La fuga dalle città nei tempi del lockdown e le nuove opportunità offerte dallo smart working generano un nuovo fenomeno di ripopolamento delle aree rurali che alcuni comuni stanno cercando di cavalcare con successo, per dare un futuro a comunità ormai quasi scomparse. Dalle Alpi valdostane all'Appennino pugliese i borghi italiani scommettono sull'effetto Covid.
A Oyace, paese alpino di 200 abitanti, in Valle d'Aosta, l'amministrazione sta convincendo i proprietari dei tanti ruderi a cedere gli immobili a un euro. L'obiettivo è di far decollare il recupero architettonico e l'insediamento abitativo di famiglie, attività turistico-ricettive, negozi e botteghe artigianali. È bastato diffondere la voce che già i centralini del Comune sono diventati roventi, anche se al momento non ci sono ancora case disponibili. «Abbiamo ricevuto oltre 50 richieste, via telefono e social», spiega la sindaca Stefania Clos. «Ci hanno scritto dall'Argentina, abbiamo ricevuto chiamate dalla Sicilia, da Lecco, Como, Milano».
Se dall'estremo Nord ci si posta al Sud, passando per il Centro, la storia è la stessa. Il comune di Radicondoli (Siena), piccolo borgo medievale con poco più di 900 abitanti, incastonato tra la val d'Elsa e la val di Cecina, ha pubblicato un bando per un contributo fino 2.400 euro annui a chi decide di prendere la sua prima casa in affitto nel territorio mantenendo la residenza per almeno 4 anni. «È una tra le scelte più innovative che abbiamo fatto ed è parte integrante del progetto WivoaRadicondoli», spiega il sindaco Francesco Guarguaglini che evidenzia come il Comune, tra il 2020 e l'inizio del 2021, su residenzialità e aziende «ha investito un milione di euro».
Non è smart working/2. Tra produttività e uffici abbandonati
Infine, il borgo pugliese di Biccari, 400 metri di altitudine tra le pendici del monte Cornacchia e il Tavoliere, cerca di ripopolarsi mettendo in vendita case da uno a 15 mila euro.