Studente suicida in Puglia, 5 consigli a genitori e alunni per gestire i brutti voti a scuola

«La prima cosa che sia i genitori che gli insegnanti devono fare è assicurarsi che il ragazzo comprenda che un brutto voto viene dato solo a una singola prestazione, un'interrogazione o un compito, e alla persona in generale»

Studente suicida, 5 consigli a genitori e alunni per gestire i brutti voti a scuola
di Valentina Arcovio
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Giovedì 2 Dicembre 2021, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 11:19

«Chiariamolo subito: non è un'insufficienza sul registro scolastico a spingere un adolescente a togliersi la vita. Un cattivo voto, al massimo, può essere la scintilla che fa esplodere un malessere ben più profondo che può portare anche a gesti estremi». Lo sottolinea Antonella Elena Rossi, psicopedagogista comandata al Miur, secondo la quale l'adolescenza è una fase della vita molto delicata che richiede un'attenzione particolare sia da parte dei genitori che degli insegnanti.

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Per questo è fondamentale imparare e riconoscere i campanelli d'allarme di un ragazzo che soffre e per il quale un'insufficienza può essere vissuta come una condanna a cui non c'è rimedio, e imparare ad aiutarlo a gestire al meglio le delusioni a scuola e in generale nella vita.

E per questo l'esperta ha elencato 5 consigli utili che possono guidare i genitori nel difficile compito di supportare i propri figli nel loro percorso di studio.

1) Contestualizzare un voto
«La prima cosa che sia i genitori che gli insegnanti devono fare è assicurarsi che il ragazzo comprenda che un brutto voto viene dato solo a una singola prestazione, un'interrogazione o un compito, e alla persona in generale», dice Rossi. «Il messaggio che bisogna far passare è che un'insufficienza presa non è il voto complessivo che si dà allo studente: se si prende 2 non significa che il ragazzo vale 2. Per un adulto, genitore o insegnante, può essere scontato, ma per un adolescente no», aggiunge, sottolineando che è bene che di un adolescente a scuola venga giudicato l'intero viaggio e non solo la meta raggiunto: è più importante valutare l'impegno che il risultato. «Un concetto, questo, che purtroppo questa nuova generazione di ragazzi sembra non aver mai fatto suo», sottolinea Rossi.

2) Positivizzare le ramanzine
«Bisogna sempre tenere a mente che in un discorso di 2-3 minuti un adolescente tende spesso a prendere e ricordare solo le cose negative», spiega Rossi. «E' tipico di questa fase della vita polarizzarsi verso le cose negative. Non è un caso - continua - se gli adolescenti sono contentissimi oppure scontentissimi: vivono le emozioni al loro estremo. Consapevoli di questo bisogna fare molta attenzione a quando si parla con loro del proprio rendimento scolastico: è più facile che interpretino una ramanzina in negativo che in positivo».

3) No alle punizioni, sì agli incentivi
«Fino ai 12 anni il metodo educativo 'se sbagli ti tolgo qualcosa', come 'niente tv se rispondi male', può funzionare perché a quell'età i figli tendono a essere egocentrici, a sentirsi al centro del nostro mondo. Ma nell'adolescenza - dice Rossi - le punizioni non funzionano e rischiano di fare più male che bene. Meglio invece un incentivo del tipo 'se ti impegni al massimo a scuola allora ti sarai guadagnato qualcosa che si desidera': è un bene dare ai ragazzi un obiettivo su cui focalizzare i propri sforzi».

4) Monitorare i rapporti con gli altri
«I genitori devono stare attenti, specialmente da quando esplosa l'emergenza Covid, alle possibili conseguenze del ritiro sociale», dice Rossi. «Bisogna quindi sondare il livello di autostima del proprio figlio, cercando di fare attenzione al rapporto che ha con il cibo, con la propria immagine e con le proprie amicizie», aggiunge. Nel caso si dovessero notare atteggiamenti e comportamenti "sospetti" è bene instaurare un dialogo con il ragazzo ed eventualmente richiedere l'intervento di uno specialista che può aiutarlo a gestire il suo malessere e quindi a superarlo.

5) Lo sport
«Un segnale a cui bisogna fare attenzione in particolare è il rapporto del ragazzo con lo sport. Se il proprio figlio ha sempre praticato dello sport e improvvisamente non lo fa o non vuole fare più allora è il caso di andare a fondo», suggerisce Rossi. «Interrompere un'attività sportiva improvvisamente può essere il segnale di una grave perdita di motivazione, preludio a sentimenti depressivi che possono portare alla perdita del progetto di vita. Lo sport, oltre a tutti i benefici fisici che comporta, compresa la produzione di endorfine benefiche per la salute mentale, aiuta a focalizzare un obiettivo e di conseguenza aumenta la motivazione», conclude.

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