Inchiesta sanità, le intercettazioni: «Domani porto le domande al sottosegretario Bocci»

Luca Barberini, assessore alla Salute della Regione Umbria, e Gianpiero Bocci, segretario del Pd umbro
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Venerdì 12 Aprile 2019, 20:09
Nelle carte dell'inchiesta sulla sanità umbra spunta anche Giampiero Bocci, «all'epoca dei fatti deputato e sottosegretario al ministro dell'Interno, oggi segretario regionale del Partito democratico». A lui il gip fa riferimento per due conversazioni intercettate all'indagato Duca, dg dell'ospedale di Perugia. Nella prima, del 9 maggio 2018, Duca parla con Alvaro Mirabassi, vicepresidente del Consiglio Comunale di Perugia: «Anche il Mirabassi chiede di avere le tracce della prova scritta che si terrà il 16 maggio e il Duca lo rassicura aggiungendo inoltre che avrebbe dovuto darle anche a 'Giampierò (dovendosi intendere evidentemente l'onorevole Bocci)», si legge nell'ordinanza.

GLI INTERESSI
Nella seconda intercettazione e in altre a seguire si conferma «la necessità avvertita da entrambi di far combaciare i diversi interessi clientelari, in particolare quelli segnalati dai predetti Barberini (assessore regionale alla Salute, ndr) e Bocci, al quale, ultimo, il Duca ripromette di consegnare le tracce scritte l'indomani». Il gip riporta l'intercettazione nella quale Duca dice: «Ah, anche Bocci è a Roma, me lo ha detto lui, ora gli mando un messaggio e domani pomeriggio, quando tornava su, gli porto le domande».

LA PRESIDENTE MARINI
Tra le conversazioni captate all'interno dell'ufficio di Emilio Duca, tra gli indagati dell'inchiesta di Perugia sulla sanità, lo stesso Duca «indicava chiaramente come sponsor» di uno dei candidati da 'sponsorizzarè a scapito di altri candidati ai concorsi per incarichi ospedalieri un certo «assessorato», riferendo «inoltre di un colloquio avuto in proposito anche con la Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini». È quanto si legge nell'ordinanza del gip di Perugia relativa all'inchiesta che ha portato alla luce lo scandalo della sanità umbra.

LE INDAGINI
Non c'è l'associazione a delinquere «operante nell'azienda ospedaliera e volta a garantire mediante i reati più volte individuati di rivelazioni di segreti d'ufficio, abuso d'ufficio e falso in atto pubblico per il superamento delle selezioni ai candidati prestabiliti», così come ipotizzato dal pm, ma si è invece «senza dubbio di fronte a un 'sistemà». È quanto rileva il gip di Perugia dell'ordinanza di custodia cautelare emessa nell'ambito dell'inchiesta sulla sanità umbra.

Per il gip si è di fronte a un «meccanismo clientelare diffusissimo di cui gli stessi indagati sembrano essere in qualche misura dei semplici ingranaggi».
Insomma, a quanto si legge nell'ordinanza, «non è affatto dimostrato che costoro abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa e non, invece, più semplicemente, di una prassi generalmente accettata e approfittando della disponibilità di ciascuno a commettere gli illeciti».


 
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