Scontri ultrà a Milano, Da Ros può patteggiare, per gli altri processo abbreviato

Scontri ultrà a Milano, Da Ros può patteggiare, per gli altri processo abbreviato
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Lunedì 18 Febbraio 2019, 22:41
MILANO Pena sotto i due anni, con la sospensione condizionale. È ciò che punta a patteggiare Luca Da Ros, il ventunenne ultrà interista finito in carcere gli scontri del 26 dicembre prima di Inter-Napoli durante i quali morì Daniele Belardinelli. L’avvocato Alberto Tucci e gli inquirenti milanesi avrebbero raggiunto l’accordo per chiudere la posizione del giovane indagato, tornato libero dopo aver collaborato con i magistrati.
ABBREVIATO
Sull’istanza di patteggiamento dovrà esprimersi, comunque, il gup Carlo Ottone De Marchi. I due capi della curva nerazzurra Marco Piovella e Nino Ciccarelli, invece, difesi dal legale Mirko Perlino, hanno scelto la strada dell’abbreviato, processo a porte chiuse e con lo sconto di un terzo sulla pena. Stessa strada imboccata, pare, anche per le altre tre persone al momento arrestate nell’inchiesta milanese, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto. Le istanze delle difese per il patteggiamento e gli abbreviati dovrebbero essere depositate domani. Nei giorni scorsi, l’aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri avevano chiesto e ottenuto per tutti e sei il rito immediato. Da Ros, finito in carcere due giorni dopo la guerriglia di via Novara insieme ad altri due ultras nerazzurri, Francesco Baj e Simone Tira, era stato scarcerato dal gip lo scorso 5 gennaio e lo scorso 11 febbraio ha anche ottenuto la revoca degli arresti domiciliari. Nel corso «di una pluralità di interrogatori», ha scritto il gip Guido Salvini, il giovane «ha dato un significativo contributo alle indagini sui fatti del 26 dicembre, consentendo di ricostruire per quanto a sua conoscenza lo scenario di quegli eventi».
I CAPI DELLA CURVA
Da Ros, già nell’interrogatorio dopo l’arresto, aveva chiamato in causa Piovella - poi finito in carcere - detto “il Rosso”, come uno dei capi dei Boys della curva interista che avrebbe impartito gli «ordini» per l’agguato contro gli ultras napoletani.
E poi aveva collaborato anche davanti ai pm e su un album fotografico mostratogli aveva riconosciuto alcuni dei partecipanti all’assalto, tra cui Nino Ciccarelli, capo dei Viking della curva, anche lui poi arrestato. Quest’ultimo è finito in carcere, lo scorso 17 gennaio, insieme all’ultrà del gruppo di estrema destra “Blood and Honor” della curva varesina Alessandro Martinoli. Per tutti e sei gli arrestati le accuse sono di rissa aggravata dalla morte del tifoso Belardinelli, lesioni nei confronti di quattro ultras napoletani e lancio di oggetti pericolosi. E per Ciccarelli c’è anche la violazione di un Daspo. I sei, tra l’altro, sono anche indagati, così come tutti gli oltre trenta coinvolti nell’inchiesta, per omicidio volontario. Una contestazione questa, però, solamente tecnica, come atto dovuto, e che non fa parte di questa tranche del procedimento.
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