Skipper romana morta, tre indagati per la barca. I pm: «Omicidio colposo»

Skipper romana morta, tre indagati per la barca. I pm: «Omicidio colposo»
di Dario Sautto
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Venerdì 3 Settembre 2021, 23:56 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 01:26

È morta nella cabina mentre la barca andava a fuoco. Ci sono tre indagati per il decesso di Giulia Maccaroni, la ventinovenne originaria di San Vito Romano morta durante un incendio nel porto di Marina di Stabia. Dall’inchiesta emerge anche l’ipotesi che il motore dell’imbarcazione fosse in surriscaldamento a causa di un guasto. I nomi di armatore, comandante e titolare della società di charter che gestiva il noleggio del veliero «Morgane» sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Torre Annunziata, che ipotizza i reati di incendio, sommersione (una declinazione del reato di naufragio) e omicidio colposi.

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L’autopsia

Un atto dovuto, che servirà agli inquirenti di poter procedere con l’inchiesta e permetterà agli stessi indagati di poter nominare consulenti di parte. Il procuratore Nunzio Fragliasso e il sostituto Andreana Ambrosino hanno già individuando gli esperti che questa mattina eseguiranno l’autopsia sulla salma della giovane, mentre un altro professionista ha già effettuato un primo sopralluogo a bordo del relitto, che è sotto sequestro nel cantiere nautico accanto al porto turistico di Castellammare di Stabia.
Saranno necessari altri accessi a bordo della barca a vela per individuare con precisione luogo e causa dell’incendio, scoppiato a metà scafo, verso la prua, mentre Giulia dormiva a poppa.

Questa mattina, l’esame autoptico darà le prime certezze sulla causa del decesso della giovane hostess di San Vito Romano che, secondo le prime ipotesi, sarebbe stata asfissiata dai fumi provocati dalle fiamme, passando dal sonno alla morte senza accorgersi di nulla.

L’attenzione degli inquirenti è concentrata principalmente sulle cause dell’incendio. Ad innescare il rogo potrebbe essere stato un malfunzionamento della strumentazione di bordo che potrebbe aver causato un corto circuito. Inoltre, dai primi riscontri, pare che la barca abbia continuato a eliminare acqua dai bocchettoni, come se il motore fosse acceso e necessitasse di raffreddamento. Il tutto è avvenuto nel cuore della notte tra domenica e lunedì, quando la barca a vela era ormai ormeggiata nel porto turistico di Castellammare di Stabia da quasi dodici ore. E, soprattutto, mentre Giulia dormiva da tempo. La ragazza aveva chiesto di poter passare la notte a bordo, prima di mettersi in viaggio per alcuni giorni di ferie: era stanca dopo due mesi in mare e non se la sentiva di viaggiare quella sera. 

I filmati

Nei primi giorni delle indagini, i militari della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, guidati dal comandante Achille Selleri, hanno acquisito dodici ore di filmati registrati dalla telecamera del sistema di videosorveglianza interno a Marina di Stabia che puntava proprio sulla barca poi andata in fiamme. Dai video emergono diverse certezze per gli inquirenti. Una su tutte: nessuno è salito a bordo dell’imbarcazione insieme a Giulia, che ha cenato fuori ed è rientrata in serata, accompagnata fino alla barca da un amico. I due si sono salutati sulla banchina e lei, una volta a bordo, ha ritirato anche il ponte sul veliero. Poi, dopo aver acceso l’aria condizionata, Giulia ha scelto di dormire a poppa in una delle cabine per gli ospiti, perché quella per l’equipaggio non era climatizzata. Una scelta che potrebbe aver accelerato la morte, visto che nel ricambio dell’aria il monossido di carbonio potrebbe aver velocemente sostituito l’ossigeno mentre lei dormiva. 

Tra gli elementi al vaglio degli inquirenti ci sono le dotazioni di sicurezza a bordo dell’imbarcazione da diporto da 22 metri: se fosse stata due metri più lunga, le normative sarebbero state completamente differenti. Il veliero era rientrato a Castellammare dopo sei ore ininterrotte di navigazione intorno alle 16 di domenica. Gli otto ospiti che avevano prenotato la vacanza in Sicilia erano sbarcati, avevano salutato l’equipaggio ed erano andati via. Durante il viaggio era stato necessario il supporto di un altro comandante poiché il mare era leggermente mosso. L’incendio è scoppiato intorno alle 3,30, quindi quasi dodici ore dopo l’approdo, e nessuno a Marina di Stabia sapeva che Giulia fosse a bordo.

 

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