Uccide moglie e figlia di 16 anni a martellate, poi tenta il suicidio: Alessandro Maja non accettava di separarsi da Stefania Pivetta

Le vittime colpite a martellate nel sonno. L’ultimo post della donna contro le violenze

Stefania Pivetta uccisa con la figlia di 16 anni a martellate: fermato il marito Alessandro Maja. Colpito anche l'altro figlio, è grave
di Claudia Guasco
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 06:56

SAMARATE (VARESE) - Un martello e un coltello per sterminare la sua famiglia, un trapano trovato dai carabinieri ancora attaccato alla presa della cucina con il quale ha tentato di tagliarsi le vene dei polsi. Naturalmente con se stesso non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo, con la moglie e i figli sì. Alessandro Maja, 54 anni, che in paese chiamano architetto ma in realtà è iscritto all’ordine dei geometri, ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, parrucchiera e consulente di prodotti di bellezza, e Giulia, 16 anni. Nicolò, il maggiore di 23 anni, è scampato al massacro e ora lotta per vivere intubato in rianimazione all’ospedale di Varese.

Alessandro Maja, chi è l'architetto che ha ucciso la moglie Stefania Pivetta e la figlia a Samarate. Lei scriveva: «Fortunata ad averti»

«FAMIGLIA PERFETTA»
La villetta di via Torino a Samarate, dove il geometra designer ha compiuto la strage mercoledì sul fare del giorno, è una delle più curate della strada.

Un bel giardino fiorito, un piccolo portico ingentilito da limoni affrescati. Lo scenario ideale della «famiglia perfetta», come la definiscono sbigottiti i vicini che conoscono i Maja da quando si sono trasferiti lì nel 1999. Rosangela, ottant’anni, abita di fronte e si faceva sistemare i capelli da Stefania: «Una ragazza d’oro. Mia figlia mi diceva sempre: “Come invidio quella famiglia”. Ma poi non si può mai sapere se nelle case c’è il diavolo». E il demonio si è materializzato ieri verso le cinque di mattina. Alessandro Maja ha massacrato prima la moglie che era sul divano, poi i figli che dormivano a letto, quindi ha provato senza troppa convinzione a uccidersi. Ha anche le sopracciglia bruciacchiate, dicono gli investigatori, forse nel maldestro tentativo di darsi fuoco. Manuela Ceriotti e la figlia Chiara abitano accanto e sono state le prime ad accorrere. Lavorano in una fattoria e la mattina si alzano presto.

«Erano passate da poco le sei, sono uscita e ho sentito delle grida dalla casa dei Maja. “Aiuto, aiutatemi”. Era Alessandro, sdraiato nel portico in mutande, in un lago di sangue, non so se suo o della sua famiglia - racconta Manuela - C’era sangue ovunque, per terra, sui muri. Ho pensato ai ladri, la porta era spalancata ma ho suonato il campanello, pensando di metterli in fuga». È alle vicine che il geometra confessa di avere ucciso tutti. «Ha aggiunto quella parola, bastardi. Lo ha detto in modo freddo, senza agitazione, come se fosse una cosa normale», ricorda Chiara. Poco prima Isabel, che sta nella villetta di fronte, ha sentito la voce di Nicolò: «Chiedeva aiuto. Solo in quel momento ci siamo accorti che stava succedendo qualcosa di terribile». E che sia accaduto proprio ai Maja quasi nessuno ancora ci vuole credere. «Mai una lite, sempre d’amore e d’accordo», ripetono i conoscenti. Giulia, allegra e studiosa, frequentava il liceo a Gallarate. Nicolò, una passione per il volo, aveva frequentato l’Istituto aeronautico, conquistato il brevetto e lavorava in un bar a Milano in attesa di trovare un ingaggio come pilota. Prima di Pasqua volevano andare in vacanza, poi il Covid ha bloccato la famiglia in casa. «Ho visto Stefania qualche giorno fa. Mi ha detto che sperava di poter andare via per un breve periodo, con marito e figli, per potersi rilassare qualche giorno», racconta l’amica Paola Puricelli.

 

SEPARAZIONE
Ma nel ritratto di armonia e perfezione si insinua qualche crepa. Alla villetta, saputo della strage, accorre il cugino di Stefania: «Era una famiglia abbiente ma avevano dei problemi che per privacy non rivelerò», mormora. Lei si era rivolta a un avvocato per una consulenza sulla separazione, nessuna istanza aperta però l’intenzione era quella di lasciare il marito. «Il mio San Valentino lo voglio dedicare alle donne che sono morte per mano di un uomo credendo nell’amore», scriveva sui social il 14 febbraio. Secondo gli investigatori anche i problemi economici avrebbero acuito la crisi: «L’odio manifestato nei confronti dei figli non può essere ricondotto solo a un eventuale divorzio». Maja, piantonato in ospedale, non ha risposto al magistrato, il fratello di Stefania chiede giustizia. «Spero che si salvi almeno Nicolò, adesso posso dire che Alessandro è un mostro e deve pagare per quello che ha fatto», è l’appello di Mirko Pivetta.
 

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