Treviso incidente, morte 2 ragazze. Il padre di Michele Tatani alla guida della Bmw: «Gli avevo prestato l'auto ora posso solo pregare»

Il figlio è ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Mestre

Nesret Tatani con il figlio Mikele
di Giulia Soligon
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Lunedì 6 Marzo 2023, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 10:18

«Non so cosa dire. Mio figlio è in coma». È un volto distrutto quello di Nesret Tatani, padre di Mikele, il 19enne alla guida dell’auto che sabato notte si è schiantata contro un albero in via Sant’Antonino tra Motta di Livenza e Gorgo al Monticano. A bordo del mezzo, nei sedili posteriori due ragazze, morte sul colpo, e un terzo, a fianco del conducente, ora ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Mestre. Un impatto fatale che in una fulminea frazione di secondi ha spazzato via tutto: musica, risate e complicità, violentemente zittite dal nulla. Ma soprattutto ha tolto respiro a due vite. Un silenzio rotto solo da quella telefonata ricevuta in piena notte, che ha fatto balzare dal letto lui, la moglie Lori Ustameta e la sorella più piccola. Che l’avevano lasciato contento di trascorrere qualche ora con gli amici.

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LA TELEFONATA
«Non so nulla di quello che sia successo, sono stato svegliato nel cuore della notte. Sapevo solo che mio figlio era fuori con degli amici. Non so nemmeno come stia, mi hanno solo detto che è in coma». Nesret è appena tornato dall’ospedale di Treviso e ad attenderlo a casa c’è un gruppo di parenti che già dalle prime ore del mattino ha raggiunto la casa della famiglia. Occhi taciturni, sconvolti. Avrebbero voluto vedere Mikele alzarsi dal letto sorridente, felice del tempo con gli amici. E invece.
«Avevamo mangiato insieme quella sera» racconta il cugino. La serata di Mikele infatti era iniziata con una cena a casa, poi verso le dieci e mezza aveva preso la macchina del padre, una Bmw 420, per uscire con la sua ragazza, Eralda Spahillari, una delle vittime dello schianto, e raggiungere gli amici in qualche locale.

Ma senza l’intenzione di fare tardi. In programma per la domenica c’era un pranzo in compagnia e a quello non sarebbe mai mancato. Una boccata d’aria in un sabato sera, che, però non è finito come tutti gli altri.


A CASA
È difficile incrociare lo sguardo di Nesret, sfuggente, quasi come rivedesse in continuazione la sequenza destinata a cambiare per sempre la vita del figlio. «Cosa volete che dica, sono sconvolto. Ho visto due ragazze morte, una di queste era la fidanzata di mio figlio. Stavano insieme da tre anni. Non so nemmeno come riesca ancora a reggermi in piedi». Per lui ha sempre fatto tutto, perché «Mikele era un ragazzo con la testa sulle spalle, non ci ha mai dato pensieri». 
E quando la fiducia è ricambiata, si concede anche qualcosa in più. «Per fare bella figura con gli amici, il papà gli aveva prestato la macchina» spiega lo zio Ardian «sai, una di quelle auto, che si usano nelle occasioni speciali». Bella, di un nero elegante che si confonde nella notte, ma soprattutto veloce. Al punto che nell’impatto violento il tachimetro si ferma a 140 km/h. Forse una frenata, di sicuro un botto. Tremendo e stridulo.


L’AMORE SPEZZATO
Sabato sera in macchina con Mikele, seduta vicino all’amica Barbara Brotto, c’era Eralda Spahillari, la fidanzata del 19enne. I due si erano conosciuti tra i banchi di scuola, quando frequentavano il Lepido Rocco a Oderzo. Solo pochi mesi fa erano stati in viaggio a Parigi, una piccola fuga per coronare il loro amore con un abbraccio vicino alla Tour Eiffel, immortalato anche in uno scatto per i social.


LE CONDIZIONI DI MIKELE
Dopo un breve passaggio a casa, Nesret è pronto a ripartire verso l’ospedale. «Spero mi dicano altro, per il momento non ci resta che pregare». Il dramma traspare dallo sguardo. Dagli occhi nei quali ora si riflette l’immagine di un figlio, la cui vita è appesa a un filo.

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