Messina, arrestati per corruzione il sindaco di Villa San Giovanni e il manager del servizio traghetti

Stretto di Messina, arrestati per corruzione il sindaco di Villa San Giovanni e il manager del servizio traghetti
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Mercoledì 18 Dicembre 2019, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 18:05

Un'amministrazione, di fatto, asservita alla più grande società di traghettamento dello stretto di Messina, con politici e funzionari pronti ad esaudire le richieste in cambio di favori. È un «quadro desolante» - per dirla con le parole del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri - quello tratteggiato dall'inchiesta «Cenide» della Dda e dai carabinieri di Reggio Calabria che ha portato a 11 arresti. Tra loro il sindaco di Villa San Giovanni Giovanni Siclari - eletto con una lista civica e transitato poi in Forza Italia e fratello del senatore azzurro Marco estraneo all'inchiesta - ed i vertici della Caronte&Tourist, il presidente del Cda Antonino Repaci e l'Ad Calogero Fimiani, oltre a funzionari comunali, e professionisti, portati ai domiciliari con le accuse, a vario titolo di corruzione, turbativa d'asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato e, per un solo indagato, anche concorso esterno in associazione mafiosa. Un quadro dal quale emerge che la società di navigazione chiedeva ed il Comune rispondeva. Figura centrale dell'inchiesta l'ingegnere responsabile del Settore tecnico urbanistico del Comune Francesco Morabito ed un suo collaboratore nello stesso ufficio Giancarlo Trunfio.

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Furono loro, secondo l'accusa, a consentire che la Caronte&Tourist avviasse i lavori di una nuova biglietteria su un fondo che ancora non era nella disponibilità del Comune essendo di proprietà dell'Anas, adottando un provvedimento illegittimo in cambio della promessa di assunzione nella società del figlio di Trunfio. Un modus operandi, che Morabito avrebbe adattato anche ad altre situazioni, agevolando l'iter delle pratiche edilizie per un noto imprenditore della ristorazione in cambio di cene gratis o sconti sostanziosi per sé e per altri, o «cucendo» su misura una gara per fare aggiudicare l'appalto per il servizio di pulizia del Municipio ad una coop agendo in concorso con un affiliato alla cosca di 'ndrangheta Bertuca, Vincenzo Cristiano, che poi ha iniziato a collaborare con la Dda. E quando le cose rischiavano di complicarsi per l'opposizione anche dei consiglieri di minoranza, Repaci si è mosso, scrive il gip nella sua ordinanza, «sul fronte politico, individuando quale suo interlocutore il sindaco Giovanni Siclari al fine di assicurarsi l'affidamento dell'area».

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Quest'ultimo non avrebbe lesinato il suo aiuto, intervenendo in Consiglio per bloccare una richiesta di chiarimenti e agendo sull'Anas per sollecitare la stipula di una concessione al Comune. Interventi per i quali, come compenso, il sindaco avrebbe chiesto l'assunzione del figlio di un consigliere di opposizione per garantirsi il suo voto e la promessa di finanziamenti per l'organizzazione di manifestazione varie, ottenendo così, scrive ancora il gip, «un ritorno in termini di consenso politico-elettorale» da «illeciti rapporti di cointeressenza» con Repaci. Siclari è stato arrestato ieri sera mentre si trovava in Comune per partecipare ad alcune riunioni. I carabinieri si sono presentati e con una scusa lo hanno invitato a seguirli notificandogli poi il provvedimento. Immediatamente il sindaco è stato sospeso dall'incarico dal Prefetto di Reggio Calabria. Lo stesso provvedimento che aveva dovuto subire dopo appena tre giorni dall'elezione, avvenuta nel giugno 2017. In quel caso la sospensione scattò per la legge Severino dopo la condanna di Siclari in primo grado per abuso d'ufficio subita insieme al suo predecessore Antonio Messina di cui era vicesindaco.
 

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