Stefano Puddu, il caso misterioso dell'uomo trovato senza vita a Budapest. Il padre: «Noi avvisati dopo 11 giorni»

I pm di Roma indagano per omicidio colposo e furto. Accertamenti anche sull'Ambasciata

Stefano Puddu, il caso misterioso dell'uomo trovato senza vita a Budapest. Il padre: «Noi avvisati dopo 11 giorni»
di Valeria Di Corrado
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Venerdì 6 Gennaio 2023, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 15:29

Hanno saputo che il loro figlio di 37 anni era morto, a Budapest, dopo circa due settimane dal suo decesso. Da quel momento i genitori e la sorella di Stefano Puddu si sono ritrovati catapultati in un girone infernale. Perché, oltre a dover metabolizzare il dolore per un lutto così precoce e inaspettato, i familiari del giovane originario di Quartu Sant'Elena (in provincia di Cagliari) hanno dovuto aspettare altri dieci giorni prima di poter riabbracciare la salma del loro caro, lottando con quello che hanno percepito come un atteggiamento ostile da parte dell'Ambasciata italiana. Una trafila anche per sapere che era morto per una meningite batterica, causata - sostengono i familiari - da un'otite non curata bene dai medici ungheresi. Dopo aver presentato lo scorso 30 novembre un esposto alla Procura di Roma, il pm Giulia Guccione ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e furto. Non solo, i parenti della vittima hanno chiesto al ministero degli Esteri di fare degli accertamenti sui comportamenti tenuto da alcuni dipendenti dell'Ambasciata in Ungheria, ventilando ipotesi (tutte da accertare) di abuso e omissioni di atti d'ufficio.

LA TRAGICA SCOPERTA

Stefano si era trasferito a Budapest nel 2020, dove aveva fondato una sua società: Ecompartner. L'ultima volta che ha visto i genitori è stato lo scorso agosto, quando era tornato in Sardegna per le vacanze. Tutte le domeniche, comunque, li chiamava. Il 2 ottobre la madre e il padre hanno ricevuto dal ragazzo l'ultima telefonata. La domenica successiva, infatti, Stefano non li ha contattati, ma loro non si sono allarmati più di tanto perché altre volte era capitato che fosse impegnato per motivi di viaggio o di lavoro. Quando, però, anche domenica 16 ottobre il telefono del figlio ha squillato a vuoto, hanno capito che c'era qualcosa che non andava. Il 27 ottobre il padre del ragazzo - dopo ormai 15 giorni che non riceveva più sue notizie - ha chiamato tutti i numeri dell'Ambasciata italiana a Budapest, «senza ricevere dagli organi consolari alcuna risposta», si legge nell'esposto presentato alla Procura dalla famiglia Puddu, per il tramite dell'avvocato Rita Tenerelli.

Solo il giorno successivo, dopo aver ricevuto una mail dall'Ufficio consolare, i carabinieri della caserma di Quartu Sant'Elena si sono presentati a casa dei genitori del 37enne spiegando che l'indomani sarebbero stati contattati dal comandante. In preda all'ansia, e temendo il peggio, i coniugi si sono precipitati in caserma e lì hanno tragicamente appreso che il figlio era morto il 17 ottobre (anche se molto probabilmente il decesso risale a tre giorni prima). Per conoscerne le cause, hanno dovuto aspettare altri cinque lunghi giorni. Prima è stato detto loro che Stefano era morto per un infarto, poi per un incidente stradale.

Una volta volati a Budapest, un addetto consolare ha chiesto alla coppia se il figlio si drogasse o fosse un alcolista, per poi insinuare che avesse dei nemici che potessero essersi vendicati per presunti debiti pregressi. Tutto questo sulla base di mail anonime in inglese che il funzionario aveva detto di aver ricevuto. In realtà, come hanno scoperto successivamente i signori Puddu, quelle mail le aveva inviate una vicina di casa che, non sentendo Stefano da giorni, aveva contattato la polizia, che a sua volta aveva ritrovato il cadavere del ragazzo nel suo appartamento la sera del 17 ottobre. E lì c'erano anche i suoi documenti che avrebbero potuto consentire all'Ambasciata di avvisare sin da subito la sua famiglia.

Nell'esposto i genitori, oltre a questi immotivati ritardi, denunciano il furto dell'orologio e del portafoglio del figlio, e sostengono di essere stati anche indotti dall'addetto consolare a scegliere una determinata agenzia funebre. Tutte circostanze che hanno allegato alla richiesta inviata alla Farnesina con cui hanno chiesto di avviare un'istruttoria interna.

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