La mostra Rubens a Genova era funzionale alla consacrazione della paternità del dipinto Cristo risorto appare alla madre e alla ipervalutazione economica che ne sarebbe derivata; invece si è trasformata in un boomerang per chi lo aveva illecitamente esportato dall'Italia. Così ieri i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova, hanno sequestrato la tela esposta a Palazzo Ducale dallo scorso 6 ottobre. Fatta passare per un'opera di un anonimo pittore fiammingo del valore di 25mila euro, è invece riconducibile alla bottega del celebre artista Peter Paul Rubens (nato a Siegen nel 1577 e morto ad Anversa nel 1640). Sotto mentite spoglie, quindi, è uscita dai confini nazionali nel 2014, per poi rientrarvi tre mesi fa con un'assicurazione da ben 4 milioni di euro. Non solo, come per miracolo nel dipinto è comparsa una Madonna in più, rispetto al disegno originario. Nell'inchiesta sono ora indagati quattro italiani con le accuse di illecita esportazione di opera d'arte, riciclaggio e autoriciclaggio.
La cronistoria
Ma facciamo un passo indietro.
La misteriosa figura
Il dipinto, datato 1612-1616, raffigura il Cristo risorto in piedi davanti a due figure femminili inginocchiate, entrambe corrispondenti alla Madonna; simili dal punto di vista compositivo, ma iconograficamente diverse. Quella in secondo piano, vestita con l'abito viola, è emersa in seguito a una radiografia sulla tela eseguita nell'ambito del restauro (probabilmente risalente al 2014) commissionato dai due mercanti d'arte indagati. Per i pittori dell'epoca erano frequenti i cosiddetti pentimenti, ossia dei ripensamenti in corso d'opera: l'artista che cambiava idea rispetto al disegno originario, lo mascherava con più strati di colore, rendendolo invisibile all'occhio umano. Il dilemma degli investigatori è capire come mai i proprietari del dipinto abbiano deciso di far tornare alla luce questa versione non conosciuta nei cataloghi d'arte. Probabilmente l'obiettivo era accrescere l'aura di mistero attorno all'opera e, di conseguenza, il suo valore. «È un problema riguardante la proprietà della tela e non la sua autenticità», ha spiegato Serena Bertolucci, direttrice del museo (parte lesa in questa vicenda). La Fondazione Palazzo Ducale aveva provveduto a inoltrare la richiesta di prestito alla proprietà. «L'attribuzione di un'opera di Rubens - sottolinea Anna Orlando, curatrice della mostra insieme a Nils Büttner - passa attraverso il vaglio degli studiosi dell'istituto di riferimento che è il Rubenianum di Anversa, la massima autorità scientifica internazionale per lo studio delle opere di Rubens». Il sequestro riporta al 2017 quando la mostra su Modigliani, sempre a palazzo Ducale, venne chiusa in anticipo perché 21 opere furono ritenute false. Il processo a carico di sei imputati è ancora in corso.