Sparatoria Sant'Anastasia, rabbia e paura nel comune vesuviano. «Spari contro una bimba, ora basta»

Una fascia di città e cittadine, da San Giuseppe a Somma Vesuviana sino alla ricca San Sebastiano, dove la violenza sta riemergendo

Sparatoria Sant'Anastasia, rabbia e paura nel comune vesuviano. «Spari contro una bimba, ora basta»
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Mercoledì 24 Maggio 2023, 19:54 - Ultimo aggiornamento: 20:02

Sant'Anastasia è un popoloso comune della cinta vesuviana, molto a nord rispetto a Napoli. Una fascia di città e cittadine, da San Giuseppe a Somma Vesuviana sino alla ricca San Sebastiano, dove la violenza sta riemergendo in maniera subdola. Una bambina di 10 anni si è salvata per miracolo in un centralissimo bar della città. La piccola è stata centrata alla testa da uno dei proiettili, una pioggia, esplosi da una mitraglietta e una pistola da due ragazzi a bordo di uno scooter.

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La comunità di Sant'Anastasia sotto choc

E pensare che lei e la sua famiglia erano andati in quel bar solo per prendere un gelato.

Ma a Sant' Anastasia, da qualche tempo, si rischia la vita anche così. Oggi c'è una comunità sotto choc. Anzi due, perché la famiglia vittima di quella che sembra essere una «stesa» successiva a un litigio tra giovani, è residente nella vicina Pollena Trocchia, i cui cittadini sono altrettanto indignati e spaventati per quanto accaduto nella centralissima piazza Cattaneo di Sant' Anastasia. Una piazza da sempre ritrovo di giovani e ragazzini, ma divenuta anche centro di scorribande e litigi, il più delle volte per motivi banali. «Litigano per niente - raccontano le persone più anziane -, per motivi stupidi si azzuffano, urlano, usano le armi, mostrano le pistole per farsi paura, e questa volta per poco non c'è scappato il morto. Dove sono i genitori, dove sono i controlli?».

 

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Sant'Anastasia, un litigio ha originato la sparatoria

Zuffe tra ragazzini, tra adolescenti, che spesso terrorizzano i più piccoli. E sarebbe stato proprio un litigio tra giovani a far scattare la follia. Poco prima della sparatoria alcuni ragazzi avevano litigato in piazza, ed erano stati cacciati dal bar antistante la pasticceria dove è poi avvenuta la sparatoria. I residenti della zona sono stati i primi a soccorrere la famiglia. Sono scesi ad aiutare e la rabbia ha preso il sopravvento. Come spiega Fabio: «Ho visto tanta indignazione - racconta -, non c'era solo paura, ma voglia di isolare questi scellerati, di parlare, di non accettare passivamente. Gli anni della paura pura, quelli delle sparatorie tra i clan per il predominio del territorio, sono lontani. Ora abbiamo bisogno di reagire, e sono contento che i miei concittadini si ribellino». Rabbia anche a Pollena Trocchia, i cui residenti si chiedono come sia possibile «uscire per un gelato e ritrovarsi in ospedale con un colpo conficcato in testa». «È assurdo - hanno commentato alcune mamme all'uscita della scuola frequentata dal fratellino della piccola ferita - poteva capitare a chiunque di noi. Poteva essere un nostro figlio, non possiamo aver paura di uscire a prendere un gelato o una pizza. Ci auguriamo che mamma e figlia escano al più presto dagli ospedali e tornino tra noi. Sarà una gran festa per Pollena Trocchia poterle riabbracciare».

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