Frosinone, la truffa online dei rifugiati-latin lover: «Ti amo, ma dammi i soldi»

l raggiro organizzato da 5 richiedenti asilo. In pochi mesi si sono fatti versare 12mila euro

Frosinone, la truffa online dei rifugiati-latin lover: «Ti amo, ma dammi i soldi»
di Marina Mingarelli e Pierfederico Pernarella
4 Minuti di Lettura
Martedì 28 Dicembre 2021, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 13:04

FROSINONE - S’innamora di un ingegnere petrolifero conosciuto attraverso i social, ma dietro c’era una banda composta da richiedenti asilo specializzata nelle truffe sentimentali. Vittima del raggiro una donna del Frusinate che nel giro di pochi giorni si è fatta convincere a prestare al “principe azzurro” circa 12mila euro. E con tutta probabilità la malcapitatata avrebbe sborsato anche altro denaro se non si fosse confidata con un cugino che le ha fatto aprire gli occhi sulla vera natura di storia d’amore virtuale.

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La Polizia postale, dopo la denuncia della donna, è riuscita a individuare gli autori della truffa: si tratta di un ghanese di 52 anni e di quattro nigeriani tra i 22 e il 26 anni.

Tutti risultati domiciliati nel Vicentino. Uno di loro al momento dell’indagine era ospite in di una cooperativa del vicentino che accoglie richiedenti asilo, un altro aveva presentato domanda di protezione internazionale e anche gli altri sarebbero giunti in Italia allo stesso modo. I conti correnti su cui sono transitati i soldi sono stati sequestrati, ma sono vuoti. Per la donna sarà difficile recuperare il denaro, ma ancora più difficile sarà farsi una ragione di come è potuta cascare nell’inganno. La stessa che si fanno le tante vittime della truffe romantiche. 

L’AGGANCIO SUI SOCIAL
Anna (nome di fantasia) ha 56 anni, è single e vive a Veroli, comune poco distante da Frosinone. È la fine dello scorso febbraio, la pandemia sta registrando uno dei suoi momenti più critici, i contatti sono limitati allo stretto indispensabile come per tutti gli altri, i social sono un modo per sentirsi meno soli. Ed è su Facebook che, tramite chat, si fa vivo un tale Michael Amalia. Così dice di chiamarsi. È un ingegnere petrolifero che in quel momento per ragioni di lavoro si trova su una nave. Un uomo di mondo, facoltoso, di bell’aspetto, almeno a giudicare dalla foto su Facebook. 

Dopo i primi contatti in chat, i due si cominciano a sentire al telefono. Lui la chiama con un numero con il prefisso britannico. «Parlando al telefono – ha raccontato la donna agli investigatori – il rapporto è diventato sentimentale, tanto che lui mi diceva che sarebbe venuto a Veroli per conoscermi e instaurare un rapporto stabile». 

LE RICHIESTE DI DENARO
Il rapporto virtuale è andato avanti per circa un paio di mesi, Anna non ha il minimo dubbio su quell’uomo che non ha mai visto: «Ad un certo punto mi disse che doveva ricevere del denaro dai suoi datori di lavoro in Inghilterra, ma non voleva tenerlo sulla nave e quindi me li avrebbe spediti a casa mia. Successivamente mi ha detto che il pacco che aveva spedito era stato bloccato in dogana a Fiumicino e quindi mi chiedeva dei soldi per sbloccarlo». 

Anna fa la prima ricarica su una Postepay di 870 euro. Questi soldi però non bastavano. Ne servivano altri per pagare le spese della scorta della polizia. Anna quindi esegue un bonifico di 4.890 euro su un altro conto corrente. I conti cambiano, anche i nomi dei beneficiari, ma Anna è come in trance: fa tutto quello che il fantomatico ingegnere le dice. E quindi invia un altro bonifico di 4.895 euro. E poi ancora un altro di 980 euro. Nel giro di due settimane Anna ha tirato fuori circa 12mila euro, dando fondo ai suoi risparmi. 

L’AIUTO DEL CUGINO
L’ingegnere petrolifero ha chiesto anche altro denaro, ma la donna nel frattempo si era confidata con un cugino che ha capito subito che si trattava di una truffa. Quindi Anna, con il suo legale (l’avvocato Luca Solli), a luglio ha presentato una denuncia alla Polizia postale di Frosinone. E gli agenti in poco tempo hanno identificato i cinque che hanno incassato i bonifici. Tutti, 4 nigeriani e il ghanese, domiciliari nella provincia di Vicenza. Uno di loro è ospite di una cooperativa che si occupa di accoglienza di richiedenti asilo, un altro in passato aveva fatto domanda di protezione internazionale, forse come gli altri, risultati irreperibili e già noti alle forze dell’ordine per furto e falsificazioni di documenti. In attesa di capire che fine farà il procedimento penale, i 5 si sono intascati i risparmi di Anna. E forse, come capita con le truffe romantiche, non solo quelli. 
 

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