Torino, ucciso dopo aver sorpreso i ladri in casa. «Per 40 minuti hanno provato a rianimarlo»

Torino, ucciso dopo aver sorpreso i ladri in casa. «Per 40 minuti hanno provato a rianimarlo»
di Giacomo Nicola
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Mercoledì 9 Giugno 2021, 09:55 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 06:32

TORINO «Bastardi, qui i ladri avevano già colpito sei volte». Attilio Mottura è il padre di Roberto, architetto, 49 anni, che ha sorpreso due malviventi in casa ed è stato ammazzato. È successo in via del Campetto a Piossasco, in provincia di Torino, dove ieri mattina un’ambulanza del 118 è intervenuta per soccorrere un uomo, che inizialmente, sembrava essere stato stroncato da un malore. I tentativi di rianimazione sono durati 40 minuti: i paramedici pensavano a un infarto. Solo dopo si sono resi conto di quel piccolo foro all’altezza dell’inguine. È da lì che è entrato il proiettile, un calibro 22, che gli ha reciso un’arteria provocandogli un’emorragia interna. Se poteva essere salvato lo stabilirà nei prossimi giorni l’autopsia.

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La rabbia

Tra i familiari resta la rabbia. «Non ha senso, non ha proprio senso - si dispera papà Attilio - avrebbe compiuto 50 anni fra pochi giorni, il 16 giugno. Viveva per la famiglia e per il suo lavoro. Sono venuti in questo complesso 8 anni fa per stare tranquilli, prima abitavano con me in una casa molto più isolata. Qui da rubare non c’è nulla, sono balordi. Mio figlio non aveva nemici. Tutto questo non me lo spiego. È il dolore più grande».
Già un’altra volta una banda di balordi aveva provato a introdursi nella casa. «Ma non c’era niente da rubare, questo furto non ha senso - continua Attilio Mottura, il padre - io vivo qui a 200 metri da me hanno provato a entrare diverse volte, almeno sei, ma sempre quando non ero in casa. Ma la mia è una casa isolata, questo no, è un complesso di appartamenti. E non ha senso rischiare la galera per un furto dove non c’è niente da rubare. A mio figlio tutto questo è costato la vita».
I carabinieri arrivati sul posto hanno recuperato un bossolo di pistola all’interno dell’abitazione, subito inviato al Ris per eventuali comparazioni con armi usate in altri eventi delittuosi.

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La ricostruzione

Poco per volta sono stati ricostruiti i fatti.

Intorno alle 4 di mercoledì mattina due uomini sono entrati nella villa dell’architetto Mottura sulla collina di Piossasco dove l’uomo viveva con la moglie Laura e il figlio di 13 anni. I ladri hanno forzato una persiana al primo piano e sfondato il vetro con una mazzetta, facendo scattare il sistema d’allarme. Mottura, che dormiva con la moglie al piano superiore, è sceso a controllare. Lo ha fatto per proteggere la moglie. All’improvviso si è trovato di fronte i banditi, con i quali è iniziata una colluttazione. A quel punto uno dei due malviventi ha esploso un colpo di pistola che ha raggiunto l’architetto all’inguine. I ladri sono fuggiti e quando la moglie ha trovato il marito per terra, ha pensato si trattasse di un malore. Sembra infatti che non abbia sentito lo sparo. A coprirne il rumore potrebbe essere stato il segnale dall’allarme dell’antifurto che hanno fatto scattare i ladri. Preoccupata per il marito ha subito chiamato il 118. Poi il tragico epilogo.

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I carabinieri hanno disposto controlli e posti di blocco in tutta la regione per rintracciare i due fuggitivi. In una scarpata davanti alla casa è stato trovato un martello che i due criminali hanno utilizzato per forzare la finestra al primo piano, che dà accesso al salotto della casa. Sull’attrezzo sono già state rilevate le impronte in modo da dare un nome all’assassino. Contemporaneamente sono stati sequestrati anche tutti i filmati delle telecamere di zona, nella speranza che abbiano ripreso i due ladri in fuga. Le indagini sono coordinate dal pm Valentina Sellaroli della procura di Torino. Tra le piste prese in considerazione dai carabinieri c’è anche quella di una banda di nomadi che ha colpito più volte nella zona. Mottura era impiegato alla MarmoInox di Canelli: era uno degli storici dipendenti dell’azienda leader nella lavorazione dell’acciaio e, da qualche anno, attiva anche nel mondo del packaging. «Roberto - racconta l’ad Paolo Marmo - era con noi da moltissimi anni. Una persona capace e abile nel suo lavoro. Con lui abbiamo portato a conclusione tanti progetti. Era un ottimo disegnatore e si è dedicato anima e corpo alla nostra attività».
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