Trivelle, rivolta 5Stelle. Il Mise: difficile fermarle

Trivelle, rivolta 5Stelle. Il Mise: difficile fermarle
di Diodato Pirone
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Martedì 8 Gennaio 2019, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 12:25

ROMA Non c’è dubbio: di “populismo energetico” si può ferire. Nel senso che negli ultimi anni - come dice l’Assomineraria, l’associazione delle imprese che cercano materie prime nel sottosuolo, inventrice del neologismo - l’estrazione di gas italiano dal sottosuolo è crollata da 21 miliardi di metri cubi a soli 6 miliardi di metri cubi. Ma al terzo giorno di polemiche per tre (3) nuovi permessi di ricerca di pochi chilometri quadrati nel mare del Golfo di Taranto si capisce che forse di questa tipologia di populismo si può anche perire.
Non a caso lo scontro sul via libera alle trivellazioni (che in realtà sono sondaggi effettuati con onde d’aria) sta scuotendo i 5Stelle fin dalle fondamenta. Il Movimento dall’opposizione ha fatto per anni una battaglia estrema e fortemente retorica sul tema e oggi, che è al governo e deve vedersela con regole complesse e ben codificate, fatica a gestire un caso onestamente quasi infinitesimale.

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LA RABBIA
Basta leggere i commenti sui social ai post nei quali gli esponenti dei 5Stelle cercano di spiegare in tutti i modi che i permessi erano un «atto dovuto» anzi (con qualche incoerenza) «erano autorizzazioni accordate dal Pd» e che «certa stampa ci attacca e strumentalizza». Tutte giustificazioni che gran parte della base non inghiotte. In molti si sentono «traditi» e lo urlano a chiare lettere con la stessa rabbia che è stata la forza dei 5Stelle. Non a caso il comitato “No triv” - associazione di sigle molto simile ai No Tav e in buona parte componente della costituency del M5S - annuncia che non intende partecipare all’incontro convocato dal ministro pentastellato dell’Ambiente Sergio Costa. 

E non c’è solo la base. Oggi in Senato ci sarà un’assemblea dei gruppi parlamentari e gli esponenti dell’ala più ambientalista del Movimento annunciano di voler parlare del caso trivelle con l’obiettivo di bloccare tutto il bloccabile .

Di bloccabile, almeno stando a quello che sostiene l’Assomineraria, non c’è proprio nulla. Per un motivo molto semplice: le autorizzazioni concesse hanno il bollino della Via, cioè della Valutazione di Impatto Ambientale. Una valutazione ufficiale, frutto di anni di indagini scientifiche e giuridiche. Insomma, al di là delle autorizzazioni (e della politica e della retorica) i fatti dicono che non è vero che quei sondaggi in mare determinano l’inquinamento delle nostre acque. Non è vero che danneggiano i cetacei o altri pesci o la flora marina. E comunque l’Italia importa milioni di tonnellate di petrolio equivalenti pompate dai mari di tutto il mondo (europei compresi).

Che fare allora? Per uscire dall’angolo i 5Stelle stanno pensando ad infilare nel prossimo decreto semplificazioni il classico provvedimento simbolico “anti-trivelle”. Con quali conseguenze pratiche? 
«Assistiamo ad una ondata di populismo energetico basato sulla totale non conoscenza dei fatti tecnici e delle leggi», hanno spiegato ieri all’Ansa fonti dell’Assomineraria. L’associazione, che raggruppa 116 aziende del settore, ricorda che «recenti studi dimostrano come l’Adriatico sia pieno di gas che per una pura ostilità ideologica rischia di restare lì: tante multinazionali sono infatti già fuggite dal nostro Paese e non investono più. Col risultato di dover comprare energia all’estero a prezzi più alti. Così famiglie e imprese pagano di più».

Non solo. sempre secndo Assomineraria in Abruzzo una compagnia che si chiama Rockhopper è stata costretta a fermare un investimento già iniziato col risultato che arriverà la sentenza di un consiglio arbitrale internazionale che rischia di costare moltissimo allo Stato.

Assomineraria respinge infine le accuse anche sul tema della pratica dell’air gun (le onde che “fotografano” la presenza di gas o petrolio nel sottosuolo marino) sottolineando che la tecnologia si è evoluta e, per esempio, «non viene utilizzato quando transitano i cetacei, che ormai si spiaggiano perché ingeriscono le buste di plastica e non perché disturbati dalle onde emesse dagli strumenti».

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