Udine, anziana trovata morta in casa: era seminuda. Fermato il vicino, appena evaso dai domiciliari

L'uomo ha 40 anni, è residente nello stesso stabile della vittima

Udine, anziana trovata morta in casa: era seminuda. Fermato il vicino, appena evaso dai domiciliari
4 Minuti di Lettura
Domenica 8 Maggio 2022, 12:28 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 12:53

Quando si è accanito, uccidendola, sulla vicina del piano di sopra, era uscito dal carcere da otto ore. Per lui, accusato di una precedente rapina, erano stati disposti, per motivi di salute, gli arresti domiciliari, che avrebbe dovuto scontare nel proprio appartamento, al primo piano di una palazzina di edilizia popolare nella periferia di Udine. La stessa in cui risiedeva la vittima della sua violenza, Lauretta Toffoli, 74 anni, trovata morta ieri pomeriggio. Sul suo corpo, evidenti ferite da taglio. 

L'omicidio

In poche ore gli indizi raccolti dagli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Claudia Finocchiaro, hanno condotto a lui, Vincenzo Paglialonga, 40 anni, che ieri, poco prima di mezzogiorno, era stato fermato da una Volante per evasione.

In serata l'uomo è stato interrogato e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ora si trova in carcere, in attesa della convalida del fermo. Su di lui, rende noto la Questura, pendono gravi indizi di colpevolezza per l'omicidio della donna. La svolta, è la voce che circola nel vicinato, sarebbe stata la testimonianza di un residente, che avrebbe rivelato alle forze dell'ordine dettagli che hanno permesso di stringere il cerchio e che ne avrebbero confermato la presenza notturna sul luogo del crimine. Le indagini proseguono serrate e nel massimo riserbo per risalire al movente che avrebbe spinto il presunto assassino ad aggredire e uccidere la donna. Tra le ipotesi, quella di una rapina degenerata, visto che dall'abitazione della vittima mancano un paio di televisori. 

I precedenti

A quanto si apprende, Paglialonga aveva precedenti per reati contro il patrimonio. Da alcuni mesi era detenuto in carcere per una rapina commessa nello stesso palazzo, ai danni di un'altra vicina: l'aveva minacciata con una scacciacani e le aveva sottratto portafogli e cellulare. Era stato posto in un primo momento ai domiciliari, da cui è fuggito rimediando un nuovo arresto per evasione e la misura cautelare nel carcere di Pordenone. Venerdì, attorno alle 16, era rientrato nel suo appartamento nuovamente ai domiciliari, in attesa dell'udienza. «La scelta di non rispondere alla Procura deriva dal fatto che il mio assistito è molto provato - ha affermato all'Ansa il difensore di fiducia, Piergiorgio Bertoli -: è affetto da una patologia gravissima e irreversibile: al momento non è assolutamente presente a se stesso». Lauretta Toffoli è stata trovata in una camera da letto del suo appartamento, al secondo piano della palazzina di via della Valle. Secondo una ricostruzione, il suo corpo era seminudo. A trovarla, riversa a terra, è stato il figlio che si era recato dalla donna per farle visita poco prima delle 14. La morte risalirebbe alla notte tra venerdì e sabato, tra l'una e le due di notte. Dal racconto del figlio, è emerso che dall'abitazione mancavano alcuni averi della donna. In casa inoltre, hanno riferito i parenti, c'erano evidenti segni di colluttazione. «Non c'è effrazione sulla porta, lei ha fatto entrare in casa qualcuno che conosceva», aveva affermato l'ex compagno della vittima, Paolo. «Nell'appartamento era tutto ribaltato, con evidenti tracce di una lite».

L'altra aggressione al figlio

Nel novembre 2019 l'anziana aveva già subito un'aggressione per mano del figlio, che l'aveva accoltellata all'addome, cercando di strozzarla. L'uomo aveva poi chiamato il 112 ed era stato immediatamente arrestato con l'accusa di tentativo di omicidio: l'anno successivo, però, era stato assolto in quanto dichiarato incapace di intendere e di volere, come aveva stabilito una perizia psichiatrica. Sia il padre sia i vicini aveva assicurato che la madre lo aveva perdonato e i rapporti si erano rinsaldati. Gli investigatori, comunque, da subito avevano tenuto distinto quel caso dall'omicidio. «Le indagini sono rivolte a 360 gradi», aveva precisato il procuratore Capo di Udine, Massimo Lia. Di notte, la svolta. Con le indicazioni del vicino e la conferma della presenza nella casa del delitto derivante dal localizzatore del braccialetto elettronico che era stato assegnato a Paglialonga uscendo di prigione.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA