San Gennaro, si ripete il miracolo del 16 dicembre: nel 1631 "fermò" il Vesuvio

San Gennaro, si ripete il miracolo del 16 dicembre: nel 1631 "fermò" il Vesuvio
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Domenica 16 Dicembre 2018, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 12:58
Si è ripetuto questa mattina alle ore 10.11 il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. Il prodigio è avvenuto nella Cappella del Tesoro di San Gennaro, all'interno del Duomo, gremita fin dalle 9 dai fedeli e alla presenza di tutti i membri della Deputazione e dell'abate della Cappella, monsignor Vincenzo De Gregorio. L'evento è stato annunciato dallo sventolio del fazzoletto bianco del deputato Riccardo Imperiali di Francavilla, nominato recentemente presidente della Fondazione di Comunità del Centro Storico, ed è stato salutato da un lungo applauso dalla folla di fedeli, accompagnato dall'intonazione costante dell'antico canto delle «parenti» di San Gennaro che hanno invocato da questa mattina lo scioglimento del grumo di sangue solido per la cerimonia dedicata al patrocinio della città di Napoli.

È forse la meno nota tra le date in cui si ripete il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro, ma quella del 16 dicembre ha una storia di "salvezza" per Napoli. Si tramanda, infatti, a che in quella data, nel 1631, una eruzione del Vesuvio, particolarmente spaventosa e che aveva già colpito duramente Portici, Resina ad Ercolano e Torre Annunziata, in provincia di Napoli, stava seriamente minacciando di distruggere il capoluogo. 

 
 

La lava era ormai alle porte di Napoli, pronta a demolire i primi edifici, quando i napoletani invocarono l'aiuto di San Gennaro, patrono della città, portando in processione le ampolle del sangue con il busto del santo fino al ponte dei Granili, oggi ponte della Maddalena. Le ampolle furono rivolte al cielo, in direzione del vulcano e, come per un prodigio inspiegabile, il sangue si sciolse e la lava si fermò. Napoli fu così risparmiata da una tragedia immane. Al termine dell'eruzione si contarono, in un bilancio complessivo dei danni nei vari territori colpiti, almeno quattromila morti, con centinaia e centinaia di abitazioni completamente distrutte, migliaia di senza tetto. Il magma provocò la morte anche di migliaia di capi di bestiame, essendo in quel periodo l'allevamento una delle fonti di sostentamento principale. Il ripetersi del miracolo è dunque letto come un buon auspicio per la città di Napoli e per la Campania. Quella di oggi è la terza ricorrenza dell'anno in cui si ripete il prodigio. Le altre due sono il 19 settembre, giorno di San Gennaro, patrono di Napoli, e il sabato che precede la prima domenica di maggio. Oggi, il sangue era già sciolto quando l'abate prelato della Cappella di San Gennaro, monsignor Vincenzo De Gregorio, ha aperto la cassaforte che custodisce l'ampolla con le reliquie del santo. A sventolare il fazzoletto, che indica l'avvenuto miracolo, è stato quest'anno il marchese Riccardo Imperiali di Francavilla della Deputazione della Cappella del Tesoro. Fu lui il protagonista legale della battaglia vinta in difesa della laicità e dell'indipendenza dell'ente. Nel 2016, infatti, l'allora ministro dell'Interno, Angelino Alfano, emanò un decreto con il quale la cappella di San Gennaro e il suo tesoro venivano considerati alla stregua delle Fabbricerie, beni gestiti dalla Chiesa. Al termine di una battaglia legale durata mesi e di manifestazioni cittadine, il decreto fu modificato e a gestire la cappella è rimasta la Deputazione, organismo per tradizione laico​
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