Sisma, lo scandalo macerie: «Tonnellate ancora in strada»

Sisma, lo scandalo macerie: «Tonnellate ancora in strada»
di Italo carmignani
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Mercoledì 6 Marzo 2019, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 17:54
dal nostro inviato
MACERATA Appena un passo indietro rispetto agli effetti del terremoto, poté la ricostruzione. Quella del dopo sisma, quella lasciata ancora appesa al recupero delle macerie, alle casette con la muffa e i pavimenti marci, ai tempi biblici, alle pratiche per riavere una casa in equilibrio lungo il palo scivoloso della burocrazia. Pare la retorica del lamento, virtù tutta italica, ma è la pratica del quotidiano. Talmente vera che l'ultimo, assurdo capitolo legato a quanto le scosse del 2016 hanno staccato da case, chiese, scuole e le anime dei residenti, è rimasto a ancora a terra a dimostrare un mezzo fallimento. Il paragrafo arriva da Norcia, dove l'Italia incrocia l'Europa in virtù del suo patrono, san Benedetto. E fa così: una mancata firma paralizza 50mila tonnellate di macerie tra la stessa Norcia, Cascia e Preci, le città umbre del sisma. Ma nelle Marche non va meglio: all'inizio dell'anno, la mancata proroga della legge per la lavorazione delle macerie aveva fatto tremare tutti. Poi la situazione è rientrata, ma solo sulla carta, perché ancora si soffre dei tempi lunghi dei permessi. Solo il Lazio batte tutti, in virtù dell'effetto Amatrice.

TRE MESI PER FIRMARE
Rispetto a Norcia e il suo problema, occorre tornare indietro a dicembre, quando è scaduto il contratto di servizio con Valle Umbra. Dopo avere già rimosso altre 100mila tonnellate di detriti, i sindaci dei comuni più colpiti del cratere attendevano il via libera alla proroga, ovvero alla possibilità di continuare a rimuovere le macerie nonostante siano scaduti i termini per farlo. Passa un mese, ne passano due fino ad arrivare a oggi e scoprire che per muovere la montagna di pietre e polvere serve una firma, quella di Piero Farabollini, il nuovo commissario straordinario per la ricostruzione, voluto dal vicepremier Di Maio in persona. Farabollini, però, che pare rispettare in pieno i tempi della sua professione di geologo, non ha ancora deciso di siglare il provvedimento. E le 50mila tonnellate di macerie pubbliche restano lì, esattamente dove erano dopo le tremende scosse di agosto e di ottobre.
Se il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, ha chiesto più volte ai parlamentare umbri un loro interessamento, con una prima risposta arrivata dall'interrogazione del forzista Raffaele Nevi, nelle Marche si è mosso l'Associazione dei Comuni. Spiega il presidente dell'Anci Maurizio Mangialardi: «Anche nel recente incontro con il commissario Farabollini abbiamo ribadito che la ricostruzione è partita solo in percentuali non significative per la complessità delle procedure che complica qualsiasi azione, chiedendo di risolvere il problema della perimetrazioni e delle macerie che affliggono tutti i sindaci del cratere». E per farsi ascoltare meglio Umbria e Marche andranno in processione con tutti i sindaci davanti all'ufficio del premier Conte. Quando? Prestissimo.

Diffidate invece di chi scrive di Amatrice e mette la foto del corso del paese sommerso dalle macerie, con in piedi solo la torre civica e poco altro. Non è più così che stanno le cose. Ðove c'era uno dei borghi belli d'Italia ora c'è una distesa bianca che acceca, una specie di piazza d'armi con la torre civica, quella sempre, a fare da palo. Le macerie, dunque, sono in gran parte state rimosse: tra Amatrice e Accumoli la Regione Lazio ha provveduto allo sgombero di 762 mila tonnellate di detriti. A tutto febbraio risultavano rimosse il 90% di macerie da Amatrice capoluogo, il 70 per cento dalle frazione, l'80% da Accumoli capoluogo, il 90% nelle frazioni. Resta il problema delle macerie di tipo A, quelle classificate dalla Soprintendenza perché relative a beni vincolati: c'è in piedi un accordo col Mibac per cercare di velocizzare.

L'ATTESA
Dove prima del 2016 sorgevano Amatrice, Norcia e Cascia, il problema è un altro: il nodo che non si scioglie è, paradossalmente, quello della ricostruzione privata. Nel Lazio su 2.379 pratiche aperte per danni lievi ne sono state istruite appena 510, poco più del 20%. Peggio ancora va per i danni pesanti: appena 124 le richieste di contributo a fronte delle 6.245 attese. «Su quasi 9000 immobili da riparare o ricostruire siamo a 600 domande presentate: un dato allarmante», aveva detto Nicola Zingaretti il 18 febbraio a Rieti. «Scriveremo ai cittadini e gli chiederemo di fare presto a fare le domande: c'è tempo fino a giugno per i danni lievi e fino a dicembre per quelli gravi». Speriamo non si arrivi all'anno che verrà.

(ha collaborato Ilaria Bosi)
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