Ucraina, in Italia 300 bambini senza genitori. Telefono azzurro: «Gestione delicata, cautela sulle adozioni»

Ucraina, in Italia 300 bambini senza genitori. Telefono azzurro: «Gestione delicata, cautela sulle adozioni»
di Valeria Arnaldi
4 Minuti di Lettura
Domenica 27 Marzo 2022, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 16:18

«Hanno gli occhi spenti, senza emozioni, solo una profonda paura. Hanno visto immagini terribili, persone vicine a loro che sono morte e hanno affrontato un viaggio pieno di sofferenze. Non giocano. Hanno, spesso, dei peluche, li stringono forte a sé come se non fossero giocattoli, ma strumenti di protezione». Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, ha incontrato i bambini soli, in fuga dall'Ucraina, nei centri di accoglienza in Polonia. La onlus è stata a Varsavia per una decina di giorni e il neuropsichiatra conosce bene la loro storia fatta di disperazione, isolamento, terrore. In Italia, secondo le ultime stime, i piccoli profughi senza genitori sono oltre trecento. I pericoli per loro sono terribili, primo tra tutti quello di sparire, vittime della tratta dei minori, cadendo in affidi o adozioni illegali, giri di prostituzione o traffico di organi.

Russia, proposta choc del deputato della Duma Savostyanov: «Invadiamo anche Polonia, Moldavia, Paesi baltici e Kazakistan»


I NUMERI
«Gli sfollati arrivano in maniera incontrollabile.

Sono tantissimi i bambini, saliti su bus e treni in fuga dalla guerra, poi abbandonati al loro destino. Quasi sempre senza documenti con il rischio concreto di perderne le tracce», afferma Caffo. Il 90% dei profughi giunti in Italia è composto da donne e bambini: i minori sono quasi 28mila, secondo il monitoraggio del Viminale, su un totale di oltre 70mila profughi. Milano, Roma, Napoli e Bologna le mete principali. Circa 5.000 giovanissimi sono stati accolti nelle scuole. E 277 minori non accompagnati sono stati inseriti nel sistema d'accoglienza italiano, come dichiarato dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese: «Le famiglie ne hanno accolti 192 e 82 sono al sicuro in strutture autorizzate dal Tribunale». Ma sono molti di più, assicura Caffo, quelli entrati nel nostro Paese: «I bambini non hanno documenti di riconoscimento. Al confine vengono affidati ai trasportatori, che sanno solo il loro nome e li consegnano ad altri, ma non c'è tracciamento. Al dogana arrivano anche pullman carichi di aiuti, che ripartono pieni di persone, in gran parte bambini, verso mete che ignoriamo. Tanti vengono portati in Paesi europei da associazioni non riconosciute e l'affidamento non passa per canali ufficiali». Il sommerso potrebbe essere imponente. Stando ai dati Unicef, in un mese di guerra i bimbi sfollati sono 4,3 i milioni - 52 ogni minuto - e, tra questi, 1,8 milioni hanno raggiunto i Paesi vicini, tra cui l'Italia. Arrivano soli, alcuni hanno problemi fisici o psicologici. I genitori sono morti o li hanno affidati ad altri per metterli al sicuro. «Hanno visto cose orribili, vanno inseriti nella rete di protezione del Paese e affidati a tutori con le adeguate competenze - prosegue Caffo - La comunità ucraina in Italia va supportata, la gestione dei minori deve avvenire secondo regole precise, non costruendo iter alternativi e con una rete di sostegno psicologico. Occorrono riconoscimento digitale delle impronte e controlli biometrici. I piccoli dovranno inoltre essere aiutati a ricongiungersi con i parenti». Save the Children invoca cautela sulle adozioni internazionali. Autonomie Locali Italiane chiede risorse ai Comuni per le famiglie che accolgono profughi e lancia Comune adotta Comune, per sostenere le città ucraine.


«RABBIA E OSTILITA'»
Intanto, i bimbi vanno tutelati. «Arrivano qui dopo essere stati strappati ai loro affetti. Si ritrovano soli, in un Paese di cui non conoscono la lingua - afferma Anna Maria Giannini, docente dell'ateneo Sapienza a Roma ed esperta di Psicologia dell'emergenza dell'Ordine psicologi del Lazio - Per i bambini capire la guerra è difficile, non hanno strumenti per farlo, manifestano rabbia, ostilità, irritabilità. Non basta pensare alla prima accoglienza, occorre guardare al medio e lungo periodo. Sarà un grande lavoro».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA