Silvia Romano è tornata a Milano, l'applauso per il suo ritorno a casa: Sto bene, rispettate questo momento. La Cei: è nostra figlia

Silvia Romano è tornata a Milano, l'applauso per il suo ritorno a casa: Sto bene, rispettate questo momento
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Lunedì 11 Maggio 2020, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 06:21

Silvia Romano è tornata a casa. La cooperante milanese di 24 anni rapita in Kenya nel 2018 e liberata due giorni fa, è arrivata a casa sua in via Casoretto a Milano. Con lei ci sono la mamma e la sorella. Silvia è stata accolta dall'applauso di vicini e operatori che la aspettavano davanti all'ingresso di casa sua. «Sto bene, rispettate questo momento» sono queste le parole raccolte dalle telecamere e dai giornalisti che attendevano.

Dalle prime ore dell'alba, nonostante la pioggia, sono molte le persone, tra cui molti giornalisti, che aspettano il rientro in città della cooperante milanese. A bordo di un suv grigio, scortata da carabinieri e polizia, la 24enne indossava un tradizionale vestito delle donne somale e si è tolta per un momento la mascherina mostrando un sorriso per poi entrare nel palazzo dove risiede la madre.

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Prefettura valuta tutela dopo insulti social. Si valuta il tipo di tutela, fissa o mobile, a cui verrà sottoposta Silvia Romano. È quanto si apprende da fonti delle forze dell'ordine. La ragazza è stata oggetto sui social di critiche e anche, più e meno pesanti, per la scelta di convertirsi all'Islam. È attesa la decisione della Prefettura. Silvia Romano dovrà stare 14 giorni in isolamento domiciliare secondo le disposizioni per il contenimento del coronavirus.

La Turchia: 007 si sono occupati della vicenda da dicembre 2019. I servizi segreti turchi del Mit hanno iniziato a occuparsi della vicenda di Silvia Romano su richiesta dei colleghi italiani già dal dicembre dello scorso anno. Lo riferiscono fonti di sicurezza di Ankara all'agenzia statale turca Anadolu, che nelle scorse ore aveva diffuso una foto della ragazza subito dopo la liberazione con indosso un giubbotto antiproiettile con uno stemma turco.

La Cei: è nostra figlia. «Tutti, in questo momento, la sentiamo nostra figlia»: il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha parlato così di Silvia Romano. Lo ha fatto intervistato dal sito Umbria24. «Una nostra figlia che ha corso dei pericoli enormi, che ha avuto coraggio e forza d'animo» ha aggiunto l'arcivescovo di Perugia.

La onlus Africa Milele: Silvia era controllata. «Nel tempo in cui Silvia è stata rapita non ho mai smesso di indagare. Ho scoperto che Silvia era controllata: sospetto che alcuni componenti del commando abbiano dormito vicino alla nostra casa pochi prima del rapimento». A parlare è Lilian Sora, fondatrice di Africa Milele onlus, l'associazione di volontariato con cui Silvia è partita. 
 

Il diario e i carcerieri





Il suo diario è rimasto nelle mani dei rapitori. È rimasto nelle mani dei rapitori il diario su cui Silvia Romano descriveva i giorni della sua prigionia in Somalia. In base agli elementi forniti dalla giovane nel corso del colloquio con gli inquirenti, durato oltre 4 ore, la ragazza è stata tenuta in ostaggio sempre dallo stesso gruppo terroristico islamista Al Shabaab dopo essere stata ceduta dal commando armato formato da otto persone che l'aveva prelevata in un centro commerciale in Kenya nel novembre del 2018.

 

La svolta a Roma con il varo della task force italo-keniana



Il più diffuso giornale keniano, il Daily Nation, individua in un incontro fra inquirenti del luglio dell'anno scorso a Roma e nella formazione di una squadra investigativa congiunta italo-keniana il momento che ha «spianato la strada» alla liberazione di Silvia Romano. «Un incontro a Roma nel luglio dell'anno scorso fra il direttore della Procura pubblica (Dpp)» (il procuratore generale keniano) Noordin Haji e quello «delle Indagini criminali (Dci) George Kinoti e alti responsabili della Giustizia dall'Italia spianò la strada al salvataggio di Silvia Romano», scrive l'edizione cartacea del quotidiano titolando «Dentro il salvataggio segreto della cooperante italiana». «L'incontro concordò che una squadra speciale di polizia antiterrorismo da Roma doveva venire in Kenya per aiutare nelle indagini, che sarebbero rimaste nelle mani della Dci. È stata questa squadra che ha scoperto che Romano era stata portata in Somalia e furono avviati immediatamente sforzi per contattare i suoi rapitori», scrive ancora il Daily Nation ricordando che all'incontro presero parte l'allora procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, e il pm titolare del procedimento, Sergio Colaiocco. Nell'articolo si sostiene che «una combinazione di errori ritardi da parte del governo keniano nelle ore successive al rapimento di Romano consentirono ai sequestratori di portarsi a Garissa prima di passare in Somalia»: la polizia arrivò sul posto «due ore dopo il fatto» e un veicolo militare fu dislocato in aiuto alle ricerche solo «il giorno dopo a mezzogiorno». 


 
 
  

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