Cinema queer, a Torino il Pride si festeggia in streaming dopo l'emergenza Coronavirus

Dalla vita di Piero_credits Courtesy of Streeen Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
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Martedì 16 Giugno 2020, 21:14 - Ultimo aggiornamento: 21:15

Più orgogliosi di prima e senza “maschere” che nascondono l’identità. Ma impossibilitati a scendere in piazza nell’antica capitale sabauda per via delle attuali disposizioni sanitarie dopo il lockdown imposto dal Covid-19. Streeen, la piattaforma con tre “e” di pellicole indipendenti d'autore in streaming, accanto a Coordinamento Torino PrideCircolo MauriceAssociazione SunderamTrans Freedom March e Divine Queer Film Festival festeggia il Pride torinese 2020 on demand sul web. Evitando assembramenti, guanti e gel igienizzanti. Il nome del portale nasce dalla fusione dei due termini inglesi “stream” e “screen”, apparentemente opposti, che però sul sito diventano un tutt'uno mediante iniziative filmiche, proiezioni online e documentari autoriali trasmessi in rete. Il lancio è avvenuto circa un paio di anni fa nel corso della kermesse di celluloide itinerante "Bisognava muoversi-immagini altre della Torino di fine millennio: il cinema di Armando Ceste, Alberto Signetto e Alessandro Tannoia".
 

 


L’obiettivo era quello di generare un canale cinematografico indie dove produttori, registi e sceneggiatori potevano osservare e inserire lavori privi di un circuito commerciale con l’idea in cantiere di farne presto una web-tv corredata dalla relativa app per smartphone e tablet. Poiché in seguito all'emergenza Coronavirus quest'anno il Pride vedrà limitate le sue tradizionali sfilate pubbliche on the road, per l'intero mese di giugno "Streeen" ha pianificato una programmazione gratuita, regalando agli spettatori la bellezza del Cinema queer con le sue storie e i suoi amori, «perché i diritti conquistati non sono piovuti dal cielo, ma sono frutto di lotte fatte anche, e soprattutto, attraverso la cultura, quella indipendente ed impegnata», fanno sapere gli ideatori. Una retrospettiva partita con la dedica al sodalizio di Ottavio Mario Mai Giovanni Minerba, autori e attivisti che hanno scritto le pagine più importanti del grande schermo gay in Italia. Anticipatore dell'attualità, Mai comprese subito la necessità per la comunità Lgbtqi di essere rappresentata. Poeta e scrittore, militante del “Fuori!” (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano) fondato da Angelo Pezzana negli anni ‘70, con Minerba inventò nel capoluogo piemontese Da Sodoma a Hollywood, festival internazionale di film con tematiche omosessuali, oggi ribattezzato Lovers. Correva l’anno 1986. Ottavio moriva nel 1992 mentre il suo compagno Giovanni ne avrebbe raccolto l’eredità creativa e di pensiero, continuando ad essere una punto fermo e di riferimento contro le discriminazioni sessuali e di genere. Ogni venerdì nel catalogo della rassegna targata "Streeen" tanti appuntamenti da guardare. La settimana scorsa il debutto con "Dalla vita di Piero" del 1982, racconto di un giovane macellaio ventiseienne che abita insieme alla sorella e alla madre, con la quale ha un rapporto burrascoso, ed è fidanzato da tempo con la sua Tiziana. Improvvisamente incontra Mirco e il protagonista inizierà a fare chiarezza dentro di sé tramite una rappresentazione dell'omosessualità in un'immagine che non fa più paura. Forse un vestito rosa. Con "Messaggio" del 1983 uno short movie indaga sulle relazioni sentimentali che nascono con la finalità di «accettarsi e farsi accettare per quelli che siamo: belli o brutti, buoni o cattivi. Insomma noi». Il 19 giugno è il turno de "La staticità di un corpo" (1988) seguito da "Io non sono come te" (1984) e "Da Sodoma a Hollywood -Il Festival del vizio" (1989). Si prosegue il 26 con "Più vivo di così non sarò mai" del 1985 e "Partners" del 1990. Inoltre, sulla scia della “Giornata internazionale contro l’omotranslesbobifobia”, l'opera di Maria Arena "Gesù è morto per i peccati degli altri” entra a far parte della selezione su richiesta della piattaforma digitale e sarà distribuita con il cortometraggio “Metamorfosi” di Veet SandehLuciano D’Onofrio e Monica Affatato. Ecco, quindi, una finestra sul mondo transgender: dalle sex workers del docufilm di Arena, vittime della gentrificazione del quartiere catanese San Berillo in Sicilia, alla transizione inesplorata di Veet Sandeh, transfemminista e co-direttrice artistica del "Divine Queer Film Festival". Sabato 20, data fissata per lo svolgimento della "fiera" manifestazione nella città di Torino, si va comunque idealmente in strada grazie al potere dell'immaginazione con la proiezione di "Pride 80". Un pezzo d’archivio storico realizzato dal "Fuori!" nonché testamento visivo delle battaglie per i diritti Lgbtqi nel Bel Paese che deve ancora imparare ad amare il prossimo.
 

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