Liquidazione coatta per la Karibu, schiacciata da una montagna di debiti, e scioglimento per il Consorzio Aid, a causa di «irregolarità non sanabili». Il colpo di grazia per le due cooperative di Latina dei familiari del deputato Aboubakar Soumahoro arriva proprio nell'Aula di Montecitorio, dove l'ex sindacalista dei braccianti è entrato meno di due mesi fa, dalla voce del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Che si dice pronto a passare dalle parole ai fatti, nominando «i liquidatori».
La rabbia dei sindacati: pagate gli stipendi
E mentre la Procura di Latina si appresta a chiudere le indagini, i sindacati si rivolgono al prefetto: faccia avere ai lavoratori gli stipendi che gli spettano.
L'invio degli ispettori
E c'è, infine, il capitolo relativo al ministero di Urso stesso, il Mimit, che vigila sulle cooperative e che ha subito inviato gli ispettori. Da Aid hanno bussato il 28 novembre e hanno trovato «irregolarità non sanabili nel merito all'assenza di un reale e autentico scambio mutualistico e l'assenza di partecipazione dei soci alla vita democratica e alle decisioni dell'ente». Inoltre, ha spiegato ancora il ministro, «è stata accertata la natura di cooperativa e non di consorzio» perché «non risulta espletare attività di coordinamento di cooperative collegate». Aid va dunque sciolta, è la conclusione degli ispettori. Per quanto riguarda Karibu, in prima battuta gli ispettori del Mimit hanno trovato i locali chiusi. È partita una diffida e solo a quel punto sono riusciti ad avere accesso alle carte. «Si è conclusa ieri l'istruttoria, culminata con la proposta di messa in liquidazione coatta amministrativa per eccessivo indebitamento. Mi appresto dunque a nominare i commissari liquidatori», ha concluso Urso aggiungendo che anche dal suo ministero «risultano aiuti concessi dal Fondo di garanzia per le Pmi per un totale di circa 55 mila euro per il 2020 e circa 55mila euro per il 2021».
Il maxi debito
Un rigagnolo rispetto al fiume di circa 60 milioni di euro in totale che sarebbe arrivato nelle casse delle due cooperative in circa vent'anni di attività. E la sola Karibu avrebbe un debito con l'erario di circa un milione di euro. Un flusso di denaro che ora è sotto la lente della Guardia di Finanza, per capire se parte di quei fondi sono stati dirottati altrove e non nelle tasche dei dipendenti. Al sindacato si sono rivolti in 26, per un totale di circa 400 mila euro di buste paga non saldate. Le coop si sono finora difese sostenendo di essere a loro volta 'vittimè dell'insolvenza degli enti locali, e per questo non sarebbero riuscite a pagare gli stipendi. Motivo in più, il ragionamento della Uiltucs di Latina che dalla scorsa estate ha preso la difesa dei dipendenti, per sedersi tutti attorno a un tavolo e dare ai lavoratori il dovuto. Oggi il segretario provinciale Gianfranco Cartisano ha scritto ufficialmente al prefetto perché convochi urgentemente tutti gli enti, tra cui i Comuni di Latina e Roccagorga e la Regione Lazio, che «hanno attivato progetti a favore» delle due cooperative, che peraltro utilizzavano, si legge, «in maniera promiscua il personale a prescindere dalla stazione appaltante e dal progetto interessato». Tutti gli stipendi non pagati ai lavoratori, chiede il sindacato, vengano saldati con la modalità della sostituzione del pagamento.