Morto in un incidente Simone Cantaridi, 21 anni fa sterminò la famiglia a Piombino

Nel 1999 uccise moglie, figlia e sorella. Dopo il carcere, la laurea in teologia
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Martedì 14 Aprile 2020, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 19:48
Ventuno anni fa esatti, la notte tra il 13 e il 14 aprile 1999, massacrò la famiglia. Aveva 25 anni. La sua auto è finita contro un albero, in via Firenze alla periferia di Prato. Così ieri è morto Simone Cantaridiautore della strage in famiglia a Piombino (Livorno). Uccise a coltellate la moglie 24enne, la figlia di 4 anni e la sorella 27enne, poi fece esplodere la loro abitazione.

Cantaridi è morto a 46 anni finendo con la sua auto contro un albero alla periferia di Prato, città dove era rimasto a vivere dopo aver scontato parte della sua condanna nel carcere cittadino della Dogaia. Un incidente stradale, così è stato classificato nell'immediatezza quanto accaduto, quando ancora non era stata svelata l'identità del conducente, la sua tragica storia passata e quella coincidenza di date: il 14 aprile 1999 l'uomo aveva ucciso a Piombino (Livorno), dove abitava, la moglie Sabrina Martinelli, 24 anni, la loro bambina, Vanessa, 4 anni e la sorella Claudia Cantaridi, 27enne. Tutte ferite con un coltello.

Poi aveva provocato un'esplosione di gas che aveva ridotto in macerie la loro casa. Un materasso, fu ricostruito all'epoca, aveva salvato Cantaridi. Che per due giorni era stato il superstite, ricevendo le condoglianze anche da parte del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Poi un coltello macchiato di sangue rinvenuto dai vigili del fuoco fu il primo indizio di quanto in realtà era accaduto in quella casa. Cantaridi ammise quindi quanto aveva fatto, senza però mai spiegare il perchè. Ieri la sua auto, una Fiat Panda, è finita contro un albero in via Firenze, nei pressi della stazione ferroviaria di Prato, attorno alle 14.

Nessun altro veicolo coinvolto. L'uomo, la prima ricostruzione della polizia municipale, avrebbe perso il controllo della sua vettura forse per l'alta velocità. Dai primi rilievi non risulta che fosse ubriaco o avesse fatto uso di sostanze stupefacenti. Dentro l'auto nessun documento: si è risaliti alla sua identità dalla targa della macchina. La procura di Prato sta ora svolgendo accertamenti per verificare se l'uomo abbia lasciato biglietti o tracce utili a rivelare un'altra verità. Al momento però nessun elemento è stato trovato a suggerire l'ipotesi che possa essersi trattato di un suicidio.

Dal carcere Cantaridi, condannato prima a 20 anni con rito abbreviato e poi a 16, con il riconoscimento della seminfermità, era uscito nel 2009 grazie alla buona condotta e all'indulto.
Una volta libero aveva trovato lavoro in un supermercato e si era anche sposato, nel 2012. A celebrare il matrimonio il cappellano del carcere, don Leonardo Basilissi, che l'aveva anche aiutato a laurearsi in Teologia durante la reclusione. «Da quando è uscito dal carcere sino a quando si è sposato - ricorda il religioso - è stato ospite a casa mia. Era un ragazzo estremamente sereno per come io lo conoscevo, sono sconvolto. Anche a me ha fatto riflettere la data del suo incidente, ma ultimamente lo sentivo poco: era sempre venuto a trovarmi con la moglie ma a questo Natale era venuto solo».


 
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