Vaccini, il piano anti-varianti: medici di base a caccia di over 50 da immunizzare

Vaccini, il piano anti-varianti: medici di base a caccia di over 50 da immunizzare
di Alberto Gentili e Giuseppe Scarpa
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Domenica 20 Giugno 2021, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 10:51

La variante Delta preoccupa, in Puglia è stato individuato il primo importante focolaio. Così, come ha detto Mario Draghi venerdì, è indispensabile rilanciare la campagna per la somministrazione del farmaco «vincendo la sfida di vaccinare chi ha più di 50, quelli che si ammalano in maniera grave». Tant’è, che nelle prossime ore il governo avvierà la “caccia” agli over 50 che non hanno ricevuto neppure una dose. E in questa ricerca si affiderà ai medici di famiglia. La categoria, secondo il ministro della Salute, Roberto Speranza, «maggiormente in grado di seguire i pazienti» e di garantire «il maggior livello di capillarità».

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LE MUTAZIONI DEL VIRUS

L’imperativo per limitare la minaccia della variante Delta, e di altre possibili mutazioni del Covid-19, è immunizzare la popolazione più vulnerabile.

In questa operazione il ministero della Salute, assieme al commissario straordinario Francesco Figliuolo, si appellerà perciò alla collaborazione dei medici di famiglia che potranno garantire il «monitoraggio più capillare, in quanto conoscono e frequentano i loro assistiti e avranno modo di contattarli uno a uno». Anche grazie al modello informatico proposto a Speranza e a Figliuolo dal presidente dei medici di famiglia, Silvestro Scotti.

Un sistema già in uso in Campania, che il commissario all’emergenza affinerà nei prossimi giorni per poi applicarlo su scala nazionale in modo da permettere ai medici di base di avere un quadro esatto dei propri pazienti non immunizzati. «Si tratta di capire se hanno rifiutato il vaccino o se non sono stati raggiunti dal sistema sanitario», spiega chi segue il dossier. Da notare che il numero di over 50 che non hanno ricevuto neppure una dose non è stato ancora definito, al momento si sa soltanto che sono 2,8 milioni gli ultrasessantenni non vaccinati.
Per rilanciare la campagna, dopo la «confusione» (parole di Draghi) dei giorni scorsi, il governo ha sciolto intanto i dubbi sul nodo della seconda dose con AstraZeneca che sta frenato le vaccinazioni. Il ministero della Salute ha diramato la circolare che mette nero su bianco la possibilità, per gli under 60 che hanno ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca e rifiutano il richiamo con un Pfizer o Moderna, di completare il ciclo vaccinale con AstraZeneca. Ma previo colloquio medico e dopo la firma di un modulo di consenso informato. «Secondo quanto evidenziato dal Cts», si legge nella circolare firmata dal direttore generale Prevenzione del ministero, Giovanni Rezza, «ferma restando la indicazione prioritaria di seconda dose con vaccino a mRna (Pfizer o Moderna, ndr.) per evitare i rischi di trombosi, qualora un soggetto di età inferiore ai 60 anni, dopo aver ricevuto la prima dose di AstraZeneca rifiuti senza possibilità di convincimento il crossing a vaccino a mRna, può essere somministrata la seconda dose di AstraZeneca». Questo anche perché una sola dose di vaccino «non fornisce una protezione adeguata».

J&J PER CLOCHARD E MIGRANTI

Il ministero della Salute e il Cts hanno inoltre chiarito le indicazioni per il vaccino a dose unica Johnson & Johnson: è raccomandato agli over 60, ma «il rapporto benefici-rischi del suo impiego potrebbe risultare favorevole anche agli under 60 per i quali la vaccinazione monodose sia preferibile, come la popolazione non stanziale e/o con elevata mobilità lavorativa e, più in generale, per i cosiddetti gruppi di popolazione difficile da raggiungere». Traduzione: migranti, senza tetto e chi abita in luoghi isolati.

E Figliuolo sul piano vaccinale generale assicura e rassicura: «Le consegne di dosi di Pzifer del mese di luglio, preventivate alle Regioni, sebbene siano leggermente inferiori all’auspicato sono sostanzialmente in linea con le previsioni. Avremo dosi sufficienti per immunizzare, come annunciato, l’80% della popolazione entro settembre».

IN PUGLIA

La variante Delta, la B.1.617.2, adesso spaventa la Puglia. La mutazione del Covid-19, che si è sviluppata in India e diffusa in Europa, soprattutto in Gran Bretagna, comincia ad avanzare anche in Italia. Tra Brindisi, la provincia più colpita, Lecce, Taranto e Foggia si sono registrati in pochi giorni 51 casi. Ma il numero dei contagiati potrebbe essere destinato a salire già nelle prossime ore. Infatti altre 70 persone sono state messe in quarantena precauzionale, il sospetto è che anche loro possano aver contratto la variante Delta. 

Adesso, l’obiettivo delle autorità sanitarie pugliesi è isolare chi è risultato positivo, evitare che questa nuova mutazione si diffonda con la stagione turistica appena cominciata. Un impegno che la regione Puglia non sottovaluta, anche perché la B.1.617.2 è, secondo gli studiosi, il 60% più contagiosa rispetto alla variante Alfa. Inoltre la presenza in più province testimonia che questa mutazione del virus sta circolando.
 

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