Siccità, D'Angelis: «Se non piove entro quindici giorni bisognerà razionare l’acqua nelle case»

"Per l'agricoltura è già bollino rosso", dice il segretario dell'autorità di bacino per il Centro

Siccità, D'Angelis: «Se non piove entro quindici giorni bisognerà razionare l’acqua nelle case»
di Gianluca De Rossi
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Domenica 19 Giugno 2022, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 15:26

Il caldo non concede tregua e le previsioni meteo annunciano che sarà il giugno più caldo sin dal 2003, con la staffetta di anticicloni africani che farà salire la temperatura anche di notte. E senza la pioggia fiumi e laghi sono in secca, con uno stato evidente d’emergenza per l’agricoltura. «Questa situazione di caldo estremo precoce purtroppo è la novità di quest’anno», dice Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Appennino centrale, ricordando i picchi di temperatura raggiunti nel 2021, con 48,8 gradi registrati in agosto a Siracusa, in Sicilia.

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D’Angelis, quanti giorni di autonomia d’acqua resta all’Italia?
«Le regioni del Nord Ovest sono già in sofferenza, e ora anche quelle del Nord Est sono in emergenza.

Il Centro è in una situazione pre emergenziale, mentre nel Mezzogiorno il problema siccità è endemico».


Cosa significa?
«Significa che il Sud, con alle spalle diverse annate caratterizzate dalla siccità, ha molte zone che vanno verso la desertificazione».


Quali zone?
«Aree della Sicilia, ma non solo. Anche della Sardegna e della Puglia. E parte della Calabria».


Ha parlato di caldo estremo precoce...
«Siamo passati da una media di 40 giorni di emergenza all’anno a oltre 150 e questo mette in difficoltà l’agricoltura. Ci restano 10-15 giorni di riserve d’acqua per irrigare i campi».


Desertificazione e campi aridi, è necessario razionare l’acqua?
«Soffrono i campi lunga la costa, perché il cuneo salino, l’acqua salata che dal mare risale sui fiumi, in alcuni punti è di 30 km. E il sale brucia le colture in Sicilia, in Sardegna, nella Maremma e anche nel Nord Adriatico».


E a Roma com’è la situazione?
«I fiumi Aniene e Tevere hanno una portata molto ridotta. Il livello del Tevere si è abbassato di un metro, e questo si riflette sull’area costiera. Anche qui il cuneo salino fa sentire la sua morsa sui terreni agricoli, da Ostia fino al Viterbese, verso Tarquinia e poi nella Maremma toscana».


Senz’acqua soffre solo l’agricoltura o sono guai anche per le utenze domestiche?
«Per l’agricoltura è allarme rosso, per l’acqua potabile nelle case siamo in una situazione di preallarme. Se non piove a sufficienza, a luglio allora la situazione diventerà critica anche lì».


Il ministro alle politiche agricole Patuanelli dice che è inevitabile dichiarare lo stato di crisi per la siccità. E adesso cosa succede?
«Stato di crisi significa razionare l’uso dell’acqua, quindi meno pressione al rubinetto, l’utilizzo delle autobotti, l’intervento della protezione civile e la possibilità per i sindaci di emettere ordinanze per limitare l’uso dell’acqua. Ma servirebbe maggiormente uno stato di prevenzione».

 


È quanto chiederete al governo martedì durante la riunione dell’Osservatorio sugli utilizzi della risorsa idrica?
«Faremo un appello al governo perché rimoduli il Pnrr. L’acqua non può essere la cenerentola del Piano a cui viene destinato solo il 2%. Va stanziato molto di più per ragionare di nuovi invasi per trattenere l’acqua piovana. Dobbiamo stoccare l’acqua come si faceva negli anni ‘70. Oggi abbiamo perso circa il 4% della capacità che avevamo allora. Ci vuole il 20% del Pnrr, non basta il 2%».


Vede altre soluzioni per risolvere il problema della siccità?
«Sì. Va riutilizzata l’acqua di depurazione. Saremo sanzionati dall’Ue per il mancato riuso della risorsa idrica come fanno tutti gli altri Paesi europei e non solo. All’industria, ad esempio, andrebbe destinata l’acqua depurata, non quella di falda»


Per la pioggia, non ci resta che pregare come fanno i parroci nel Piacentino?
«Ora et labora, lavora e prega, ma lo Stato deve investire di più sull’acqua e rimboccarsi le maniche per risolvere il problema siccità».

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