Vaccino Covid, medici in fuga: adesso mancano 10 mila vaccinatori. Figliuolo alle Regioni: ad aprile avremo le fiale

Vaccino Covid, medici in fuga: adesso mancano 10 mila dottori. Figliuolo alle Regioni: ad aprile avremo le fiale
di Mauro Evangelisti e Cristiana Mangani
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Domenica 7 Marzo 2021, 00:31 - Ultimo aggiornamento: 16:56

Avremo presto decine di milioni di dosi, ma rischiamo di trovarci con un numero insufficiente di vaccinatori. Ne servirebbero almeno altri 10 mila, tenendo conto che medici e infermieri sono in queste ore sotto pressione a causa dell’incremento costante dei ricoveri per Covid. L’accordo con i medici di base, secondo le Regioni, scricchiola, in troppi si stanno tirando indietro. «Dobbiamo allestire grandi centri vaccinali in fretta. Se prendiamo una palestra, non serve chissà che, non dobbiamo preparare un atelier di moda. Non buttiamo soldi dei cittadini», è l’indicazione che arriva dal generale Francesco Paolo Figliuolo, segnando come stile un cambio epocale rispetto ai rendering delle “primule” del suo predecessore.

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LA LOGISTICA

La questione emerge con forza, ieri mattina, durante la prima riunione del Comitato operativo gestito da Figliuolo e Curcio. Vi partecipano le Regioni e gli operatori interessati, dal Comitato operativo interforze ai Vigili del fuoco, dalla Polizia penitenziaria al mondo del volontariato. La discussione è incentrata sul piano vaccinale anti Covid.

Francesco Curcio, capo della Protezione civile, appoggia la linea del pragmatismo senza fronzoli: «Per la logistica non servono grandi cose, in altre nazioni hanno usato le cabine elettorali». Ecco allora che si va sul pratico: caserme dei Vigili del fuoco e palasport e quando una Regione propone il coinvolgimento dei privati, Figliuolo avverte: «Pronto a rimborsare fino all’ultimo euro, ma solo dopo che mi avrete dimostrato che sono state utilizzate tutte le strutture pubbliche a disposizione».

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Figliuolo è anche perentorio con le Regioni su un altro tema: usate tutte le dosi disponibili del vaccino di AstraZeneca, non tenete le scorte. «Facciamo fuoco con tutte le polveri - incita -, la seconda dose di AstraZeneca andrà somministrata fra tre mesi, se per allora non ce ne saranno ancora a sufficienza, allora tanto varrà andarsene tutti a casa. Per ora, meglio anche mezza protezione che zero protezione». Poco prima aveva sottolineato: «Il ministro Speranza ci ha detto che da aprile ci sarà abbondanza di dosi di vaccini a disposizione. Non possiamo permetterci di farci trovare impreparati». 

GLI OPERATORI

E qui si arriva al punto debole dell’operazione vaccinazione di massa: reperite le strutture, il problema sarà quello di trovare chi deve fare le iniezioni. Mancano gli operatori e ne servono almeno 10 mila. Dei 12 mila infermieri cercati con un bando dal precedente commissario, ne sono stati trovati 2-3 mila. Inoltre, concordano Figliuolo, Curcio e i rappresentanti delle Regioni, l’avvio della vaccinazione di massa coincide con un aumento dei casi e dei ricoveri, gli ospedali sono sotto stress, molti medici e infermieri sono impegnati nella prima linea dei reparti.

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Si cercano nuove forze: un’ipotesi è il coinvolgimento degli operatori socio sanitari come vaccinatori, sia pure con un medico che coordina, ma serve una modifica della norma. Gli Oss vengono già usati negli Stati Uniti e in Israele. Si sono visti in azione in caso di attentato terroristico (per l’11 settembre) e anche nelle pandemie. In Italia sono circa 10 mila quelli da poter coinvolgere: hanno compiti di pulizia del paziente, di fare le iniezioni. Sanno come si fa. Per poterli “arruolare”, però, serviranno precise indicazioni da parte del ministero della Salute. Inoltre, resta il nodo dei medici di base. Molte Regioni avvertono: l’accordo è stato fatto anche a livello nazionale, ma in tanti si stanno tirando indietro, così non è utile. E altrettanto sembrano abbiano fatto i medici specializzandi. 

L’assessore alla Protezione civile della Lombardia, Pietro Foroni, non usa diplomazia: «Ci sono volontari della Protezione civile impegnati per ore e ore dopo il loro lavoro in fabbrica, invece in alcune province abbiamo i medici di famiglia che non vogliono somministrare il vaccino. Non è accettabile, l’obiezione di coscienza sui vaccini non può essere permessa». La riunione affrontato anche la questione che riguarda i volontari della Protezione civile, circa 300 mila pronti a essere schierati in forza nei grandi centri vaccinali, ma i vari dirigenti regionali del dipartimento evidenziano: vanno tutti vaccinati, non possiamo mandarli allo sbaraglio. A loro Fabrizio Curcio risponde: «Avete ragione, il problema ci è noto, l’ho già segnalato al ministero della Salute. Andremo a vaccinare i volontari che saranno in prima linea nella logistica della campagna vaccinale».

DUE PRESIDI

Ieri, intanto, il Comando operativo interforze ha aperto due presidi vaccinali, a Cosenza e a Pomigliano D’Arco (Napoli). E altri 13 Drive through difesa utilizzati finora per fare i tamponi, verranno parzialmente convertiti in spazi per la vaccinazione. La struttura che aprirà da domani a Cosenza ha, poi, una lunga storia: utilizzata a Crema nei mesi dell’epidemia, è stata trasferita a Beirut nei giorni della drammatica esplosione. L’ospedale da campo ha, poi, viaggiato via mare ed è arrivato in Calabria dove, per il momento, saranno somministrati 250 vaccini al giorno. Mentre a pieno regime si arriverà fino a 500 al giorno. 
 

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