Linea dura sugli ultrà: tifosi di Roma e Napoli 2 mesi senza trasferte

Linea dura del governo: la decisione dopo gli scontri sull'A1 di domenica scorsa

Trasferte vietate ai tifosi di Roma e Napoli per due mesi: stop dopo gli scontri sull'A1
di Michela Allegri
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Sabato 14 Gennaio 2023, 14:13 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 01:20

Un segnale forte in risposta a fatti eclatanti. Arriva il decreto ad hoc del Viminale per fermare le violenze degli ultrà, che vieta per due mesi le trasferte ai tifosi di Roma e Napoli: fino a metà marzo i supporter delle due squadre non potranno assistere in Italia alle partite fuori casa dei loro club del cuore. È stata infatti disposta la chiusura dei settori ospiti degli stadi dove le due società sportive disputano gli incontri in trasferta. Ma non solo: la vendita dei biglietti per l’accesso a quegli impianti durante le stesse partite sarà vietata a tutte le persone residenti nelle province di Napoli e Roma. Il divieto terminerà il 15 marzo: si contano cinque trasferte, tra le quali, per i giallorossi, ci sono anche i quarti di finale di Coppa Italia. C’è un unico precedente: nel 2014 lo stesso divieto venne inflitto per tre mesi ai tifosi dell’Atalanta. La stretta annunciata dal Viminale è arrivata: una dura risposta ai disordini dell’8 gennaio scorso, quando lungo la carreggiata est della A1, all’altezza di Arezzo, centinaia di tifosi di Napoli e Roma si sono fronteggiati vicino all’area di servizio Badia al Pino. 

IL PERICOLO

La decisione è stata presa «in considerazione della gravità degli episodi di violenza avvenuti», fa sapere il ministero in una nota. Il provvedimento è stato disposto dopo le valutazioni del Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive: per il Viminale esiste «il concreto pericolo che tali comportamenti possano ripetersi, con conseguenti rischi di grave pregiudizio per l’ordine e la sicurezza pubblica». 
Il ministro lo aveva ripetuto per giorni: gli scontri avvenuti domenica scorsa sull’autostrada A1 hanno bisogno di una risposta chiara e severa.

Una linea ribadita anche ai vertici della Figc e della Lega calcio durante un incontro. Gli annunci dei giorni scorsi sono stati quindi confermati, nonostante alcuni appelli a intervenire in maniera più selettiva. Il sindaco partenopeo Gaetano Manfredi, per esempio, aveva chiesto «che si penalizzassero i violenti, ma non i tanti sostenitori che seguono la squadra anche in trasferta e che non hanno nulla a che fare con chi crea disordini». Il ministro Piantedosi, al termine di un incontro del Comitato per la sicurezza a Trieste, ha però difeso la sua scelta: «Non posso non fare a meno di considerare un provvedimento generale di ordine pubblico per quanto riguarda le due tifoserie». Mentre sui disordini avvenuti in A1 è intervenuto nuovamente il ministro dello Sport, Andrea Abodi: «Chi diventa violento ed entra nella dimensione della delinquenza perde lo status di tifoso, faccio fatica a chiamarlo così perché non lo è più. Le società ne sono consapevoli, mi auguro che ci sia una collaborazione sempre più stretta affinché ci sia una netta demarcazione fra l’essere appassionato e l’essere delinquente».

GLI STRISCIONI

Un dato continua a preoccupare: l’astio tra le due tifoserie non accenna a diminuire. Basti pensare che pochi giorni fa sono comparsi nuovi striscioni a Roma che fanno riferimento alla guerriglia avvenuta in autostrada. Due in zona Tuscolana: «Se occasione ci sarà... Embè? Tutto qua?», «Sono anni che gridi vendetta, ma neanche 50 contro 300. Lascia perdere, dammi retta». Si tratta di provocazioni rivolte dai romanisti ai rivali del Napoli. La prima frase fa riferimento a un coro - «Se occasione ci sarà non avremo pietà» - intonato nel novembre 2014 allo stadio San Paolo dagli ultrà partenopei, come proposito di vendetta per la morte di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ucciso da un colpo di pistola sparato in occasione degli scontri in viale Tor di Quinto, alla vigilia della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Una vicenda per la quale è stato condannato l’ex ultrà romanista Daniele De Santis. Giovedì altri due striscioni sono comparsi a Ponte Milvio e al Colosseo. Sui fatti sta indagando la Digos, che sta analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza per individuare i responsabili delle affissioni.

GLI EFFETTI

L’elenco dei gruppi ultrà che potrebbero essere sanzionati potrebbe allungarsi, in caso di disordini. Nel frattempo si vedono i primi effetti delle restrizioni. Venerdì il match tra Napoli e Juventus si è disputato al Maradona, dove ai controlli per i prefiltraggi e i filtraggi davanti agli impianti sportivi sono state impiegate le forze di polizia invece degli steward. È stata anche disposta l’incedibilità dei biglietti acquistati, che quindi potevano essere utilizzati solo dal primo intestatario del ticket. Gli stessi controlli hanno portato al sequestro di alcuni striscioni non autorizzati: facevano riferimento agli scontri di domenica scorsa.

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