Terremoto dell'Irpinia, dai ritardi nei soccorsi alla ricostruzione infinita

Terremoto dell'Irpinia, dai ritardi nei soccorsi alla ricostruzione infinita
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Lunedì 23 Novembre 2020, 09:28

La ferita del terremoto di Irpinia e Basilicata e la capacità del Paese di unirsi davanti al dramma per ricostruire. I ritardi che hanno accompagnato quell'opera, il ricordo di 3000 vittime, di 8 mila feriti, 300 mila abitazioni distrutte o inagibili, 18 comuni rasi al suolo e altri 99 devastati. Il Papa e il presidente Mattarella hanno ricordato i giorni del lutto, della disperazione e il sacrificio corale del Paese. Oggi i quaranta anni del terremoto si rievocano nelle regioni devastate con cerimonie e commemorazioni.


UN EVENTO DRAMMATICO
«Quell'evento drammatico le cui ferite anche materiali non sono ancora del tutto rimarginate ha detto Papa Francesco ieri all'Angelus ha evidenziato la generosità e la solidarietà degli italiani. Ne sono testimonianza tanti gemellaggi tra paesi terremotati e quelli del Nord e del Centro. Queste iniziative hanno favorito il faticoso cammino della ricostruzione». E di ferite parla anche il presidente della Repubblica: «Profonda è stata la ferita alle popolazioni e ai territori. Immensa la volontà e la forza per ripartire. Il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l'impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli».
Oggi in quella che è un po' la capitale del terremoto, Sant'Angelo dei Lombardi, una cerimonia limitata dalle restrizioni del covid, ma non per questo meno sentita, raccoglierà istituzioni e rappresentanti del volontariato che ebbero un ruolo centrale in quelle ore e nei mesi successivi.

Il terremoto (erano le 19,34 di una domenica novembrina incredibilmente calda e una luna piena sinistramente arrossata illuminava la sera) ebbe una magnitudo di 6.9, pari a circa il decimo grado della scala Mercalli.

Secondo le stime più accreditate causò 2.570 morti (2.914, secondo altre fonti), 8.848 feriti e circa 300 mila senzatetto. Alcuni comuni vicini all'epicentro tra i quali Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania, Castelnuovo di Conza, Santomenna, Laviano, Muro Lucano furono quasi rasi al suolo, altri gravemente danneggiati. La frattura generata nel sottosuolo dal sisma creò una faglia visibile per circa 38 chilometri.


I COMUNI
Dei 679 comuni delle otto province interessate (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) ebbero danni da disastrosi a lievi. Nelle ore successive all'evento fu il presidente della Repubblica di allora Sandro Pertini a denunciare l'esasperante lentezza dei soccorsi. Poi i decenni successivi furono segnati dalla altrettanto faticosa ricostruzione di case e infrastrutture e dal progetto di industrializzazione in montagna, con decine di nuclei industriali che sorsero in Campania e Basilicata. Se ne ricavò l'idea che l'area del danno fosse stata allargata a dismisura. Decine di inchieste giudiziarie hanno fatto luce sullo scandalo che fu definito Irpiniagate ma che andò ben oltre la provincia di Avellino. Il terremoto dell'Irpinia ha fatto nascere la protezione civile. Manca ancora invece una legislazione che uniformi gli interventi in caso di disastri naturali.

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