Test sierologici, pressioni della Regione Lombardia per imporre prodotti Diasorin: Lega nel mirino dei pm

Test sierologici, pressioni della Regione Lombardia per imporre prodotti Diasorin: Lega nel mirino dei pm
di Michela Allegri
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Giovedì 23 Luglio 2020, 07:11 - Ultimo aggiornamento: 12:11

ROMA Conflitti d'interessi, pressioni, legami con la politica. Il sospetto è che una società sia stata favorita nell'appalto per lo sviluppo dei test sierologici per la diagnosi del Covid in Lombardia. Si tratta della Diasorin e nel mirino della procura di Pavia c'è l'accordo con la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo. L'ipotesi è che i risultati delle attività di sperimentazione effettuate dalla Fondazione siano state trasferite all'azienda piemontese, che sarebbe quindi stata favorita a discapito di potenziali concorrenti.

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Ieri sono scattate le perquisizioni della Finanza a carico di 8 indagati: il presidente della Fondazione Policlinico San Matteo, Alessandro Venturi, il dg Carlo Nicora, il responsabile del laboratorio di virologia molecolare Fausto Baldanti, il direttore scientifico Giampaolo Merlini, il direttore amministrativo Vincenzo Petronella, il direttore sanitario Antonio Triarico, l'ad di Diasorin, Carlo Rosa, e Fabrizio Bonelli, Chief Scientific Officer. I finanzieri hanno perquisito uffici e abitazioni, sequestrando agende, appunti, materiale informatico. Le ipotesi di reato sono turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e peculato. Ma nel mirino dei pm ci sono i rapporti con la Lega e i «legami politici - si legge nel decreto di perquisizione - che possono avere influito sulla scelta» della Diasorin come partner del San Matteo.

LA LEGA
I magistrati sottolineano infatti che l'azienda piemontese ha uffici nell'Insubrias Biopark a Gerenzano (Varese). E all'interno dello stesso polo «si trova la sede legale della Fondazione Istituto Insubrico il cui direttore generale è Andrea Gambini, già commissario della Lega varesina e presidente della Fondazione Irccs Carlo Besta». Gambini è anche presidente del cda della Servire, il cui unico socio è proprio la Fondazione Insubrico. Dagli accertamenti della Finanza sono emersi stretti rapporti commerciali tra Diasorin, la Fondazione Insubrico e la Servire: Diasorin è «un cliente di primo piano della Fondazione», si legge nel decreto. E proprio questi rapporti, per il procuratore aggiunto Mario Venditti e il pm Paolo Mazza, devono essere approfonditi, tanto che anche la Fondazione Insubrica di Ricerca per la vita e la Servire hanno ricevuto la visita delle Fiamme gialle.

Al centro dell'inchiesta c'è quindi l'affidamento diretto alla Diasorin della sperimentazione dei test di massa iniziata a fine aprile in Lombardia. Fondamentale per l'accordo sarebbe stata la figura del professor Baldanti. La scelta del policlinico di procedere a un accordo diretto, ignorando i tanti operanti disponibili sul mercato, per i pm sarebbe «viziata da un evidente conflitto d'interessi». Il professore, infatti, era il responsabile scientifico del progetto di collaborazione Fondazione San Matteo-Diasorin, ma era anche membro del gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità presso il ministero della Salute, che avrebbe dovuto valutare il test, e membro del tavolo tecnico-scientifico istituito dalla regione Lombardia. L'accusa di peculato - si legge nel decreto - deriva invece dal fatto che sarebbero stati usati beni - personale, laboratori, strumenti, conoscenze scientifiche e professionalità - di proprietà di un ente pubblico per «interessi di privati, anziché dell'Ente che aveva finanziato la ricerca».

Il sospetto dei pm è anche che dalla ricerca siano stati esclusi operatori con «metodologie già validate o in possesso di marchiatura Ce, a differenza di Diasorin».

Una ditta concorrente, la TechnoGenetics, aveva presentato ricorso al Tar che, evidenziando la violazione delle regole della concorrenza e dei contratti pubblici, aveva annullato il contratto e inviato gli atti in Procura e alla Corte dei conti. Una decisione che, sottolinea Diasorin, «è stata sospesa dal Consiglio di Stato». L'azienda ribadisce poi «la correttezza del proprio operato». E dice la stessa cosa il presidente dell'Irccs, Venturi: «Siamo noi che siamo stati contattati. Diasorin ha scelto il San Matteo, non abbiamo scelto noi Diasorin».

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