Sea Watch, il Viminale vuole la polizia a bordo. È scontro con i vescovi

Sea Watch, il Viminale vuole la polizia a bordo. È scontro con i vescovi
di Valentina Errante
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Domenica 27 Gennaio 2019, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 21:21

ROMA Nessuno scende e nessuno sale. Il porto resta ancora chiuso per i 47 migranti salvati otto coste giorni fa davanti alle coste libiche. La Sea Watch resta a un miglio da Siracusa e Matteo Salvini non arretra: «Non cambio idea», ribadisce. Anzi, mentre viene negato l'accesso a bordo ai parlamentari, il ministro dell'Interno ipotizza di far salire agenti di polizia per raccogliere prove a carico dell'equipaggio sul reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Per la procura di Siracusa, al momento, non ci sono elementi per un intervento, visto che il comandante non ha chiesto aiuto. E a farsi avanti, è ancora la Chiesa: la Cei offre la disponibilità di farsi carico dei 13 minori ancora sulla nave, nonostante il monito della magistratura che aveva sollecitato a farli sbarcare. Netta la replica di Salvini: «Ne abbiamo visti tanti di ospitati poi a spese degli italiani e di scomparsi in giro per l'Italia».

LA SITUAZIONE
La Sea Watch, da parte sua, continua a chiedere lo sbarco per i naufraghi «esausti». I 47, fa sapere, «sono ammassati in un'unica stanza, unico luogo coperto non esposto alle intemperie». Ed emergono anche storie di giovani torturati in Libia e usati come schiavi. Dopo la richiesta di ieri della Procura di Catania di far scendere i minori, oggi arriva la disponibilità della Cei, attraverso la Caritas, a farsene carico. «Il dramma che si consuma davanti alle nostre coste non può lasciarci in silenzio», dice monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei. Ma Sea Watch non accetta la soluzione: «Procedere con lo sbarco di solo una parte dei naufraghi - spiega la ong - risulterebbe traumatico per gli altri poi costretti a rimanere a bordo». Un elemento in più sul muro contro muro in atto lo fornisce il procuratore facente funzioni di Siracusa, Fabio Scavone. Dalle nave, osserva, «non hanno risposto all'offerta di aiuto fornito dalla guardia costiera che voleva portare viveri e mezzi di sostentamento». Né hanno dichiarato emergenze mediche, neutralizzando così qualsiasi possibile intervento esterno, anche della magistratura. Quanto ai minori, sottolinea il pm, è il comandante il responsabile della loro sicurezza. E se la nave dovesse ripartire, aggiunge, «bisognerà valutare se ha tutti i sistemi di sicurezza necessari per proseguire il viaggio». Tra le righe si legge così la possibilità di un blocco della nave. Una soluzione che spaventa la ong ma che soddisferebbe Salvini, per il quale la Sea Watch 3 - ultima nave di soccorso civile rimasta nel Mediterraneo centrale - è una spina nel fianco. «Stiamo valutando nelle prossime ore - annuncia - il fatto che si possa salire a bordo per acquisire tutti gli elementi utili per indagare per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina le persone che aiutano nei fatti gli scafisti».

LE REAZIONI
La mattinata si apre con una manifestazione di solidarietà nella baia di Siracusa al grido: «fateli scendere». Il sindaco, Francesco Italia, si offre: «La città è pronta ad accoglierli, continuo a ricevere chiamate di persone che intendono sostenerli». Unhcr, Unicef e Oim esprimono «grave preoccupazione». In particolare per i 13 minori. Presenti a Siracusa anche i parlamentari Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) Stefania Prestigiacomo (Fi) e Riccardo Magi (+Europa) ai quali viene impedito di salirea bordo «Un atto gravissimo, sono state negate le prerogative dei parlamentari», commentano Magi e Fratoianni. E Silvio Berlusconi critica: «Francamente non vedo francamente cosa possa svilupparsi con la discesa di 47 migranti in situazione precaria su una nave di fronte alla presenza di oltre 600mila clandestini che sono ancora in Italia che si dovevano inviare al loro Paese». Mentre il presidente del Pd, Matteo Orfini, parla di persone «sequestrate da ministri razzisti e disumani».

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