Terremoto, la beffa di Amatrice: niente soldi per i risarcimenti

Terremoto, la beffa di Amatrice: niente soldi per i risarcimenti
di Luca Brugnara
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Mercoledì 21 Ottobre 2020, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 19:48

Il crollo delle palazzine nel terremoto con 18 vittime e ora la beffa per i familiari: il Comune non ha in cassa le risorse per il risarcimento, a cui è stato condannato in solido. Da qui la richiesta al Governo di istituire un fondo straordinario per i parenti di chi ha perso la vita. Un problema aggiuntivo che viene sollevato da Amatrice ma che, potenzialmente, coinvolge gran parte dei piccoli comuni. Nel terremoto che la notte del 24 agosto 2016 colpì il centro Italia, le 299 vittime si registrarono tra Amatrice e Accumoli nel Lazio, e Arquata del Tronto nelle Marche. In piazza Sagnotti, ad Amatrice, crollarono due palazzine ex Iacp, con la perdita di 18 vite umane.

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IL CROLLO
Il processo per questo crollo è stato il primo ad arrivare a sentenza tra quelli che riguardano il sisma. «Lo scorso 8 settembre - ricorda l'attuale sindaco di Amatrice, Antonio Fontanella, eletto a maggio 2019 - il tribunale penale di Rieti ha emesso una sentenza di condanna relativa al crollo di due palazzine Ater di Amatrice, in seguito agli eventi sismici del 24 agosto 2016. In tale sentenza sono stati condannati in solido, oltre ai soggetti riconosciuti colpevoli, alcuni Enti pubblici, come Comune di Amatrice, Ater della provincia di Rieti e Regione Lazio, sia al ristoro delle spese di giudizio in favore delle costituite parti civili che al pagamento di una provvisionale munita di formula esecutiva.

Pur consapevoli che, per i parenti delle vittime, nessuna somma possa compensare la perdita dei propri cari, è inutile nascondere che per un piccolo Comune come quello di Amatrice, condanne con importi rilevanti possano avere risultati devastanti, anche considerando che non sono da escludere altre sentenze simili nel prossimo futuro e che l'Ente non dispone di risorse proprie per onorare tali condanne».

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La sentenza ha visto la condanna di tutti e cinque gli imputati per complessivi 36 anni. Nel dettaglio, 7 anni nei confronti di Corrado Tilesi, ex assessore comunale di Amatrice, 5 anni e otto mesi per Maurizio Scacchi, geometra della Regione Lazio-Genio Civile, 7 anni nei confronti di Franco Aleandri, all'epoca presidente pro-tempore ex Iacp della Provincia di Rieti, 9 anni inflitti a Ottaviano Boni, direttore tecnico So.Ge.Ap. Srl e infine 8 anni per Luigi Serafini, amministratore unico So.Ge.Ap. Srl. Condannati imputati e responsabili civili - appunto Comune di Amatrice, Ater e Regione Lazio - in solido tra loro al risarcimento dei danni in separata sede davanti al giudice civile. Enti e imputati sono stati inoltre condannati a liquidare alle costituite parti civili la refusione delle spese di giudizio e al pagamento, in loro favore, di una provvisionale provvisoriamente esecutiva per ciascuna delle parti civili (dai 18mila euro a 383mila euro). A questo scopo il Comune di Amatrice ha inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al commissario straordinario per la ricostruzione Giovanni Legnini una richiesta di istituzione di un fondo straordinario per questo tipo di risarcimenti e che possa manlevare il Comune di Amatrice in caso di condanna, anche in futuro. «Siamo fiduciosi - conclude Fontanella - che le Istituzioni si attiveranno prontamente per risolvere questa problematica».

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LA SENTENZA
Per i 5 imputati l'accusa era di omicidio colposo plurimo, crollo colposo, disastro e lesioni. Attraverso faldoni, carte e materiale documentale degli anni '70, le indagini sono risalite alla catena di responsabilità poi ascritte ai 5 imputati per la realizzazione finale delle due palazzine di edilizia popolare, costruite, in base alla sentenza, «senza il rispetto delle norme sismiche, prive di autorizzazione sismica del Genio civile e della certificazione di abitabilità da parte del Comune di Amatrice, in totale assenza di controlli e verifiche da parte degli enti e degli organi preposti». In aula, i familiari hanno accolto con grande compostezza la sentenza. Tra loro, Claudio Leonetti, che nel crollo perse la sorella Gloria di 18 anni, papà Mauro 51enne, la madre di 50 anni e la fidanzata Anna, oltre al cane. Per lui - assistito dall'avvocatessa Della Vigna - una provvisionale immediatamente esecutiva, ma che nel suo cuore non vale neanche un centesimo: «Il dolore - aveva commentato - ha in sé un'energia così grande che sarebbe impossibile pensare di sconfiggerlo».
 

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