Transfobia, muore donna ma sui manifesti c'è un uomo. Luxuria e Taffo correggono il tiro in memoria di Gianna

Gianna morta ad Andria, ma sul manifesto c'è il nome da uomo. Caso di Transfobia in Puglia
di Roberta Savona
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Mercoledì 20 Gennaio 2021, 17:23

Un caso di transfobia nella città di Andria dov'è morta Gianna, una persona transgender che sui manifesti funebri è ricordata dalla sua famiglia con il nome da uomo, che non ripeteremo. La prima a denunciare il gesto è Vladimir Luxuria attraverso un tweet, raccontando quanto accaduto con l'impegno e lo sdegno per il nuovo caso di transfobia consumatosi in Puglia. Scrive Luxuria: «Muore ad Andria una persona transgender, Gianna, indigente e scartata dalla società. La famiglia decide di affiggere manifesti funebri con il suo nome al maschile (che preferisco non ripetere). Un'offesa al nome e all'identità con cui la conoscevano tutti». A Vladimir risponde Riccardo Pirrone, SMM di Taffo Funeral Services, agenzia funebre nota per la capacità di commentare la realtà con ironia, pronta a rifare i manifesti e a diffonderli viralmente sulla rete, in risposta al gesto transfobico.

Gianna era in rovina e non era mai stata accettata dai suoi familiari. Il manifesto affisso in città è una conferma di tutto l'odio e l'intolleranza che, i cosiddetti "suoi cari", avevano per lei. Sentimenti ingiustificabili, che la famiglia ha pensato bene di esprimere anche in quest'ultimo atto riguardante la sua vita. Vladimir aveva conosciuto la donna qualche tempo fa, durante un dibattito su diritti civili e omotransfobia in città. Gianna era tra il pubblico e come spesso accade al termine dei dibattiti, fu chiesto al pubblico d'intervenire. Tra le voci si alzò proprio quella di Gianna, ricordata da Luxuria al Messaggero con sincero cordoglio: «Mentre parlava era chiaro a tutti che non voleva più essere insultata. Chiedeva ascolto, una casa popolare. Sono stata colpita dalla dignità della sua persona, che non dipende dalla classe sociale ne dall'identità di genere - è qualcosa di molto più profondo, come quei suoi occhi impastati di rimmel e lacrime. Dopo il dibattito ho voluto conoscerla meglio, ho capito ch'era una persona che ne aveva passate di tutti i colori. Sentendosi rifiutata da tutti, aveva trovato rifugio nell'alcol ed oggi, purtroppo, mi è arrivata la notizia della sua morte e anche di questi assurdi manifesti funebri. Ho voluto testimoniare la mia vicinanza ad una persona "discriminata al quadrato". Per il suo orientamento sessuale ma anche perché non si può vivere in una casa senza riscaldamento, ne elettricità. Una donna scartata dalla società e molti, in questo momento, stanno piangendo "lacrime di coccodrillo"», conclude Vladimir.

Tra le migliaia di commenti al post di Taffo che ha condiviso sulla sua pagina la corretta versione del manifesto, spicca il commento di una concittadina che, conferma: «Io sono di Andria, la conoscevo e vedevo ogni giorno. Lavorando prima in una agenzia funebre, ho parlato con i miei ex colleghi e anche loro hanno avuto problemi nel fare manifesti di cordoglio, perché da parte della famiglia hanno voluto tutto al maschile. Purtroppo la famiglianon l'ha mai accettata... ed è proprio per questo che lei ha sofferto». In memoria di Gianna si esprime anche la Sindaca Giovanna Bruno, dichiarando: «La nostra città ha tante persone fragili. Fragilità di varia natura, con storie che vengono anche da lontano, diverse tra loro ma con un denominatore comune: sofferenza, solitudine, tristezza, precarietà sociale o fisica. La città a volte si indigna, a volte respinge. In alcuni casi è solidale, in altri si fa giudice. Storie di vita su cui tanti si arrogano il diritto di intervenire per sentenziare. Apprendo con tristezza che una di queste fragilità cittadine non c'è più: Gianna. Apprendo dai suoi vicini, che in silenzio tante volte l'hanno aiutata, che una brutta caduta le ha stroncato l'esistenza. Con la sua dipartita cade il muro di pregiudizi nei suoi confronti, cade la cultura dello scarto. Ma che ce ne facciamo ora che non c'è più? Quante altre Gianna la nostra Comunità conosce, di cui deve farsi carico a partire dalle istituzioni? Gianna mi ha fermato qualche giorno dopo il mio insediamento. Cercava un alloggio ma mi ha raccontato che nessuno voleva farle il contratto. Aveva un sostegno economico dai servizi sociali ma il suo cruccio era la casa. Questo ho saputo di lei, dal suo racconto. Mi sarebbe venuta a trovare, voleva parlare, essere ascoltata. Oggi, la notizia della sua scomparsa».

La Parrocchia di San Riccardo, dove si svolgeranno i funerali - alle 16 di oggi, mercoledì 20 gennaio - è in una zona isolata, come altrettanto isolati e distanziati sono i manifesti, lontani dalla chiesa.

Sulla carta quel nome non rende giustizia alla storia di una donna che non ha colpe, se non quella di aver cercato con tutte le sue forze di essere se stessa.

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