In Brasile si faceva chiamare Roberto Da Silva, ma sono le sue vere generalità a essere finite nelle inchieste su stati misteri italiani. Paolo Bellini, nato nel 1953 a Reggio Emilia, cresciuto all'ombra del padre Aldo, legato ad Avanguardia Nazionale. Nel 1971 l'esordio con un attentato incendiario alla sede dell'Msi a Reggio Emilia: venne fermato poco dopo facendo scoprire il piano di attribuire ai rossi quel rogo.
Dopo i primi anni in Avanguardia Nazionale, nel 1976 fuggì in Sudamerica, si ritiene protetto da elementi deviati dei Servizi. I documenti intestati al brasiliano Roberto Da Silva gli permettevano di muoversi liberamente.
Abile anche a pronunciare frasi ad effetto, come quella in occasione della prima udienza (16 aprile 2021) del processo ai mandanti della Strage di Bologna: «Come mi sento? Come Sacco e Vanzetti». Da Avanguardia nazionale agli anarchici condannati nel Usa per un delitto mai comesso.
Un omicidio Bellini lo confesso, quello del 1999: Alceste Campanile, ex Fronte della gioventù, suo amico di gioventù poi passato all'estrema sinistra. «La cosa più stupida che ho fatto nella mia vita», disse in aula a Bologna nel 2021, lui che è considerato anche un killer pagato dalla 'ndrangheta.
Durante il processo ha affrontato anche due malori e un'operazione al cuore.
«Io sono innocente, non ero a Bologna» ha detto più volte. Oggi no, non era presente alla lettura della sentenza.
«Bellini, che noi riteniamo presente in stazione a Bologna il 2 agosto, è stato un killer di Avanguardia Nazionale. Un killer protetto dai servizi segreti, a partire dall'omicidio di Alceste Campanile (1975, ndr)».
Palma ha poi sottolineato il ruolo di Stefano Delle Chiaie, leader assoluto di Avanguardia, "e confidente di Federico Umberto D'Amato. Anzi - ha posto l'accento Palma - tra i due c'era una convergenza strategica, che va al di là del fenomeno del confidente. Ed era noto in ambienti politici e giornalistici che D'Amato manipolava Delle Chiaie". Palma è tornato poi a soffermarsi sulla figura di Sergio Picciafuoco, criminale legato all'estrema destra, presente in stazione la mattina della strage, affermando che "Picciafuoco è colpevole ma è un colpevole non punibile", in quanto già assolto in via definitiva dall'accusa di aver partecipato all'attentato.