Tav, Parigi pronta a chiedere i danni asse con Bruxelles per andare avanti

Tav, Parigi pronta a chiedere i danni asse con Bruxelles per andare avanti
di Umberto Mancini
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Sabato 9 Febbraio 2019, 10:36
Non c'era certo bisogno dello strappo Roma-Parigi per accelerare la decisione sulla Tav. Da tempo il governo francese, come recentemente ribadito dal ministro dei Trasporti Elisabeth Borne, ha chiesto a Roma di decidere e di farlo in fretta. Del resto i transalpini, al di là del garbo istituzionale, non hanno nessuna intenzione di fare marcia indietro e, secondo i rumors, giudicano le conclusioni del dossier elaborato dalla commissione del Mit, decisamente insufficienti a rimettere in discussione la Torino-Lione. Di più. Il presupposto su cui si basa lo studio dei tecnici guidati dal prof Marco Ponti, No-Tav dichiarato, verrà smontato pezzo per pezzo. Non convince l'architrave su cui si poggia tutta l'analisi della commissione, ovvero che la tratta ferroviaria non va realizzata perché i traffici merci tra i due Paesi sono in calo. E che quindi i costi sarebbero inferiore ai benefici. Parigi è pronta a dimostrare che i flussi commerciali sono in aumento e che, in prospettiva, come chiesto anche da Bruxelles, le merci devono transitare sempre di più su ferro, una via sicura che consente di non inquinare l'ambiente, di evitare incidenti in autostrada e di sviluppare l'economia, dando un forte impulso al Pil. «E questo perché - spiega al Messaggero Mino Giachino, tra i promotori del SI-Tav e grande esperto del settore della logistica - tutti gli studi parlano di un incremento del trasporto merci tra i due Paesi, tant'è che ad oggi si è raggiunta quota 208 milioni di tonnellate, un livello decisamente superiore a quello pre crisi. E che quindi non c'è nessuna ragione tecnica per bloccare questa tendenza. Anzi, costruendo una linea ferroviaria competitiva ed efficiente, l'interscambio può davvero decollare. La domanda è forte, ma non trova sbocchi». Da qui la necessità di completare la Tav.
Parigi vuole andare avanti e si prepara, nel caso in cui l'Italia facesse marcia indietro, a chiedere i danni. E, d'intesa con la Commissione europea, a mettere in mora il nostro Paese. In ballo, come noto, ci sono almeno 4 miliardi da sborsare in caso di stop.
Senza contare il fatto che per rimettere in discussione l'opera servirebbe un pronunciamento del parlamento italiano, visto che la tratta è stata approvata da un trattato internazionale ed è considerata strategica nel sistema di reti di collegamento europeo. Debole, secondo i francesi, anche la tesi, sostenuta dalla commissione voluta dal ministro danilo Toninelli, che la Tav determini un calo del gettito delle accise per quasi un miliardo. Commissione che non ha valutato l'impatto positivo sul fronte ambientale, ottenuto trasferendo su ferro il traffico ora su Tir.
«Per me - ha tagliato corto ieri il presidente di Confindutsria Vincenzo Boccia - è facile l'analisi costi/benefici. Se apri i cantieri Lione generi 50mila posti di lavoro. A me basta, non so se a Toninelli basta questo».
 
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