Siccità, sì allo stato di emergenza: fiumi osservati speciali

Le maggiori criticità in Piemonte, Emilia, Lombardia, Veneto e Umbria

Siccità, sì allo stato di emergenza: fiumi osservati speciali
di Gianluca De Rossi
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Giovedì 23 Giugno 2022, 06:31

La situazione legata alla siccità, con la conseguente crisi dell'acqua, resta critica in gran parte d'Italia e le (poche) piogge delle ultime ore al Nord non hanno portato beneficio ai campi ormai arsi e ai fiumi in secca. E le Regioni chiedono non solo lo stato di emergenza, ma che il governo intervenga subito costituendo una cabina di regia che coinvolga i ministeri delle Politiche agricole e della Transizione ecologica, e poi territori, consorzi di bonifica, Autorità di bacino e anche l'Enel (per le dighe di ritenuta degli impianti idroelettrici), in grado di trovare soluzioni immediate per evitare che i danni all'agricoltura e le limitazioni alla popolazione aumentino, intervenendo sui bacini idroelettrici, sui fiumi e sui laghi. Siccità estrema che minaccia la sicurezza del cibo, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Timmermans. Le Regioni ieri si sono confrontate con la protezione civile, incassando il sì alla dichiarazione dello stato di emergenza, stilando tuttavia quei criteri che ne stabiliscano per i territori l'accesso, che vanno dalla portata dei fiumi alla capacità degli invasi, e che già oggi vedono rientrare nello stato di emergenza le Regioni del Nord attraversate dal Po, fiume in grande sofferenza, come Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ma anche l'Umbria, con il lago Trasimeno che continua a scendere.

«È stata assicurata la massima disponibilità del governo per la dichiarazione dello stato di emergenza - ha detto il sottosegretario alle Politiche agricole Francesco Battistoni al question time in Commissione Agricoltura della Camera sulla questione siccità -, delegando la protezione civile ad avviare una specifica azione ricognitiva con le Regioni.

In tale contesto, sono state individuate una serie di azioni strutturali, programmatorie e risarcitorie».

Protezione civile che con le Regioni sta valutando i parametri tecnici per definire le azioni che seguono alla dichiarazione dello stato di emergenza, ha detto il capo della protezione civile Fabrizio Curcio: «Ricordiamoci che lo stato di emergenza serve a fare delle cose, per questo stiamo definendo le attività, una serie di azioni che vanno fatte». Curcio ha fatto anche il punto sullo stato delle criticità legate alla siccità: «Non piove da settimane, i fiumi sono in grossa dismissione, il cuneo salino nel Po arriva addirittura a decine di chilometri. E le tendenze non sono positive. Per le prossime settimane non ci attendiamo un'inversione di tendenza dal punto di vista meteorologico. Ci attendono ancora periodi di siccità».

I governatori

«Siamo stati la prima Regione d'Italia ad avanzare la richiesta dello stato di emergenza e di calamità naturale - ha detto il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio -. Adesso tutte le Regioni del Nord hanno seguito questa istanza. È necessario che ci sia una regia commissariale da parte del governo perché dobbiamo ottenere due cose: lo stanziamento di risorse per i danni all'agricoltura ed evitare che i danni aumentino, cioè, intervenire sui bacini idroelettrici sui nostri laghi per trovare soluzioni immediate». A Cirio ha fatto eco Attilio Fontana, ricordando come la Lombardia già da due mesi abbia posto in essere una serie di interventi che cercano di mantenere l'equilibrio tra le esigenze idropotabili e le esigenze di irrigazione. «Bisogna guardare avanti con interventi strutturali che sono necessari e improcrastinabili - ha detto Fontana -. Si dovrà intervenire magari con i fondi del Pnrr».
Nel frattempo il presidente del Lazio Nicola Zingaretti ha firmato il decreto crisi idrica che proclama lo stato di calamità regionale fino al 30 novembre a causa della grave crisi idrica, ribadendo la richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza ritenendo indispensabili misure di natura straordinaria ed emergenziale.

 

Assicurazione

Sulla siccità che sta mettendo in difficoltà il settore agricolo, cagionando danni ingenti, è intervenuto il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli: «Credo sia necessario un percorso di avvicinamento, scandito nel tempo in modo intelligente, all'obbligo assicurativo. Mentre le Regioni stanno provvedendo alla richiesta dello stato di emergenza, ritengo che stato di emergenza e calamità debbano viaggiare insieme - ha precisato Patuanelli -, perché da un lato c'è necessità di garantire che l'attività della protezione civile possa esplicarsi in modo coordinato in tutte le Regioni anche per l'abbeveraggio del bestiame per quanto riguarda l'agricoltura. In più c'è la possibilità di intervenire per la razionalizzazione degli usi idrici, ma già le Regioni e le Autorità di bacino possono farlo. Lo stato di calamità invece ci consente di superare i limiti della norma che consente di intervenire soltanto in deroga sui danni assicurabili». Patuanelli, infine, ha fatto il punto sulle colture agricole maggiormente in sofferenza per la siccità, dal mais alla soia al riso, mentre desta meno preoccupazione il grano tenero e duro.

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