Uccide la moglie a coltellate a Spinea, in casa il figlio di 4 anni. «Ti faccio a pezzi e ti spedisco in valigia a tua madre»

«Com'è possibile che Lilia fosse ancora in quella casa? Com'è possibile che non si sia fatto quello che si doveva per proteggerla? Lo sapevano tutti che quell'uomo era un violento»

Uccide la moglie a coltellate a Spinea, in casa il figlio di 4 anni. «Prima la picchiava, poi le chiedeva scusa»
di Davide Tamiello
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Sabato 24 Settembre 2022, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 15:08

Omicidio venerdì 23 settembre a Spinea. Un uomo ha ucciso la compagna a coltellate. Lui romeno, lei moldava, la coppia ha un bimbo di quattro anni. L'uomo è Alexanandru Ianosi Andreeva Dimitrova, 35 anni. La compagna Lilia Patranel, 41 anni. 

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Le minacce: «Ti faccio a pezzi»

«Com'è possibile che Lilia fosse ancora in quella casa? Com'è possibile che non si sia fatto quello che si doveva per proteggerla? Lo sapevano tutti che quell'uomo era un violento, sapevano tutti che sarebbe finita così». Rabbia e tristezza: S.P. (chiede espressamente di mantenere l'anonimato) era una delle amiche più intime di Lilia Patranjel. A lei aveva confidato più volte quello che succedeva in quell'appartamento, era stata lei a convincerla, il 28 agosto, a sporgere denuncia contro il compagno, Alexandru Ianosi Andreeva Dimitrova. «Non è stato un raptus, non è stata una lite occasionale. In quella casa era la regola. Una volta era arrivato a dirle: ti faccio a pezzi e ti spedisco in valigia a tua madre in Moldavia». Il rapporto non era mai stato idilliaco, pare che l'uomo avesse iniziato a essere violento nel 2016. Poi, nel 2018, con la nascita del bambino, le cose erano peggiorate. «Aveva fatto allontanare le altre due figlie di Lilia - continua - la più grande, 17 anni, è andata a vivere in un comune vicino, perché non sopportava più il clima pesante e i continui maltrattamenti.

La ragazza aveva anche cercato di portare con sé la madre, ma non c'era stato verso».


Denuncia fatta e ritirata. «Le botte e poi le scuse»


La donna, dopo aver sporto la denuncia, l'aveva anche ritirata. «Certo, faceva così lui. Prima la picchiava, poi le chiedeva scusa. Ad agosto l'aveva mandata all'ospedale: schiaffi, calci, pugni. Una vera e propria aggressione. D'accordo, lei aveva rimesso la querela, ma possibile che non sia stato possibile comunque allontanare di casa quell'uomo? C'erano le dichiarazioni, c'erano le ferite. Era finita in pronto soccorso».

 


Liti con il vicinato


Negli ultimi anni, secondo la donna, l'uomo aveva avuto anche diversi screzi con il vicinato. «Accendeva la musica ad alto volume alle 3 del mattino. Una volta un anziano gli ha urlato di spegnerla e lui, per tutta risposta, si è affacciato alla finestra e in segno di sfida gli ha mostrato i genitali. Con lui era sempre così: se beveva, in particolare, nessuno in quel condominio poteva dormire. Eppure nessuno di loro ha mosso un dito per aiutare Lilia. Tutti hanno visto, tutti sapevano, tutti hanno chiuso un occhio».


«So che mi ammazzerà prima o poi»


L'ultimo sfogo della 40enne risale agli inizi di agosto, quando era andata a casa di S.P. per festeggiare il compleanno di sua figlia. «Lì era scoppiata in lacrime davanti a me e alle nostre amiche - continua - piangeva, diceva che non ce la faceva. Non ne posso più, so che mi ammazzerà prima o poi». L'amica aveva provato tante volte a farla reagire, ci era quasi riuscita, quel 28 agosto, quando l'aveva convinta a sporgere denuncia. «Solo che poi mi aveva detto: Dove vado? Ho investito i miei soldi in quella casa. Abbiamo il mutuo congiunto, sono bloccata. Io impazzivo, le rispondevo sempre: Amica mia la tua vita vale molto di più di una casa, vattene da lì. Purtroppo non sono riuscita a farle capire che poteva uscire da quell'incubo». Da ieri, il telefono di S.P. non smette di suonare. «Un sacco di persone, di amiche, mi chiamano a ogni ora perché hanno saputo quello che è successo. Lilia era una donna buona, una bella persona, un'ottima amica. Chiedete in giro: vi diranno solo cose buone di lei. Sono tutti sconvolti, tutti mi chiedono com'è possibile che la nostra Lilia non ci sia più. E invece è proprio così. E la colpa è anche di chi non ha voluto vedere quello che era sotto il naso di tutti noi».

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