Nella Puglia no triv delusa dal Movimento Emiliano ci prova: ora il grillismo sono io

Nella Puglia no triv delusa dal Movimento Emiliano ci prova: ora il grillismo sono io
di Mario Ajello
3 Minuti di Lettura
Martedì 8 Gennaio 2019, 00:55
ROMA «M’hanno rimasto solo ‘sti quattro cornuti...». Stavolta a sfogarsi così non è Vittorio Gassman, nell’«Audace colpo dei soliti ignoti». Ma, molto in piccolo, nonostante la stazza del personaggio, è Michele Emiliano. Ce l’ha con i 5 stelle. Pure lui. Come gran parte degli elettori pugliesi dei 5 stelle che si sentono traditi su tutto, dall’Ilva mancato «parco giochi» come voleva Beppe Grillo al Tap che vive e lotta in ottima salute a dispetto del Dibba d’antan e col favore del Di Maio di governo. E adesso Michelone è restato solo sul fronte della battaglia acquatica No Triv, mentre Di Maio, il ministro Costa e tutto il resto del movimento nella regione del premier - la Puglia dove i 5 stelle avevano preso quasi il 50 per cento dei voti il 4 marzo scorso - si sono arresi all’evidenza del fatto che sparare promesse in campagna elettorale si può ma poi si devono fare le cose che servono a tutti e non alla propaganda.
E così, Emiliano, nella sua ostinazione No Triv, sembra diventato l’unico grillino in circolazione da quelle parti, dove la delusione anti-movimento è diventata dilagante. Ma Micheleone, fedele a se stesso, e fedele al mantra grillino di un tempo, pur essendo lui a suo modo del Pd, ha deciso di giocarsi sulle trivelle la sua partita di visibilità nazionale. Così come qualche governatore e alcuni sindaci - Leoluca Orlando è un Michelone siciliano d’alto lignaggio - se la stanno giocando sul decreto sicurezza. Emiliano supera a sinistra M5S, ecco, fa il pasdaran al posto loro e contro di loro: No Triv e Triv no pasaran, è il suo grido di battaglia. Il populismo energetico, che i governisti M5S non si possono più permettere, se l’è caricato il presidente pugliese sulle sue ampie spalle. E non ha intenzione di farsi sfuggire l’occasione per cavalcarlo. Mentre i grillini, umiliati e offesi per essere stati surclassati in eco-demagogia, così si vendicano contro di lui: <WC1>«Tutte le volte che Michele Emiliano pronuncia la parola coerenza una persona coerente muore nel mondo.<WC> <WC1>Comprendiamo la sua necessità, al termine di un mandato elettivo fallimentare, di tentare di buttarla in caciara ben sapendo che le più grandi beffe ambientali per questo territorio, dalle autorizzazioni per le trivellazioni così come Tap sono state firmate dal governo del suo partito, il Partito Democratico».<WC> Ma Michelone - che gioca a tutto campo e ha appena nominato un ex forzista e alfaniano carico di voti, Massimo Cassano, <WC1>commissario straordinario dell<WC>’<WC1>Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro<WC>, <WC1>Arpal<WC> - non si tira indietro nella sua battaglia contro il governo «traditore dei pugliesi: «Le trivelle si potevano fermare benissimo! Di Maio, come già per l’Ilva e per il Tap, <WC1>non ha il coraggio di assumere la decisione che gli compete, lasciando il cerino in mano alla Regione», che farà ricorso alla magistratura. Ma quest‘ultima, conclude Emiliano, «finirà per ribadire che il <WC>g<WC1>iudice <WC>a<WC1>mministrativo non può sindacare le decisioni dello stesso <WC>m<WC1>inistro», come avvenuto in passato.<WC>
NO COMPLOTTO<QA0>
E intanto solidarizza con i gilet arancioni, quelli degli agricoltori in piazza, il governatore pugliese. E anche questo è un pezzo di Puglia che aveva votato in massa i 5 stelle e ora protestano contro il governo e per le promesse a cui avevano creduto e vedono svanite. Gli agricoltori invocano politiche «serie» contro la xylella che uccide gli ulivi, e gridano: «Sì alla scienza, no agli stregoni». Proprio gli stregoni che consideravano un complotto parlare di xylella («Una malattia inventata», copyright Beppe Grillo) e che i pugliesi dei campi e delle città votarono convintamente. Ora è rimasto loro, forse, Emiliano. Ma non sembrano fidarsi granché di lui. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA