Uomo Vitruviano, il Tar sospende il prestito al Louvre del capolavoro di Leonardo: il 16 la decisione

Uomo Vitruviano, il Tar sospende il prestito al Louvre del capolavoro di Leonardo
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Martedì 8 Ottobre 2019, 16:19 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 08:53

Dopo le polemiche la sorpresa. Ricevuto il ricorso di Italia Nostra, Il Tar del Veneto decide di veder chiaro sul contestato prestito al Louvre dell'Uomo Vitruviano, il più celebrato e conosciuto disegno di Leonardo, custodito a Venezia dalle Gallerie dell'Accademia. E in attesa di un'udienza fissata in tutta fretta per il 16 di ottobre, giusto una settimana prima dell'apertura della grande mostra allestita a Parigi per celebrare il genio toscano a 500 anni della morte, ne ferma la partenza provocando lo sconcerto degli addetti ai lavori e insieme, si immagina, delle diplomazie.

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Mentre un'ombra si stende sull'intero accordo siglato qualche settimana fa nella ville Lumière per lo scambio di capolavori di Leonardo e Raffaello, accordo che in parte, secondo i giudici amministrativi, viola «il principio dell'ordinamento giuridico per cui gli uffici pubblici si distinguono in organi di indirizzo e controllo da un lato, e di attuazione e gestione dall'altro». Parole che tradotte significano che la politica si sarebbe assunta un ruolo che non le spettava e che va oltre quello di semplice indirizzo. Un'accusa grave, che l'ufficio legislativo del ministero guidato da Franceschini rifiuta e smentisce, definendo «incomprensibile» la sospensiva: «L'accordo firmato a Parigi è stato esclusivamente il riconoscimento da parte dei Ministri di decisioni e atti tutti presi, per parte italiana, dai competenti uffici tecnici del MIBAC - sottolineano dal Collegio Romano - Il prestito di ogni opera italiana risultava già autorizzato».

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I tecnici insomma sono certi, la «procedura è stata trasparente» e all'udienza del 16 ottobre «tutto questo emergerà con assoluta chiarezza». La notizia però fa rumore e alimenta le polemiche. Con Franceschini si schiera il deputato renziano Anzaldi, che definisce lo stop alla partenza del Leonardo «una brutta pagina per giustizia e cultura», mentre dall'opposizione gongola la leghista Lucia Borgonzoni ,che da sottosegretario Mibac nell'allora governo giallo verde si era esposta per fermare l'intera operazione a rischio di creare problemi anche ai rapporti con i cugini d'oltralpe: «Mettere a serio rischio un'opera d'arte dal valore inestimabile solo per inchinarsi alla Francia sarebbe folle», ripete oggi soddisfatta la deputata emiliana.

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Dal fronte degli studiosi lo storico dell'arte Tomaso Montanari, contrario dal primo momento, ribadisce la sua convinzione che quel prestito non andava fatto, e sottolinea che il comitato tecnico da lui presieduto all'interno del Consiglio Superiore dei beni culturali non è mai stato coinvolto. Italia Nostra, che è all'origine di tutto con il ricorso presentato al Tar e che da subito aveva attaccato la decisione di prestare il prezioso disegno di Leonardo, invocandone la fragilità, ma richiamando anche le istituzioni al rispetto delle regole che impedirebbero il prestito di un'opera ritenuta fondamentale per un museo, applaude allo stop : «È il riconoscimento delle ragioni della tutela di un bene prezioso e fragilissimo che è al centro dei principi fondanti di Italia Nostra», scrivono la presidente nazionale Mariarita Signorini e la presidente del Veneto Lidia Fersuoch.

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Un fermo definitivo ora è possibile, anche se la grande rassegna parigina verrebbe a perdere uno dei suoi più importanti capolavori di richiamo e anche se a cascata l'Italia potrebbe perdere i Raffaello promessi per il cinquecentenario del 2021. Il Louvre non commenta: «È una decisione che spetta all'Italia», si limitano a dire, interpellati dall'agenzia Ansa, i responsabili del museo parigino. E anche il ministro francese tace: «In questa fase nessun commento», rispondono dai suoi uffici. Di fatto, dopo i sorrisi e le strette di mano di qualche settimana fa a Parigi, quando la pace tra Italia e Francia sembrava essere stata ritrovata anche grazie agli scambi di opere d'arte, ci sono due paesi con il fiato sospeso. Anche perché il 24 ottobre , la data di inaugurazione della super mostra del Louvre, è di fatto alle porte. Tant'è, come andrà a finire si saprà tra una settimana. Intanto, se il prezioso Leonardo attende ignaro negli ambienti climatizzati ad hoc dell'Accademia, pare che qualche altra opera prevista nel lungo elenco di scambi sia già partita.​

«Quanto deciso dal Tar è solo la sospensione del prestito in attesa della sentenza. Quel che dispiace è che tutto questo sia stato innescato da uno scellerato ricorso di Italia Nostra, che in passato ha fatto battaglie degnissime, cui anche io ho aderito«. A intervenire così, dialogando con l'agenzia AdnKronos, sulla vicenda della sospensiva decisa dal Tar del prestito dell'Uomo Vitruvianò al Museo del Louvre, in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, è Vittorio Sgarbi che sostiene la trasportabilità dell'opera e parla di «un ricorso senza fondamento che sembra corrispondere a quella posizione destrorsa che vuole negare il prestito alla Francia se non vi è un prestito all'Italia della Gioconda». «Un evento impossibile perchè il ministero ha incardinato il comitato per le celebrazioni di Leonardo solo nel 2018, con la conseguenza che l'unica mostra davvero importante su Leonardo sarà quella in Francia. Bene ha fatto quindi Franceschini a garantire il prestito dell»Uomo Vitruvianò: il suo - sottolinea Sgarbi - è stato un intelligente atto di diplomazia culturale perchè garantisce all'Italia, nel 2020, per le celebrazioni di Raffaello il prestito di due quadri, due capolavori: il 'Ritratto di Baldassarre Castiglionè e il suo doppio ritratto. Inoltre l'Uomo Vitruviano, che è pur sempre un disegno, può viaggiare senza problemi e Franceschini si è mosso nel modo giusto, ha interpellato il comitato tecnico, i restauratori, ricevendo i necessari assensi. Vincerà lui«.

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