Silvia Romano, caccia a tre somali: presi 14 complici dei rapitori della volontaria

Silvia Romano, caccia a tre somali: presi 14 complici dei rapitori della volontaria
di Valentina Errante
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Venerdì 23 Novembre 2018, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 13:09

Tre ricercati, tre rapitori somali. È affidato alle parole di un testimone il destino di Silvia Costanza Romano, la giovane cooperante milanese sequestrata in Kenya due giorni fa. L'operazione di polizia, che ieri ha portato a 14 fermi, è stata rilanciata dai media locali, ma la verità è che al momento non ci sarebbe nessuna traccia delle persone che, armate di kalashnikov, si sono presentate nell'orfanotrofio di Chakama, il piccolo villaggio a circa 90 chilometri da Malindi, aprendo il fuoco a caccia «dell'italiana». C'è di certo la volontà delle autorità locali di attribuire alla delinquenza comune il blitz, escludendo gruppi legati alla jihad per il timore che un fatto così eclatante possa incidere sul turismo e sull'economia locale. L'Italia è pronta a trattare, ma il timore è che le tracce portino nella Somalia dei fondamentalisti islamici al-Shabaab. Anche attraverso passaggi in mani diverse, perché quella ragazza rappresenta una merce preziosa, che può essere venduta.

TRE RICERCATI
Gideon Sabuti, il vicegovernatore di Kilifi, la contea dove è avvenuto il sequestro, parla di «caccia all'uomo» alla ricerca dei rapitori di Silvia. I pattugliamenti si estendono anche le contee limitrofe, anche quelle ai confini sono coinvolte nell'«allerta». Il riferimento implicito è alla Somalia, perché, secondo i media locali, un testimone oculare, Churchill Otieno Onyango, ha riferito fra l'altro che «i tipi che si sono avvicinati alla zona erano tre somali: due con armi da fuoco e uno senza». La polizia locale è sotto pressione perché si tratta del primo rapimento di uno straniero in Kenya, dopo il terribile biennio 2011-2012. Il più diffuso giornale del Kenya, Daily nation, ha riferito di quattordici fermi, ma nessun dettaglio dell'operazione è stato fornito. In particolare, la polizia sta cercando un uomo che aveva affittato una camera a due sospetti scomparsi dal momento del sequestro. Il quotidiano fornisce anche il nome: Said Abdi Adan, residente della contea di Tana River (a nord-ovest di Malindi) che aveva preso una casa in affitto per poi ospitare due persone. Sono spariti tutti lasciando a casa le loro cose, ha raccontato al giornale il proprietario dell'immobile. La pista che porta nelle campagne desertiche della Somalia dove sono annidati gli al-Shabaab, oltre che dai media locali, è evocata da un testimone oculare che ha definito «somali» i rapitori. In assenza di rivendicazioni, la polizia sottolinea di non avere indizi concreti sul movente del rapimento: alcuni testimoni dicono di aver visto i sequestratori cercare denaro, altri che abbiano puntato fin da subito la ragazza italiana.

L'ITALIA
Nel nostro paese, la cautela è grandissima. Il nuovo governo non cambia linea, rispetto alle scelte assunte da altri esecutivi in occasione di sequestri, l'ultimo ben 6 anni fa. Gli 007 italiani sono in queste ore alla ricerca di una prova che la 23enne sia ancora in vita, come avviene in questi casi. Un file audio o un video che confermino che la cooperante sia in buone condizioni e che possa essere avviata un'eventuale trattativa per la sua liberazione. La famiglia ha chiesto il silenzio stampa auspicando solo «Silenzio e pace, speranza e forza»: la sorella maggiore, Giulia, ha fatto sapere che «non condivideremo nessuna informazione finché Silvia non sarà a casa. Non siamo una famiglia cui piace stare in tv o sui giornali». Intanto il popolo del web impazza: da un lato chi inveisce contro la ragazza sostenendo che «se l'è andata a cercare», dall'altro, chi si incattivisce contro l'editorialista del Corriere Massimo Gramellini, reo di toni «paternalistici e misogini».

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