Voleva sgozzare la compagna, tunisino arrestato tenta suicidio in cella: gesto per sigaretta negata

Voleva sgozzare la compagna, tunisino arrestato tenta suicidio in cella: gesto per sigaretta negata
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Domenica 20 Ottobre 2019, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 21:27

Ha costruito un cappio con un camice e alcuni brandelli di garza. L'ha legato intorno al collo e ha cercato di impiccarsi nel 'repartinò psichiatrico dell'ospedale Molinette di Torino. Mohamed Safi, il 36enne tunisino che nella notte tra venerdì e sabato, in permesso di lavoro dal carcere, ha aggredito la compagna con una bottiglia di vetro, tentando di sgozzarla, oggi ha tentato di uccidersi. Ma non per i rimorsi: all'origine del gesto, secondo quando è trapelato, ci sarebbe stata una sigaretta che nessuno sembrava concedergli.

Tenta di sgozzare la compagna, aveva già ucciso la fidanzata. Fiorella Mannoia su Twitter: «Sembra tutto inutile»

A soccorrerlo sono stati i sanitari e gli agenti della polizia penitenziaria, che l'hanno visto riverso e privo di sensi sulla sbarra della cella. Mohamed Safi era stato arrestato per aver sfregiato la donna che lo voleva lasciare. Lei, torinese di 44 anni, aveva scoperto il suo passato: nel 2008 a Bergamo, aveva ucciso la fidanzata dell'epoca e ora stava scontando alle Vallette una pena di 12 anni. Ogni giorno, però, poteva uscire dal carcere per andare a servire ai tavoli di un bistrot di Grugliasco. Venerdì ha dato appuntamento alla compagna. Hanno litigato e lui l'ha aggredita sbattendola a terra e cercando di tagliarle la gola.

 

 

La donna è ricoverata all'ospedale Maria Vittoria con profonde ferite al volto. Uno dei titolari del locale in cui Mohamed lavorava come cameriere è andato a farle visita per condannare il gesto a nome di tutti i detenuti della cooperativa. Le condizioni della donna sono stabili. Sottoposta a un intervento durato due ore e mezza, i medici le hanno ricostruito il nervo facciale. «Solo la sciarpa ha evitato che quell'uomo mi uccidesse - ha detto ai poliziotti che l'hanno soccorsa - Mi ha sbattuta a terra e con la bottiglia cercava di sgozzarmi. Ma non è riuscito a sfilarmi la sciarpa e così ho evitato il peggio. Urlava che mi avrebbe uccisa e che poi si sarebbe ammazzato anche lui».

 

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