Assolto in appello sergente degli alpini: non tentò di baciare commilitona di 19 anni sulla jeep

Assolto in appello sergente degli alpini: non tentò di baciare commilitona di 19 anni sulla jeep
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Giovedì 21 Febbraio 2019, 19:25
Sentenza ribaltata e assoluzione «perché il fatto non sussiste». Dopo una condanna in primo grado a otto mesi e ventiquattro giorni, la corte d’Appello di Brescia scagiona il sergente degli alpini Nicola Musto per avere baciato una commilitona allora diciannovenne. La ragazza, che non ha mai denunciato il superiore, aveva raccontato l’episodio in caserma e al proprio caporale che ha messo in moto la magistratura.

A BORDO DEL DEFENDER
Era l’11 luglio del 2007 quando i due militari, a bordo di una jeep, stavano svolgendo un’ispezione della polveriera di Ome. È in quell’occasione ci fu il contatto incriminato. «Non l’ho mai dato quel bacio», ha sempre sostenuto lui, che oggi ha 42 anni. Per la parte offesa — all’epoca soldato semplice, oggi caporal maggiore — quello sgradito incontro ravvicinato ci fu eccome: erano nel Defender di servizio, il sergente si è avvicinato alla commilitona e lei, come ha riferito in aula, ha tentato di proteggersi guardando fuori e alzando il bavero della giacca. «Chi si sente vessato e in pericolo chiede aiuto, la soldatessa invece non l’ha fatto», ha replicato la difesa in arringa, dopo aver depositato gli encomi collezionati dall’imputato. «Ha cercato di respingerlo fisicamente, che fosse scossa lo confermano i testimoni che raccolsero le sue confidenze», era la linea accusatoria sostenuta dalla pm Corinna Carrara, che aveva chiesto un anno e due mesi.

RICORDI SBIADITI
La caporal maggiore ha ripercorso, durante la sua deposizione al processo, le fasi di quell’approccio sgradito. Reminiscenze dapprima sbiadite - «non ricordo molto, è passato tanto tempo» - ma poi ha ripescato nella memoria parole e gesti che lei considerò sgarbo e violenza sessuale. Dai complimenti insistenti - «mi diceva che ero bellissima» - alla tappa in farmacia il giorno prima del bacio rubato, dove la soldatessa si era fatta accompagnare dal sergente per acquistare una crema, sollevando commenti di tenore eccessivo e molesto: «Te la spalmerei su tutto il corpo».

Quindi, durante l’ispezione alla polveriera, la frase: «Ti voglio baciare».
Racconta lei: «Io sono rimasta in silenzio, mi sono girata verso il finestrino e lui mi ha abbracciata e baciata sul collo. Mi stringeva e io ho cercato di liberarmi». Per la procura «non ha espresso dissenso verbale, ma ha cercato di respingerlo». Secondo la difesa, al contrario, il sergente sarebbe stato «sollecitato dalla soldatessa». I giudici di secondo grado hanno chiuso la questione assolvendo Musto dall’accusa di violenza sessuale.
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