Lo stalker è pericoloso come un mafioso, sarà sorvegliato speciale: a Milano il primo provvedimento

Gli stalker pericolosi come i mafiosi: prima condanna a Milano Ecco le misure previste
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Venerdì 12 Ottobre 2018, 20:11
Un presunto stalker può essere equiparato ad un presunto mafioso e gli può essere applicata la misura della sorveglianza speciale per pericolosità sociale, che prevede prescrizioni come l'obbligo di tenersi a distanza dalla vittima, anche in assenza di una condanna di primo grado, perché bastano i «gravi indizi di colpevolezza». È il principio stabilito con un provvedimento della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, per la prima volta in Italia sulla base della riforma del 2017 del codice antimafia e con riguardo al caso di un filippino accusato di atti persecutori sull'ex compagna.

L'uomo, 25 anni, era stato arrestato a febbraio per aver sottoposto l'ex fidanzata di 28 anni ad una serie di violenze fisiche e psicologiche, non sopportando il fatto che lei avesse deciso di troncare la relazione e in un «crescendo di brutalità», dalle botte fino «alle minacce di morte» con un coltello. In più, la donna avrebbe subito anche aggressioni sessuali in una «situazione resa ancora più pericolosa dalla presenza di un minore, figlio della donna, che potrebbe trovarsi», sottolineano i giudici, anche ad assistere alle violenze.

Per il Tribunale, dunque, per casi del genere ben venga l'ampliamento, deciso per legge un anno fa, delle misure di sorveglianza previste dal codice antimafia anche per gli stalker, anche se solo imputati, per andare a bloccare «i comportamenti persecutori, assillanti e invasivi della vita altrui di cui sono vittime soprattutto, ma non esclusivamente, le donne». Così il filippino, hanno stabilito i giudici Roia-Tallarida-Pontani, per un anno e mezzo non potrà allontanarsi dal suo luogo di «dimora» senza autorizzazione, dovrà tenersi ad almeno 1 km di distanza dalla ex e si dovrà allontanare subito se la incontrerà per caso.

Non potrà telefonarle o mandarle messaggi. Una misura, proposta al Tribunale dal questore di Milano Marcello Cardona, che vale indipendentemente dalla custodia cautelare già applicata all'uomo, che è ai domiciliari. Il difensore Alessandro Malvezzi aveva proposto una questione di illegittimità costituzionale che riguardava proprio «la irragionevolezza dell'ampliamento» delle norme del codice antimafia allo stalking. I giudici nel decreto spiegano, però, che «in un Paese dove circa un quarto degli omicidi volontari riguarda casi di femminicidio» e dove «il 77% delle vittime del delitto di atti persecutori risultano di sesso femminile, non appare certamente irragionevole o irrazionale, su un piano di lettura costituzionale, l'avere introdotto da parte del legislatore un ulteriore strumento di tutela sociale».

Lo stalking, tra l'altro, scrivono, è «pericoloso» anche per le persone «legate da relazioni affettive o di altra natura» con la vittima.
Apprezzamento per la decisione è stato espresso da Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputato di FI, che si augura che il decreto venga preso «ad esempio da molti altri magistrati». E l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione avvocati matrimonialisti, parla di un orientamento dei giudici «rivoluzionario».
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