie Lorenza e a mia figlia Barbara. Ma, soprattutto, a mio papà Tullio».

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