Tifosi investiti a Potenza: l'accusa è di omicidio volontario. «Violenza tribale, è stato un agguato»

Tifosi investiti a Potenza: «Violenza tribale, è stato un agguato». L'accusa è di omicidio volontario
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Lunedì 20 Gennaio 2020, 19:58 - Ultimo aggiornamento: 19:59

È stato ucciso durante «un agguato teso con violenza tribale», Fabio Tucciariello, di 39 anni, il tifoso della Vultur Rionero morto ieri pomeriggio a Vaglio di Basilicata (Potenza) dopo essere stato investito dall'auto guidata da Salvatore Laspagnoletta, di 30, sostenitore del Melfi (entrambe le squadre partecipano al campionato di Eccellenza lucana). È il giudizio espresso oggi, a Potenza, dal Procuratore della Repubblica, Francesco Curcio, basato sul sequestro di mazze, tubi di ferro, bastoni e tirapugni, scoperti dalla Polizia sul luogo dell'omicidio e sui minibus che trasportavano i tifosi vulturini: «Una tribù - ha spiegato Curcio - voleva sfidarne un'altra e tutto era stato sicuramente pianificato per portare a termine l'agguato».

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Laspagnoletta, unico accusato dell'omicidio volontario, è il solo dei tifosi melfitani ad essere stato arrestato: gli altri 25 sono tutti sostenitori della Vultur e, in carcere, rispondono tutti di violenza privata, lesioni aggravate, danneggiamento e detenzione aggravata di oggetti atti ad offendere. «Sono distrutto - ha detto Laspagnoletta a chi oggi è riuscito a parlargli - ma ero terrorizzato perché la mia automobile era stata circondata da decine di facinorosi 'mascheratì e armati di bastoni». La ricostruzione dell'agguato è ormai definita: decine di tifosi della Vultur hanno deciso di aspettare pochi sostenitori del Melfi, che viaggiavano su cinque automobili (in una delle quali c'era anche un bambino), nei pressi della stazione ferroviaria di Vaglio di Basilicata.
 

 

All'arrivo delle auto, forse addirittura annunciato da una «staffetta», le prime due sono passate, la terza è stata circondata, la quarta e la quinta sono riuscite a fare marcia indietro e ad allontanarsi. Nella terza c'erano Laspagnoletta e altri due tifosi del Melfi (che non sono stati arrestati): a quel punto il 30enne ha accelerato investendo e uccidendo all'istante Tucciariello e ferendo altri due sostenitori della Vultur. Così si è compiuto un fatto che - ha detto il vescovo di Melfi, monsignor Ciro Fanelli - «non ha nulla a che spartire non solo con lo sport e con il tifo ma nemmeno con l'umanità: una violenza insensata». Oggi, a Potenza, uno dei temi all'attenzione del Comitato provinciale per l'ordine e per la sicurezza pubblica - a cui ha partecipato anche il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi - è stato il rafforzamento dei controlli nelle due cittadine per evitare eventuali azioni di ritorsione. Ma in realtà la morte di Tucciariello ha sconvolto tutti in Basilicata, fino al punto che lo stesso prefetto di Potenza, Annunziato Vardè, ha chiesto a Vultur e Melfi di valutare il ritiro dal campionato. Finora la proposta però sembra cadere nel vuoto.

Così come è tramontata ben presto l'ipotesi che i campionati regionali di calcio possano essere sospesi: «Non la diamo vinta a chi vuole inquinare il nostro che è un mondo pulito», ha detto il presidente del Comitato lucano della Lega nazionale Dilettanti, Piero Rinaldi. Intanto, il questore di Potenza, Isabella Fusiello, ha fatto notare che durante lo scontro diretto Melfi-Vultur, giocato lo scorso 1 dicembre, tutto era andato liscio anche per l'avvertimento lanciato dalla Polizia ai presidenti delle due squadre: «Non possiamo - ha detto Fusiello - distogliere gli agenti dal controllo del territorio per scortare poche decine di tifosi». E da Roma il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si fa portavoce di un sentimento comune a molti: «Senza parole, è pura follia».
 

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