Sardegna in fiamme, oltre 1.500 sfollati: l'ipotesi dei piromani

Sardegna in fiamme, oltre 1.500 sfollati: l'ipotesi dei piromani
di Umberto Aime
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Lunedì 26 Luglio 2021, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 02:21

Oltre 1.500 persone in fuga dalle case. «Qui il fuoco è dappertutto», hanno comunicato, via radio, i rangers del Corpo forestale. Circa dieci centri abitati circondati dalle lingue di fuoco, nella notte di sabato, per proseguire fino a domenica. Ventimila ettari di bosco, macchia mediterranea e pascoli distrutti. Decine e decine di animali morti carbonizzati, nelle stalle avvolte dalle fiamme. Anche gli ulivi millenari sono stati travolti, ridotti in cenere, nella vallata del Montiferru. È il cuore verde della Sardegna centro-occidentale, in provincia di Oristano, non lontano dalle splendide spiagge del Sinis e dalla piana di Mont'e Parma, culla dei Giganti di pietra, modellati dall'antico popolo dei Nuraghi.

Sardegna in fiamme, un disastro

 

Il disastro nel giorno in cui roghi sono scoppiati diverse zone della penisola con 18 interventi della Protezione civile in tutto il Paese.
LE IPOTESI
L'incendio sardo è stato devastante, e forse ad appiccare i primi focolai sono stati uno o più piromani.

Nella tarda serata di sabato, le fiamme, alte come palazzi di tre piani, hanno cominciato a saltare da un costone all'altro, spinte dal maestrale, e per nulla disposte ad arretrare nonostante i continui interventi delle imponenti forze decise a contrastarle: sette Canadair, più altri due arrivati in serata dalla Francia, 13 elicotteri, ottomila forestali. «Abbiamo paura del peggio. Siamo circondati dal disastro. Siamo prigionieri della disperazione», ha postato su Facebook il sindaco di Santu Lussurgiu, Diego Loi, poco prima delle 20 di sabato.

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Poi al tam tam, durato una giornata intera, si sono aggiunti i sindaci di Scano Montiferro, Cuglieri, Tresnuraghes, Sennariolo e di altri Comuni del circondario. Con il passare delle ore, l'allarme è scattato anche verso il Marghine, ancora più al centro della Sardegna, dove le foreste si fanno sempre più fitte e salvarle non sarà per nulla facile. «È un disastro senza precedenti», ha scritto il governatore della Sardegna, Christian Solinas, in un comunicato diffuso quando i roghi erano ancora tutt'altro che sotto controllo. Scriverà al premier Draghi, ha aggiunto, perché «una quota del Piano nazionale di ripresa e resilienza sia destinato alla riforestazione». Per cancellare quelle immagini che sono diventate virali sui social: la Sardegna centrale ostaggio del fuoco e sotto una cappa di cenere, mentre sulle coste i villaggi sono strapieni di turisti, in questo fine luglio dove sono stati sfiorati, in alcune zone, anche i 44 gradi all'ombra.
La Giunta regionale ha poi approvato in serata lo stato di emergenza, propedeutico alla richiesta di stato di calamità da parte del governo. Mentre il premier Draghi ha fatto sapere di seguire costantemente l'evolversi dei devastanti incendi esprimendo la propria piena solidarietà a tutta la popolazione colpita e il sostegno a quanti senza sosta si stanno prodigando negli interventi di soccorso.

 


È stato questo il peggior fine settimana da quando, a giugno, è scattata la campagna antincendi, con la mente che è ritornata indietro nel tempo fino alle tragedie di non molti anni fa, allora segnate da morti e feriti. Stavolta non ci sono state vittime, ma la paura ha preso il sopravvento in un attimo da quando il fuoco ha accerchiato le case agricole e poi quelle a ridosso dei centri abitati. Da qualunque punto siano partiti e qualunque criminale li abbia appiccati, gli incendi sono avanzati sui crinali, con una velocità impressionante, saltando le linee tagliafuoco, rimbalzando come palle infuocate fra le fronde di lecci e alberi da sughero. Nelle due frazioni di San Leonardo e Scano Montiferru l'aggressione degli incendi è stata totale per ore e ore, costringendo i forestali ad evacuare le case e a liberare anche trenta anziani ospiti della casa di riposo comunale.

Alla fine sono state oltre 1.500 le persone costrette ad abbandonare le abitazioni, per trovare rifugio dai parenti e nel centro di accoglienza allestito dalla Protezione civile regionale nelle palestre degli altri Comuni rimasti fuori dal cerchio di fuoco. E' stato comunque un crescendo, ora dopo ora, con il perimetro del fronte che s'è allargato fino a bloccare le strade, rendendo difficile anche il cammino dei rangers. I volontari hanno provato più volte a fermare l'avanzata delle fiamme, ma sono state ricacciati indietro dalla furia dell'incendio che ormai aveva assunto le dimensioni di una vera e propria apocalisse.
 

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